Giustizia

Cnf, Ocf e Aiga: bene riforma Nordio, rafforza le garanzie dell'indagato

Giudizio positivo da parte dell'Avvocatura che però rimarca come la strada da percorrere sia ancora lunga

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È positivo il giudizio del Consiglio nazionale forense e dell'Organismo congressuale forense e dell'Associazone giovani avvocati sul disegno di legge di riforma della giustizia varato nella giornata di ieri dal Consiglio dei ministri che prevede modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e all'Ordinamento giudiziario.
"Il pacchetto di norme - afferma il Cnf - rappresenta un importante passo avanti sul terreno delle garanzie, ma di strada da fare ce n'è ancora. Soprattutto occorre rimuovere i limiti alla possibilità di accedere alle impugnazioni determinati dalla necessità di rilascio di ulteriore procura e dichiarazione di elezione di domicilio dopo il provvedimento contro il quale si intende proporre ricorso".

Il Presidente dell'Aiga, Francesco Paolo Perchinunno, in una nota sottolinea come la "strada verso la stagione delle riforme" sembri "segnata, anche se molto vi è ancora da fare. L'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, norma rivelatasi inefficace – spiega il leader di AIGA - non impedirà il perseguimento delle condotte illecite commesse dai rappresentanti delle PA, ma eviterà la celebrazione di procedimenti che nella stragrande maggioranza dei casi trovano sentenza di archiviazione o di assoluzione. Nel solo 2021, 4465 su 5418 procedimenti aperti si sono conclusi in udienza preliminare, o con giudizio abbreviato con esito assolutorio".

Per il responsabile del Dipartimento del processo penale di AIGA Mario Aiezza "di rilevante importanza è anche il rafforzamento delle garanzie nella disciplina delle intercettazioni". Infine per i giovani avvocati è "giusta la scelta di impedire al PM di appellare le sentenze di assoluzione, anche se per i soli reati a citazione diretta".

"Le novità normative – si legge in una nota dell'Ocf - intervengono a rimedio di patologie croniche della Giustizia penale e mirano alla tutela dei Diritti fondamentali dell'individuo. Infatti, non si può ulteriormente tollerare la prassi dell'abuso della custodia cautelare in carcere, anomalia italiana non risolta a seguito della novella del 2015". L'OCF condivide "la necessità di attribuire ad un collegio di giudici la decisione sulla restrizione in carcere della persona ancora da giudicare, con l'ulteriore garanzia di un preventivo contraddittorio con la difesa, modifica che certamente produrrà favorevoli effetti". E ritiene "necessarie le modifiche in tema di intercettazioni e avviso di garanzia che tendono a contrastare la condanna mediatica dell'indagato prima ancora della instaurazione del processo o, addirittura, la gogna mediatica del terzo per fatti privi di rilevanza penale". Infine per l'Organismo forense tutte le novità "volte a dare precisione alle fattispecie, anche in tema di modifiche dei reati contro la Pubblica Amministrazione, rispondono ad un modello liberale di Giustizia penale e rappresentano quindi un segnale ulteriore di civiltà giuridica".

Per la penalista Giovanna Ollà, consigliera segretaria del Consiglio nazionale forense: "bene la radicale e coraggiosa abrogazione del reato di abuso di ufficio, più volte oggetto di interventi riformatori, e che, a fronte di numerosissime iscrizioni di notizie di reato e un numero considerevolmente inferiore di pronunce di condanna, ha messo in luce la sostanziale inutilità della norma, il cui effetto "deterrente" è stato in buona sostanza la burocratizzazione della attività della pubblica amministrazione, e il timore dei funzionari davanti alla firma di atti di natura provvedimentale".

"Un tema che il ddl affronta correttamente – prosegue la segretaria del Cnf - è quello della tutela del terzo estraneo alla attività investigativa nel caso di intercettazioni, attraverso la preclusione di indicazione dei dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo che non sia indispensabile a fini investigativi. L'auspicio è che ovviamente detta clausola di riserva non si traduca, nella applicazione pratica, nella elusione sistematica della norma di tutela". Per la segretaria del Cnf è "positivo anche il potenziamento del contenuto della informazione di garanzia attraverso una breve descrizione sommaria del fatto oggetto della indagine".

"Quanto alla inappellabilità da parte del pubblico ministero delle sentenze di assoluzione – afferma Ollà - il principio, già noto all'ordinamento penale con la legge Pecorella del 2006, il giudizio è certamente positivo tranne che per la limitazione ai soli reati a citazione diretta. Sarebbe stato opportuno estendere la garanzia a tutti i reati e non creare un doppio binario. Una assoluta novità è, a determinate condizioni, l'interlocuzione diretta del giudice con l'indagato prima della emissione di una misura cautelare, un contraddittorio anticipato che può anche prevenire la stessa misura, grazie agli elementi difensivi che l'indagato può esporre già in detta sede".

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