Giustizia

Consulta: Giovanni Amoroso è il nuovo presidente - “No arretramenti sui diritti”

È stato eletto questa mattina all’unanimità dai giudici della Corte riuniti in camera di Consiglio. Come primo atto, ha nominato Vicepresidenti i giudici Francesco Viganò e Luca Antonini

di Francesco Machina Grifeo

Giovanni Amoroso è il nuovo presidente della Corte costituzionale. È stato eletto questa mattina all’unanimità dai giudici della Corte riuniti in camera di Consiglio. Rimarrà in carica fino al 13 novembre 2026, quando scadrà il mandato di nove anni di giudice costituzionale. Come primo atto, ha nominato Vicepresidenti i giudici Francesco Viganò e Luca Antonini.

La Consulta aveva ritardato l’elezione in vista della elezione dei 4 giudici mancanti ma dopo l’ennesima fumata nera del Parlamento vi ha proceduto. Dopo la conclusione del mandato di Augusto Barbera, nel dicembre scorso, Amoroso era stato nominato Presidente facente funzioni.

Nato a Mercato Sanseverino, in provincia di Salerno, il 30 marzo 1949, è stato eletto giudice costituzionale dalla Cassazione nel 2017. È il secondo giudice più avanti con gli anni, lo supera Marco D’Alberti, nato nell’agosto 1948, ma è quello con maggiore “anzianità” nel ruolo. Rispettata dunque la prassi di eleggere il giudice più prossimo alla scadenza. Sposato, è padre di due figli ed ha quattro nipoti. Ha conseguito con lode il diploma di laurea in giurisprudenza nel 1971 presso l’Università La Sapienza di Roma, con una tesi sul tema “Corso dei cambi e bilancia dei pagamenti”.

“I colleghi nella loro benevolenza mi hanno eletto presidente, dandomi la loro fiducia. Il mio impegno sarà assoluto nello svolgimento di questo incarico, con disciplina e onore come richiede l’articolo 54 della Costituzione”. Ha detto il neo presidente aprendo la conferenza stampa. Amoroso ha poi detto che non ci sono “linee programmatiche” che il presidente possa esporre “perché la Corte è un organo profondamente collegiale”.

Il presidente ha poi richiamato l’“esigenza di fedeltà ai propri precedenti” da parte della Consulta e sollecitato sul possibile arretramento sui temi dei diritti civili, come Procreazione medicalmente assistita e “fine vita”, ha chiarito: “Passi indietro è un po’ difficile che si possano ipotizzare, bisogna però poi sempre confrontarsi con il contesto”, ed ha ricordato il difficile periodo della pandemia che ha portato a delle scelte particolari da parte delle Corte.

Amoroso ha poi ricordato che “un’altra stella polare della Corte è l’Europa; c’è proprio uno spazio costituzionale comune in un dialogo con la Corte di giustizia, sono ripetuti i rinvii pregiudiziali e le questione europee sono ricorrenti”.

Rispondendo poi alle domande sull’inammissibilità, decisa ieri, la sentenza è attesa nei prossimi giorni (comunque entro il 10 febbraio), del referendum sull’Autonomia differenziata ha detto “occorre che il legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep” che sono il “pilastro su cui si regge la legge 86” che “è stato investito dalla pronuncia di incostituzionalità”. “La possibilità di determinare i Lep – ha proseguito – non c’è se manca un intervento del legislatore. Anche per le materie non Lep vi è la necessità che ad intervenire sia il legislatore quando incidono su diritti civili e sociali”. “Poi – ha proseguito - vi sono materie sempre non lep che proprio non si prestano alla attribuzione di funzioni come commercio estero e professioni”.

Sulla firma digitale che facilita la raccolta delle sottoscrizioni per i referendum, Amoroso ha commentato: “È difficile arrestare il progresso. La facilità maggiore di accesso all’istituto non è un inconveniente ma una apertura maggiore. La proposta referendaria deve comunque rientrare nei canoni che la Corte ha arricchito al di là del suo contenuto testuale: da ultimo la chiarezza, l’oggetto e la finalità del quesito. Non la vedo come una preoccupazione eccessiva”. Sollecitato sulla possibilità di alzare il numero di 500mila firma, ha poi commentato: “L’asticella potrebbe in ipotesi essere più elevata”.

Sul versante carceri, il Presidente ha richiamato la “particolare attenzione” della Corte e le visite negli istituti carcerari. “La Corte il mestiere suo lo fa, sovraffollamento è un problema grosso, vengono in rilievo altri aspetti anche logistici, situazione alle quali la Corte non può porre rimedio e agisce con dei moniti”.

Infine sul Plenum ha auspicato che il collegio della Corte “possa essere reintegrato quanto prima già giovedì”, quando è prevista una nuova votazione in seduta comune del Parlamento. Ha però aggiunto: “La Corte non è menomata dal fatto che ha lavorato in 11, perché è previsto dalla legge 1986”.

Amoroso è stato nominato magistrato nel 1975 (secondo posto della graduatoria finale); ha svolto le funzioni di pretore penale a Bergamo (1976-1980) e di pretore del lavoro a Roma (1980-1984). È stato collocato fuori ruolo come assistente dei giudici costituzionali Renato Granata e Franco Bile divenuto entrambi presidenti.

Nominato consigliere di Cassazione nel 2000, vi ha svolto diverse funzioni: dal marzo 2006 è stato assegnato anche alle Sezioni Unite civili come consigliere e poi come Presidente di sezione. È stato direttore dell’Ufficio del Massimario. Nel febbraio del 2015 è stato nominato presidente di sezione e assegnato alla Sezione Lavoro. Nel giugno del 2015 è stato destinato alle Sezioni Unite civili come presidente di sezione non titolare, venendo altresì designato come coordinatore delle Sezioni Unite civili.

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