Trend in crescita per la mediazione, si allunga la durata dei procedimenti civili
Il convegno dell’Ocf “L’altra Giustizia” sottolinea il ruolo cruciale delle procedure Adr. Il Viceministro Sisto: “178mila nuove iscrizioni nel 2023, ma la strada è ancora lunga. Pronti 500 giudici per smaltire il contenzioso”
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Giustizia, nel 2024 la durata media dei procedimenti civili in primo grado ha toccato quota 488 giorni, in aumento rispetto ai 486 del 2023, mentre il cosiddetto “disposition time” complessivo è salito a 343 giorni, segnando un incremento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Un trend che allontana l’Italia dagli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che impone una riduzione del 40% dei tempi entro la metà del 2026. Ed a complicare il quadro è intervenuta anche la crisi degli uffici del Giudice di Pace, che ha costretto il Ministero a ipotizzare un rinvio al 30 giugno 2026 dell’entrata in vigore delle nuove competenze, inizialmente previste per ottobre 2025, a causa di gravi carenze di personale sia tra i magistrati onorari che tra gli operatori amministrativi.
Il quadro piuttosto allarmante è stato presentato ieri nel corso del convegno, presso la Camera dei Deputati, dal titolo “L’altra Giustizia”, promosso dall’Organismo Congressuale Forense (OCF), con l’obiettivo di aprire un confronto sul ruolo strategico dei metodi ADR.
E qui i dati del Ministero della Giustizia confermano un andamento in costante crescita. Dal 2011 al 2023 i procedimenti iscritti alle procedure di mediazione sono passati da 60.810 a 178.182. Le controversie di valore compreso tra 1.000 e 5.000 euro sono quelle che si concludono più frequentemente con un accordo, con un tasso di successo del 57%, seguite dalla fascia intermedia tra 5.000 e 25.000 euro (54%). I risultati migliori si registrano nei settori dei diritti reali, contratti di subfornitura, franchising, divisioni ereditarie e affitto di azienda, tutti con percentuali di successo superiori al 40%.
Il viceministro Sisto ha annunciato l’adozione di misure straordinarie da parte del Ministero per fronteggiare la situazione: “La giustizia italiana ha ancora bisogno di una cura strutturale. Oggi abbiamo un giudice ogni 11mila cittadini, mentre in Germania il rapporto è di uno ogni 5mila. I nostri magistrati producono oltre 400 sentenze all’anno: sono vere e proprie one man band, chiamati a far fronte a un carico di lavoro impressionante. Il PNRR ci impone scadenze stringenti e obiettivi sfidanti, come la riduzione dell’arretrato nella giustizia civile. Anche per questo abbiamo deciso di intervenire con determinazione, predisponendo 500 giudici per smaltire il contenzioso pendente”.
Sisto ha poi rivolto un forte appello anche alla cultura della mediazione, evidenziando che, nonostante alcuni segnali incoraggianti, c’è ancora molta strada da fare: “Nel 2023 abbiamo registrato 178mila nuove iscrizioni alle mediazioni. È un dato in crescita, ma la strada è ancora lunga. L’avvocato deve essere il primo promotore della mediazione, deve convogliare il contenzioso verso il dialogo, senza pensare che evitare una causa significhi perdere prestigio. Al contrario, è un atto di responsabilità. I mediatori, dal canto loro, devono essere professionisti convinti e preparati, capaci di diventare il vero motore di questa nuova giurisdizione.”
Una visione condivisa anche dal segretario dell’OCF, Accursio Gallo, che ha ribadito il ruolo centrale dell’avvocatura nel percorso di affermazione della giustizia complementare. “La mediazione rappresenta per l’avvocatura italiana un’opportunità. Non è un passo indietro rispetto alla tutela giurisdizionale, bensì un’evoluzione del ruolo dell’avvocato: da semplice patrocinatore a protagonista attivo nella costruzione di soluzioni sostenibili, rapide ed efficaci. È proprio in questa prospettiva che riteniamo fondamentale il coinvolgimento diretto degli avvocati nei percorsi di formazione, promozione e attuazione delle ADR”.
Per Alessandra Dalla Bona, componente dell’Ufficio di coordinamento dell’OCF: “Oggi più che mai, la giustizia italiana ha bisogno di strumenti concreti per rispondere alle esigenze dei cittadini. La mediazione e le altre forme di risoluzione alternativa non sono soluzioni marginali, ma leve strategiche per rendere il sistema più efficiente, accessibile e giusto. È tempo di riconoscere e valorizzare davvero questa ‘altra giustizia’.”
Geografia giudiziaria: per un restyling è necessario un ancoraggio ai dati
di Marco Fabri - Dirigente di ricerca presso il Consiglio nazionale delle ricerche