Comunitario e Internazionale

Fondi Ue, Corte conti: il numero delle frodi potrebbe essere sottostimato

In lieve aumento i dati relativi alle irregolarità. Grazie ai fondi del Pnrr l'Italia passa da contributore a percettore netto. Il quadro della programmazione 2014-2020 desta preoccupazione

di Francesco Machina Grifeo

In lieve aumento irregolarità e frodi nell'utilizzo dei fondi europei. "Nel primo semestre del 2021 hanno avuto un contenuto incremento il numero dei casi segnalati e l'entità dell'importo irregolare accertato sia per i Fondi strutturali sia per i Fondi della Politica agricola, passando complessivamente da 314 casi a 405 casi e da 47 milioni di euro a 57,4 milioni di euro", dato per lo più riferito alle spese de-certificate (non incidenti cioè sul bilancio UE, ma su quelli nazionale e/o regionali) e una prevalenza sulla politica agricola e sulla programmazione 2014-2020, rispetto a quella precedente, 2007-2013.

È quanto emerge dalla Relazione annuale 2022 sui rapporti finanziari Italia/UE e sull'utilizzo dei fondi europei, approvata con Delibera n. 1/2023 dalla Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti che però ammonisce: "i "numeri bassi non necessariamente indicano una realtà sottostante priva di problematicità: l'esiguità delle segnalazioni, infatti, dipende non solo dalla capacità delle Amministrazioni e delle Autorità giudiziarie e di Polizia giudiziaria di intercettare i fenomeni di irregolarità e frode, ma anche dalla capacità degli Organismi che intervengono lungo la linea del sistema di reporting di presidiare il dato e di circolarizzarlo adeguatamente nel sistema".

Con Pnrr Italia diventa percettore netto da Ue
Cambia invece la posizione dell'Italia rispetto ai fondi percepiti grazie al Pnrr. Ammontano infatti a 18,1 miliardi di euro i versamenti 2021 con cui l'Italia ha partecipato, a titolo di risorse proprie, al bilancio dell'Unione Europea. Mentre l'Ue ha destinato al nostro Paese risorse per 26,724 miliardi, di cui 10,198 legati al PNRR. Un aumento complessivo del 129,2% che dunque ha invertito la posizione italiana da quella di contributore a quella di percettore netto sul versante dei fondi Europei. Nella Relazione, tuttavia, la magistratura contabile ha specificato che la nuova posizione dell'Italia andrà valutata solo all'esito del programma di investimento legato ai Piani nazionali di ripresa e resilienza e, più in generale, alla realizzazione degli strumenti espansivi presenti nel Quadro finanziario pluriennale vigente fino al 2027.

Attuazione finanziaria programmazione 2014-2020 desta preoccupazione
All'interno di uno scenario - prosegue la Corte - che vede significative interconnessioni tra il PNRR e le politiche supportate dai Fondi strutturali, il quadro generale di attuazione finanziaria della programmazione 2014-2020 desta alcuni elementi di preoccupazione, legati principalmente alle maggiori risorse di provenienza europea cui ancora non corrisponde una dinamica positiva in termini di pagamenti. Questo, malgrado il lieve miglioramento registrato nella loro percentuale (55% al 31 ottobre 2022, contro il 48 del 2021).

L'assegnazione delle risorse aggiuntive relativa all'iniziativa REACT-UE, articolata in 8 Programmi Operativi Nazionali, ha incrementato la dotazione complessiva per la programmazione finanziaria da 50,5 a 64,39 miliardi di euro, in un quadro regolamentare che conferma il termine ultimo di ammissibilità della spesa al 31 dicembre 2023. Termine comunque impegnativo, osservano i magistrati contabili, nonostante sia stato realizzato il superamento, da parte di tutti i programmi, del target di spesa previsto dalla regola del disimpegno automatico, al 31 dicembre 2022. Per quanto attiene all'attuazione finanziaria del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) al 31 ottobre 2022, l'avanzamento della spesa ha raggiunto il 61,2 % della dotazione finanziaria complessiva.

Contro frodi sforzo potenziamento piattaforma conoscitiva
Tornando al tema delle frodi nella Relazione si sottolinea che "l'entità delle minacce che gravano sul bilancio europeo potrebbe essere sottostimata". Occorre dunque "uno sforzo sempre maggiore di potenziamento della piattaforma conoscitiva, che non deve essere visto soltanto come "inserimento di più elementi" o "monitoraggio più regolare" (in ogni caso, entrambi essenziali), ma anche come elaborazione di strategie applicative comuni e di approcci ermeneutici condivisi, che tengano a mente la necessità di una armonizzazione, o quantomeno di una comparabilità, in sede comunitaria".

In questo senso, prosegue la Relazione, "l'azione di contrasto alle irregolarità e frodi che interessano risorse provenienti dal bilancio dell'Unione europea pare arrivata ad un significativo crocevia. Alla fase di rafforzamento e rinnovamento degli strumenti e dei soggetti del quadro PIF deve, ora, seguire una riflessione che – lo si è detto più volte – miri da un lato a costruire quella che si è voluto definire un "paradigma" applicativo (ermeneutico e operativo, cioè) comune, e dall'altro a innervare di nuove metodologie l'azione dei soggetti chiamati a presidiare, su diversi segmenti, la correttezza della spesa, concetto destinato a fondersi – in virtù delle importanti modifiche normative sostanziali degli ultimi due anni, di cui si è dato ampiamente conto – con quello di "efficacia ed efficienza" della stessa".

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