Giustizia amministrativa, parte l’anno giudiziario nelle regioni: costi sotto la lente
A Palermo presente il Presidente Mattarella; a Bari il viceministro Sisto: Il calo dei numeri della giustizia amministrativa è molto preoccupante, è troppo cara?
“Quella di oggi è una giornata storica per la Sicilia, perché si celebra per la prima volta la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario dell’organo supremo della giustizia amministrativa di cui questa Regione, unica in Italia, è dotata”. Lo ha detto il presidente del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, Ermanno de Francisco, aprendo la sua Relazione per l’anno 2025, alla quale prende parte il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti.
Sui carichi di lavoro, il presidente de Francisco ha sottolineato “un dato statistico assai rilevante, ossia l’anomalo aumento del contenzioso che noi abbiamo registrato nel 2024 rispetto a quello del 2023 che era invece rimasto grossomodo in linea con quello degli anni precedenti. Si è passati, infatti, dai 1.250 ricorsi pervenuti nel 2023, dato che è coerente con le sopravvenienze dell’ultimo decennio, che vanno dalle 996 del 2018 alle 1.344 del 2021, ai 1.496 ricorsi del 2024, con un incremento del 20% nell’ultimo anno solare rispetto al penultimo”.
“Ritengo – ha poi aggiunto - che il giudice (e, volendo arare mio orticello, mi riferisco qui solo a quello amministrativo) non debba curare interessi pubblici, ciò competendo invece all’ammmnistrazione - né ovviamente interessi privati! - così come non debba perseguire finalità specifiche e neppure contrastarle, né dunque debba essere per o pro qualcosa, né contro o anti qualcos’altro, ma unicamente debba perseguire quella che un tempo si chiamava l’attuazione pura del diritto”.
Il Presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti, intervenendo ha ricordato le ragioni storiche della speciale autonomia regionale ma anche i principi di unità e di indivisibilità della Repubblica. Inoltre, rivolgendo un pensiero a chi con coraggio si è sacrificato per difendere i valori della legalità e della democrazia, ha formulato l’augurio di buon lavoro ai Magistrati e al personale amministrativo ed agli Avvocati.
Intanto, a Bari, il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, parlando margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, presso il Tar, ha detto che “dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio i Tar sono diventati i controllori delle patologie, anche di quelle gravi, della pubblica amministrazione. Saranno in condizioni di garantire questa capacità d’intervento? Penso di sì, questa è la nuova scommessa, il giudice amministrativo capace di intervenire con decisione e anche con saggezza. Perché bisogna stare attenti, l’accesso dei controlli porta alla paralisi dell’economia”.
E sui costi di accesso alla giustizia, Sisto ha aggiunto: “Ci vuole una giustizia che sia efficiente, ma anche ricognitiva dei diritti dei cittadini. Il calo dei numeri della giustizia amministrativa è molto preoccupante, è troppo cara? Tende in qualche modo a riconoscere allo Stato un primato che può mortificare le garanzie dei cittadini? È tutto da vedere. I costi della giustizia amministrativa vanno ripensati, il diritto di difesa sancito dalla Costituzione all’articolo 24 tende a scemare e a essere condizionato dalla difficoltà d’accesso alla giustizia amministrativa”.
E il tema era stato sottolineato, lunedì scorso, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palazzo Spada, anche dal presidente del Cnf, Francesco Greco. In alcune materie, aveva affermato, i contributi unificati “si pongono oltre che come discutibili strumenti di deflazione del carico giudiziario anche come violazione dei principi della libera concorrenza”. L’accesso alla giustizia amministrativa in Italia è tra i più onerosi, aveva spiegato, per esempio, in materia di appalti pubblici o con riguardo ai provvedimenti delle Autorità indipendenti, che non sono ancorati al valore della causa. Per concludere: “In un ordinamento democratico, cittadini e imprese non possono essere costretti a rinunciare alla tutela dei diritti a causa di oneri che non riescono a sopportare”.
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di Marcello Clarich - Professore ordinario di Diritto amministrativo presso La Sapienza Università di Roma