Giustizia

Carceri: Ucpi chiede incontro a Dap su emergenza suicidi

Dall'inizio dell'anno 47 carcerati si sono tolti la vita

Un incontro urgente con in vertici dell'amministrazione penitenziaria sui suicidi in carcere per conoscere "le modalità con cui viene affrontata questa emergenza, che sta rendendo ancor di più la detenzione in Italia contraria alle più elementari regole della vita in un Paese civile.". A chiederlo al capo del Dap Carlo Renoldi e al suo vice Carmelo Cantone è l'Unione delle camere penali, sulla spinta delle "drammatiche notizie giunte in questi giorni dagli istituti penitenziari, relative al numero di suicidi e allo stato di enorme sofferenza dei detenuti aggravato dall'incessante caldo". "Nel silenzio di tutti i partiti politici, in queste ore e fino al 25 settembre prossimo impegnati in una campagna elettorale che già si delinea priva di valori e di qualità, ma solo quantitativa, sul numero dei voti che improbabili coalizioni ritengono di accaparrarsi, non possiamo girarci dall'altra parte ed ignorare il trattamento che i detenuti stanno subendo in questi giorni", scrivono il presidente dell'Ucpi Giandomenico Caiazza e i responsabili dell'Osservatorio Carcere , Gianpaolo Catanzariti e Riccardo Polidoro. "La recente intervista del Garante Nazionale rilasciata all'Avvenire, fa riferimento ad una circolare emessa dal Dipartimento ed inviata alle Direzioni degli istituti, in cui s'invitano i Direttori a perseguire un approccio multidisciplinare per affrontare l'emergenza. In cosa consista questo 'approccio multidisciplinare', non è stato chiarito dal Professore Palma, né riusciamo a comprendere come il termine possa trovare applicazione in carcere", sottolinea tra l'altro l'Ucpi.

Spp, oltre 60% suicidi è di tossicodipendenti
Oltre il 60% dei suicidi in carcere ha come vittime tossicodipendenti o detenuti con problemi psichici. Lo sottolinea il segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo, che parla di "strage di Stato" con riferimento a questo fenomeno e prende spunto dall'ultimo detenuto che si è tolto la vita, un giovane tossicodipendente nel carcere di Frosinone, il 47esimo dall'inizio dell'anno . "All'emozione per questa ennesima morte, come per quella della sua coetanea tossicodipendente che si è tolta la vita a Verona, è necessario però far seguire la lucida analisi della situazione" afferma il sindacalista che innanzitutto accende un faro sui numeri: in carcere i tossicodipendenti sono "circa 18mila(poco meno del 30% del totale); il 13% del totale della popolazione detenuta ha una diagnosi psichiatrica grave, in numeri assoluti significo oltre 7 mila persone.Con queste persone particolarmente fragili nel 2021 che nel 2022, la media di assistenza psichiatrica e psicologica si attesta intorno alle 10 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psichiatri e intorno alle 20 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psicologi". "Il carcere non può diventare il 'ghetto sociale' nel quale liberarsi di persone con specifiche problematiche sino a lasciarle morire" sostiene Spp .
Se la pandemia ha accentuato in generale "situazioni di disagio mentale, apprensione ed ansia, ha avuto e continua ad avere ripercussioni ancora più gravi nelle carceri dove il personale di sostegno psicologico come quello sanitario in generale ha numeri ridotti e non riesce a far fronte all'assistenza ancor più necessaria negli ultimi due anni di Covid". "Da tempo" il sindacato ha proposto l'istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, così come corsi di formazione ed aggiornamento e il potenziamento degli organici del personale della polizia penitenziaria perchè sia "maggiormente preparato ad affrontare casi di autolesionismo e suicidio."Uno Stato che non riesce a garantire la sicurezza del personale e dei detenuti testimonia di aver rinunciato al suoi dovere civico fondamentale: le persone in custodia non devono essere abbandonate a sé stesse", conclude Di Giacomo

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©