Giustizia

Greco (Cnf): non ci piegheremo a invasioni di campo sulla sinteticità degli atti, difesa inviolabile

Il Presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario questa mattina a Roma ha detto che l’intelligenza artificale deve rimanere fuori dalla giursdizione, necessari concorsi straordinari in magistratura

di Francesco Machina Grifeo

Una netta rivendicazione del ruolo centrale dell’Avvocatura nella difesa dei diritti dei cittadini. Parte da qui la relazione del Presidente del Cnf, Francesco Greco , letta questa mattina nel corso dell’apertura dell’Anno giudiziario forense, alla presenza del Ministro della Giustizia Nordio e delle più alte cariche della magistratura, per attaccare, con la consueta verve, le recenti riforme che hanno penalizzato il ruolo della difesa. Così, nel mirino dei legali entra la visione “minimalista” della funzione Giudiziaria, sempre più in voga, che porta in tanti a parlare di “servizio giustizia”. E che ha come ricaduta negativa, per esempio, il principio di sinteticità degli atti giudiziari, arrivando a fissare “il numero di battute o di parole che un atto difensivo può avere”. “A questa invasione di campo – afferma Greco - non ci siamo piegati e non ci piegheremo”. Perché “non si può tollerare alcuna sanzione per l’avvocato che per sviluppare la linea difensiva, talvolta per la complessità del caso, rediga un atto giudicato lungo”. Ma paradossale, appare agli avvocati, anche la previsione della inammissibilità del ricorso (articolo 360 bis cpc) se la difesa è contraria alla giurisprudenza della Cassazione.

Critiche anche alla Riforma Cartabia che “ha reso abissale la distanza del processo dai cittadini”. Il nuovo processo penale telematico, afferma, “è entrato in vigore in assenza di una organizzazione adeguata e con la previsione di norme che mettono a rischio il diritto di difesa dei meno abbienti come quella sui cosìddetti “assenti”, soggetti sovente “emarginati” e “deboli”, assistiti da un difensore di fiducia, a cui di fatto si toglie la possibilità di appellare la sentenza di condanna di primo grado. Costoro infatti, spiega il Presidente del Cnf, “incapaci di dotarsi di un’efficace difesa durante il lungo tempo delle indagini e del dibattimento, molto difficilmente si troveranno in condizione di conferire, nei tempi brevi per proporre l’impugnazione”, previsti dalla riforma, “un regolare e speciale mandato ad un difensore per l’appello”. “A costoro sarà riservato un solo grado di giudizio e rimarrà loro preclusa ogni possibilità di rivedere una condanna in ipotesi ingiusta”.

Nel processo civile, poi, “Il sacrificio dell’oralità - prosegue Greco - non è privo di conseguenze; non è indifferente che il Giudice decida la causa soltanto leggendo gli atti, senza avere mai incontrato, visto od ascoltato le parti e neanche i loro difensori”. “L’abuso - perché di questo si tratta - del sistema della trattazione scritta nel processo civile, colpisce direttamente il contradditorio ed il diritto di difesa”.

È urgente poi intervenire sul numero dei magistrati in servizio ma non attraverso il “reclutamento straordinario” bensì con “nuovi concorsi straordinari” che prevedano l’uso del computer, in modo anche da velocizzare la correzione dei compiti. E ancora scoraggianti gli ultimi dati CEPEJ (relativi al 2022, ma nel 2023 la situazione non sembra migliore) che vedono l’Italia agli ultimi posti delle classifiche europee a partire dal numero dei magistrati, con le note ricadute in termini di Pil. In Italia abbiamo 11,86 giudici professionali ogni 100.000 abitanti, a fronte della media dei 44 Paesi europei ove invece ce ne sono quasi il doppio, 22,2 su 100,000 abitanti. Nel nostro Paese, sempre su 100.000 abitanti, abbiamo 35,76 assistenti giudiziari a fronte dei 56,13 dei Paesi europei, così come abbiamo 3,83 Pubblici ministeri per 100.000 abitanti a fronte degli 11,10 nella media dei Paesi europei.

“Tutto ciò si riflette - prosegue Greco -, inevitabilmente, sui tempi medi di definizione dei procedimenti: in Italia, in primo grado, il termine medio di definizione di un processo civile è di 675 giorni e di 498 giorni di un processo penale, a fronte della media dei Paesi europei, ove è di 237 nel civile e 149 nel penale. In appello ed in cassazione la distanza aumenta sino quasi a triplicarsi. Nel civile è di 1026 giorni la durata media di un processo in grado di appello e di 1526 giorni in cassazione: nella media europea è di 177 giorni in appello e172 in cassazione. Nel rito penale, i tempi medi sono di 1167 giorni in un processo di appello e di 237 giorni in cassazione, mentre in Europa sono di 121 giorni in appello e di 120 giorni in cassazione”.

Altro capitolo su cui l’Avvocatura ha le idee chiare è l’intelligenza artificiale che non deve entrare in alcun modo nell’iter di decisione del giudice neanche predisponendo la “bozza di decisione”. Il provvedimento giurisdizionale “deve, nascere, crescere, svilupparsi e consolidarsi solo nella mente del giudice ed essere scritta solo dalla mano del giudice, senza alcun tipo di condizionamento o di interferenza esterna”. Cosa ne sarebbe altrimenti “dell’evoluzione della giurisprudenza?”; “avremo solo decisioni fotocopia?”. “Noi avvocati, consapevoli che l’intelligenza artificiale costituisce una grande opportunità per il genere umano, chiediamo che, nel campo della giustizia, la macchina non sostituisca la mente della persona. E perché ciò accada chiediamo che sia vietato l’uso della macchina intelligente e degli algoritmi per scrivere i provvedimenti giudiziari. A pena di nullità del provvedimento”.

C’è poi il capitolo della riforma della professione: “Abbiamo iniziato un percorso, arduo ma importante, per la riscrittura della nostra legge professionale”. Il tavolo di lavoro, composto da tutte le rappresentanze dell’Avvocatura, è al lavoro e deve affrontate tutti i temi: formazione universitaria; modalità di esercizio della professione; regime delle incompatibilità; tipi di aggregazione professionale in associazioni o società tra avvocati; specializzazione. Ma sono da rivedere anche la deontologia ed il procedimento disciplinare; senza dimenticare le forme di rappresentanza.

Ma cè anche il tentativo di “ampliare il raggio di attività degli avvocati nel settore extragiudiziale”: dal settore dei contratti pubblici, alla crisi di impresa, alla certificazione di parità delle imprese, che “costituiscono settori in cui la consulenza forense può avere un grandissimo spazio di intervento”.

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ISCRITTI ALL’ALBO DEGLI AVVOCATI: I DATI DEL 2024
In base ai dati attuali relativi all’albo degli avvocati, si osserva una continua diminuzione del numero complessivo di avvocati e praticanti, iniziata nel periodo Covid, Dagli oltre 250 mila avvocati che risultavano iscritti nel 2021, l’attuale fotografia dell’albo unico nazionale indica un calo complessivo di oltre 20 mila iscritti. Rispetto all’intervallo marzo 2022 – marzo 2023 si registra una riduzione complessiva di 4.198 iscritti - tra avvocati ordinari, professori universitari, avvocati degli enti pubblici e avvocati stabiliti -, con una flessione del 2 per cento. I praticanti avvocati hanno subito una diminuzione di 4.851 unità rispetto al periodo precedente con una flessione del 9 per cento. Il totale attuale degli iscritti all’albo è oggi di circa 240 mila avvocati, con la conferma di una sostanziale parità tra uomini e donne, e di poco più di 50 mila praticanti, di cui oltre il 60 per cento è composto da donne.

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