Giustizia

Cartabia alla Giustizia, la prospettiva delle riforme accende l'Avvocatura

Con il consenso unanime dei legali per l'alto profilo tecnico del neo Ministro arriva anche il lungo "cahier de doléances" per le condizioni in cui versa la Giustizia in Italia

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di Francesco Machina Grifeo

È forte il consenso dell'Avvocatura nelle sua diverse articolazioni, istituzionali e associative, per la nomina a Guardasigilli della professoressa Marta Cartabia, presidente emerito della Corte costituzionale. Molte le attese per la soluzione di problemi che si trascinano da anni, come la riforma del processo civile e penale, ma anche per un cambio di rotta, a tifare in questo senso sono soprattutto i penalisti, rispetto a recenti scelte politiche definite "giustizialiste", una per tutte l'abolizione della prescrizione.

Dunque, tra i primi a inviare un messaggio alla neo Ministra è stato il Consiglio nazionale forense che le ha rivolto " gli auguri più cordiali di buon lavoro, con la certezza che saprà dare, con autorevolezza e competenza, un contributo essenziale per l'affermazione dei principi enunciati dalla nostra Carta costituzionale". "Il suo costante richiamo ai valori fondanti dello Stato di diritto – ha proseguito la nota a firma della Presidente Maria Masi -, alla leale collaborazione tra istituzioni quale proiezione della solidarietà tra i cittadini, la sua attenzione ai diritti dei più deboli in particolare, rappresentano la migliore premessa per il gravoso compito a cui è chiamata e rassicurano sulla futura, leale e costante interlocuzione con l'avvocatura".

Anche l'Organismo Congressuale Forense, con una mail indirizzata a Via Arenula, ha "ringraziato" la Ministra "per aver accettato tale oneroso compito" e ha richiamato la "grave contingenza sociale ed economica, oltre che sanitaria" in cui versa il Paese e la "Giustizia" che "sta soffrendo una profonda crisi di sistema". In questo, senso prosegue l'Ocf, "la mole gigantesca dell'arretrato civile e penale richiede che si intervenga con misure strutturali urgenti, al di fuori della logica degli interventi tampone e nell'ambito di una riforma organica della Giurisdizione, affinché in Italia sia recuperata la civiltà della tutela dei diritti, soprattutto rispetto alle esigenze delle fasce più deboli della società". "Egualmente, urgenti interventi strutturaliappaiono necessari per rendere adeguati gli edifici e le strutture giudiziarie, per lo più obsoleti, di dubbia agibilità e difficile accessibilità, e in gran parte non sostenuti da adeguate infrastrutture tecnologiche".

Il presidente dell'Associazione nazionale forense, Pansini, nel fare le "congratulazioni" alla professoressa Cartabia ne ha ricordato "l'eccelsa preparazione giuridica ed esperienza" che la guideranno "nel difficile compito che l'attende". Per l'Anf uno dei primi banchi di prova sarà l'arretrato civile e il "sempre crescente numero delle cause a rischio legge Pinto, che continua ad aumentare indipendentemente dalla situazione emergenziale, nonché dalla telematizzazione di tutti i processi e di tutti gli uffici giudiziari". "Un Paese - ha proseguito Pansini - che voglia imboccare la strada della transizione ecologica, deve essere accompagnato in questo percorso da una transizione della giustizia, con le aule dei tribunali che rimangono un luogo in cui persone, cittadini e imprese abbiano ampio accesso per far valere i propri diritti".
Grandi poi le attese dei penalisti che hanno indirizzato una accorata lettera alla Ministra.

"La politica è fatta di scelte, nei contenuti, nelle forme e perfino nei simboli – scrive Giandomenico Caiazza presidente dell'Unione delle Camere penali -; appare dunque a noi ben chiaro che l'aver destinato al Governo della giustizia italiana, dopo tre anni di rivendicato ed incalzante presidio populista e giustizialista, la Presidente emerita della Corte Costituzionale, nonché la giurista cresciuta nel culto delle garanzie e dei diritti della persona, offra il segno inequivoco di una svolta".

E' "una ferita aperta nella nostra civiltà giuridica", prosegue Caiazza, quella di "aver scelto, per mere finalità propagandistiche ed ideologiche, di abolire, con un improvvisato e malfermo tratto di penna, un istituto di antica civiltà giuridica quale la prescrizione dei reati, prima ed invece che risolvere le cause della durata irragionevole dei processi che la rendono indispensabile". "I penalisti italiani sono pronti al confronto, ed alla individuazione di soluzioni concrete, praticabili e condivise".

E poi il tema delle carceri: "Conosciamo bene la Sua peculiare attenzione e la Sua articolata riflessione in tema di pena e di carcere, saldamente e lucidamente ispirate ai principi declinati dall'art. 27 della Costituzione. Confidiamo vivamente che, con Lei ministro, possa tornare a vedere la luce il grande lavoro degli Stati Generali dell'Ordinamento penitenziario, irresponsabilmente sacrificati sull'altare di parole d'ordine ideologiche e calcoli elettorali di piccolo cabotaggio".

"Piena soddisfazione" per la nomina è stata espressa anche dall'Aiga, l'Associazione dei giovani avvocati, che ha formulato al Ministro "i migliori auguri di un proficuo lavoro".

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