Giustizia

Consulta: Amoroso, futuro incerto ma stato di diritto saldo ancoraggio

Nel corso della Relazione annuale il Presidente ha detto tra l’altro che il controllo di costituzionalità sulle leggi “rappresenta ormai una connotazione essenziale dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa”

di Francesco Machina Grifeo

Viviamo “oggi in tempi difficili” con “nuove preoccupazioni che affollano i nostri pensieri, anche a causa di una guerra in terra d’Europa”. “Il futuro è divenuto incerto e nello scenario globale vari parametri sembrano in rapido e imprevedibile mutamento. Ma lo stato di diritto costituisce ancora saldo ancoraggio del vivere insieme come consorzio civile con comunanza di valori e principi fondamentali, i quali danno corpo al patto fondativo della società. Ne è componente essenziale il controllo di costituzionalità”. Lo ha detto il Presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, nel corso della Riunione straordinaria della Consulta leggendo la Relazione annuale sull’attività e sugli indirizzi giurisprudenziali della Corte nel 2024, alla del Capo dello Stato e delle più alte cariche. Aggiungendo che il controllo di costituzionalità sulle leggi “rappresenta ormai una connotazione essenziale dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa”. “Rimane certo il limite, oltre il quale vi è la discrezionalità delle scelte politiche, ma, nella consapevolezza e nel rispetto di questo limite, la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più ampio contesto di leale collaborazione istituzionale”.

“Il riconoscimento di nuovi diritti – ha proseguito Amoroso - spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica. Consapevole di ciò, la Corte ha fatto ricorso ai criteri di ragionevolezza e di proporzionalità sempre con motivate argomentazioni, con l’effetto comunque di ritagliare, ormai da tempo, un’area più estesa di sindacato sull’esercizio del potere legislativo”. “Strettamente legato al tema delle fonti del diritto e dei limiti generali del potere legislativo – ha spiegato - è quello che fa riferimento all’ordinamento sovranazionale multilivello e in particolare al diritto dell’Unione europea e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

“Le pronunce della Corte nel 2024 sono state 212. Di queste 138 sono state rese in giudizi incidentali; è un numero ben maggiore - ha commentato - di quello registrato nello stesso anno nei giudizi incidentali di altre Corti europee, come, in Francia, al Conseil constitutionnel e, in Germania, al Bundesverfassungsgericht. Ben 94 pronunce recano dispositivi di illegittimità costituzionale. Sono soprattutto tali ultime sentenze che hanno modificato l’ordinamento giuridico sia cancellando disposizioni quando sono consistite in pronunce meramente caducatorie, sia correggendone altre e inserendone talora di nuove quando la Corte ha fatto ricorso a pronunce additive o sostitutive”.

Durante la conferenza stampa è stato richiamato il recente intervento del sottosegretario Mantovano, in sostituzione della Presidente Meloni, all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense, in cui ha paralto di “cronico sviamento della funzione giudiziaria” che “deraglia dai propri confini” e del rischio di una magistratura che si percepisca come “parte di un establishment” attribuendosi la “pericolosa” funzione di bloccare l’azione di governo. Sollecitato più volte sul tema il Presidente Amoroso si è tenuto lontano dalle polemiche. “Non è una novità - ha dettto - la preoccupazione di debordamento e la critica che viene rivolta all’ordinamento giudiziario dei suoi confini. Ricordo il caso Englaro, quando la pronuncia della Cassazione fu oggetto di un conflitto tra poteri. Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l’ultima frontiera. Aldlilà di questa frontiera speriamo di non arrivarci mai, tutto è contenuto nelle regole”.

E se l’indipendenza della magistratura “è un pilastro dello Stato di diritto che va preservato”, la critica delle motivazioni alla base delle sentenze è sempre possibile. “Non è invece accettabile - ha aggiunto - che ci possano essere attacchi personali perché qui si va su un terreno diverso, di delegittimazione della magistratura ed è poi un terreno scivoloso che bisogna evitare a tutti i costi”. “Il governo dei giudici - ha detto - certamente non è auspicabile ma sarebbe preoccupante anche il governo senza giudici. Il nostro sistema che è equilibrato contiene gli antidoti per arginare potenziali tracimazioni tra i poteri, siamo molto affezionati a questo principio ed è al fondo del patto sociale e della costituzione”.

Migranti, questione complessa - Nello scontro politico-giudiziario nato sui migranti “provenienti da Paesi cosiddetti sicuri” i diversi protagonisti hanno adottato strade differenti, ma se “in ipotesi questo conflitto fra ordine giudiziario e potere esecutivo non fosse risolvibile con politiche e strumenti ordinari alla fine c’è il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato”.

“Abbiamo visto i giudici - ha spiegato - che hanno preso strade diverse. C’è chi ha ritenuto ci fosse un violazione delle norme europee e non ha applicato la norma interna in ragione del principio della preminenza delle norma dell’Unione europea, c’è chi invece ha dubitato che ciò emergesse chiaramente dalla interpretazione della normativa europea e quindi ha interrogato la Corte di giustizia, un altro canale; un altro giudice ha interrogato la Cassazione, ha sollevato la questione interpretativa pregiudiziale e qui abbiamo avuto la pronuncia della Cassazione. Su un aspetto diverso che riguardava il rispetto del principio del contraddittorio un altro giudice, in questo caso la Cassazione, ha investito la Corte costituzionale. Vede quanti protagonisti di questa vicenda: il giudice che fa da sé, il giudice che interroga la Corte di giustizia, il giudice che interroga la Cassazione, il giudice che solleva la questione di costituzionalità”.

“Questo - ha osservato ancora il presidente Amoroso - è conseguenza dalla complessità del sistema: soprattutto quando è multilivello, cioè ordinamento nazionale ma anche ordinamento sovranazionale, quello europeo. Governare la complessità non è facile ma gli strumenti ci sono: gli strumenti di garanzia, quelli ordinari e quelli straordinari tra virgolette, il coinvolgimento della Corte”, ha concluso con il riferimento allo strumento del conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato.

Pena, deve tendere alla riabilitazione -“L’esecuzione della pena deve tendere alla riabilitazione del condannato con modalità che non rappresentino aggravamenti ingiustificati della stessa”, ha detto Amoroso. E richiamando il principio di proporzionalità, ha aggiunto che “la pena deve essere proporzionata alla fattispecie penale anche affinché non sia compromessa la sua finalità rieducativa”.

Carcere, suicidi e affettività – “Quella dei suicidi in carcere è una tragedia”. E sulla questione dell’affettività in carcere sdoganata da una sentenza della Consulta ma non attuata per difficoltà logistiche, ribadite nei giorni scorsi al question time dal Ministro Nordio, ha commentato: “La Corte era ben consapevole che sull’affettività dei detenuti ci sarebbero stati problemi organizzativi. È un cammino da intraprendere per rendere effettiva questa tutela. Adesso però l’impedimento è stato rimosso, la Corte il suo compito lo ha svolto”. “Ora c’è il problema organizzativo da affrontare, immagino che ci sia una gradualità”.

Quorum decisionale Consulta - Interrogato sulle difficoltà della politica a reintegrare il plenum col rischio di una paralisi decisionale, Amoroso ha proposto una strada. “Siamo stati in 14 e in 11; c’è un quorum deliberativo perché la Corte possa funzionare. Quando si arriva a doverne eleggere quattro il rischio è il blocco della Corte quindi forse si potrebbe ripensare a quel quorum deliberativo minimo, ed interrogarsi se 11 giudici su 15 non sia già troppo elevato facendo correre alla Corte il rischio di bloccarsi”.

Governatori, divieto terzo mandato vale per tutti - “La Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l’assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti e quindi questo vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale, la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario”.

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