Giustizia

Greco (Cnf): “Separazione carriere passo avanti per uguaglianza tra accusa e difesa”

“Inevitabile è la previsione dell’istituzione di un Consiglio superiore per la magistratura giudicante e uno per quella requirente”. Mario Scialla (Ocf): “Il Governo ha preso la giusta strada”

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«La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri costituisce un importante passo avanti verso il giusto processo, previsto dall’articolo 111 della Costituzione, perché assicura equidistanza tra accusa e difesa nei confronti del giudice. Inevitabile, dunque, è la previsione dell’istituzione di un Consiglio superiore per la magistratura giudicante e uno per quella requirente, perché mantenere un unico organo di autogoverno finirebbe, nel concreto, per vanificare la separazione delle due carriere. Questi passaggi, che concretizzano il principio costituzionale dell’uguaglianza tra accusa e difesa, contribuiranno a rendere chiara la terzietà del giudice e, dunque, a rafforzare la fiducia nel sistema giudiziario».

Lo dichiara il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, il quale aggiunge: «un processo penale ideale necessita di un pubblico ministero forte, di un avvocato forte e di un giudice terzo altrettanto forte. Con la separazione delle carriere si passa da una “cultura della giurisdizione” ristretta ai magistrati, ad una “cultura della legalità” comune tra tutte le parti del processo, anche al difensore, e di conseguenza di maggior tutela per i cittadini».

Per il Coordinatore dell’ Organismo Congressuale Forense , Mario Scialla: “ Il Governo ha preso la giusta strada, l’introduzione di due Consigli della Magistratura, rispettivamente per quella giudicante e per quella requirente, è opportuna ed è garanzia di indipendenza. Giudichiamo positivamente che il Governo non abbia inteso agire sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale, che avrebbe zavorrato la riforma. Confidiamo e auspichiamo che si proceda celermente poi con la previsione dell’avvocato in Costituzione, che sarebbe la realizzazione di un’altra storica battaglia dell’Avvocatura”.

Amarezza invece è stata espressa da parte dell’Ordine degli Avvocati di Roma per il mancato riferimento, nella bozza di riforma costituzionale, all’inserimento del ruolo dell’Avvocatura in Costituzione. “Stando alle indiscrezioni circolate in queste ore - il commento a caldo del Presidente del COA Roma Paolo Nesta - nella bozza non vi sarebbe alcun riferimento all’avvocatura”. Viceversa, secondo quanto annunciato, la figura dell’avvocato nella Carta avrebbe avuto “una menzione autonoma come elemento strutturale della giurisdizione”. “Si tratterebbe di una occasione persa - la conclusione del Presidente Nesta - ci sono tuttavia margini per intervenire ancora: ci auguriamo che si possa tornare all’impostazione iniziale, che riconosce il valore e il ruolo dell’Avvocatura, annunciata a suo tempo dallo stesso Governo”.

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