Come il processo di digitalizzazione dello Stato sta riconfigurando il principio di separazione dei poteri
Una delle sfide del costituzionalismo moderno è quella di catturare le implicazioni dell’avanzamento della digitalizzazione nella macchina dello stato, con l’obiettivo di evitare un LevIAtano digitale
L’impatto della digitalizzazione si sta manifestando non solo nel settore privato, tramite la trasformazione di processi organizzativi e manageriali, ma anche nel settore pubblico. L’avanzamento di strumenti digitali, e da ultimo, l’intelligenza artificiale, sta riconfigurando lo stato. Esempi ne sono l’utilizzo di algoritmi per l’assegnazione di ruoli a seguito di concorsi pubblici – una prassi che è stata sottoposta a scrutinio del Consiglio di Stato nel 2019 – o l’utilizzo di carte di identità digitali per l’accesso a servizi pubblici (il cosiddetto SPID).
L’avanzamento dello stato digitale non sta modificando soltanto l’esercizio di poteri pubblici, sempre più sottoposti all’influenza di algoritmi e dati, ma anche i principi strutturali che assicurano il funzionamento dello stato. Un esempio a tal proposito riguarda uno dei principi cardine del costituzionalismo moderno, ovvero la separazione dei poteri. Di origine antichissime (alcuni autori attribuiscono a filosofi dell’antica Grecia, quali Aristotele e Platone, la creazione di tale ideale), tale principio assicura che il potere pubblico non venga concentrato nelle mani di un’unica entità. In particolare, il principio di separazione dei poteri richiede la presenza di tre branche di governo (legislativa, giudiziaria ed esecutiva) con l’obiettivo di prevenire abusi di potere che potrebbero, ad esempio, ripetere le atrocità e le guerre che hanno prevalso nel corso dello scorso secolo. Tale accumulo di potere rischia di portare ad abusi e violazioni che non sono compatibili con le costituzioni nate nella seconda metà del XX secolo così come i diritti fondamentali ivi protetti.
A titolo illustrativo, qualora una corte non possa liberamente decidere alla luce delle leggi applicabili se un individuo abbia diritto o meno a specifiche garanzie giuridiche da parte dello stato a causa di pressioni da membri del governo o della legislatura, i rilevanti diritti individuali non verrebbero effettivamente protetti e i poteri esecutivi e legislativi non sarebbero sottoposti a scrutinio dalla branca giudiziaria dello stato, con potenziali rischi di abusi di potere.
Come, dunque, il processo di digitalizzazione dello stato sta riconfigurando il principio di separazione dei poteri?
L’intersezione della digitalizzazione e del principio di separazione dei poteri dimostra che tale principio viene trasformato su almeno su due livelli. Il primo è quello della regolamentazione; il secondo è quello delle infrastrutture.
Da un punto di vista della regolamentazione, i poteri dello stato hanno interagito con la digitalizzazione come regolatori che hanno più o meno contribuito a governare tale fenomeno. Ad esempio, corti che hanno applicato principi giuridici e norme pre-esistenti a questioni che scaturiscono dal mondo digitale hanno usato il diritto come strumento di gestione dei rischi digitali e compensato l’assenza di regolamentazione su temi digitali. In maniera opposta, legislatori che hanno evitato di regolamentare la digitalizzazione hanno invece favorito l’avanzamento del potere digitale ed omesso di esercitare l’autorità dello stato nella gestione dei rischi della digitalizzazione a favore dell’interesse pubblico. In tal modo, la digitalizzazione ha in quanto tale contribuito a espandere o ridurre i poteri regolamentari dello stato.
La separazione dei poteri è stata trasformata anche da infrastrutture digitali. La presenza di processi che dipendono da strutture digitali ha creato nuove forme di dipendenze amministrative e legali da parte dei poteri dello stato precisamente nei confronti di tecnologie digitali. Si pensi, ad esempio, alla presenza di computers e databases nelle amministrazioni dello stato, o a come servizi pubblici vengano ormai erogati tramite procedure online, di cui lo SPID è un esempio calzante. Tali infrastrutture digitali introducono nuove forme di dipendenza, rendendo lo stato e i singoli poteri statali dipendenti dalla tecnologia: qualora la tecnologia venisse meno, anche i poteri dello stato avrebbero difficoltà a funzionare. Allo stesso tempo, la digitalizzazione ha anche rafforzato o diminuito (in casi di processi tecnologici inefficienti) l’abilità dei poteri dello stato di svolgere i propri compiti. La dipendenza dello stato dalle tecnologie digitali inficia dunque la separazione dei poteri in quanto può rendere delle branche dello stato più o meno efficienti di altre, e dunque rafforzare alcuni poteri a discapito di altri.
Una delle sfide del costituzionalismo moderno è quella di catturare le implicazioni dell’avanzamento della digitalizzazione nella macchina dello stato, con l’obiettivo di evitare un LevIAtano digitale.
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Giulia Gentile, Pollicino & Partners Advisory, Università dell’Essex