Penale

I reati su internet più difficili da ricucire

Progetti per ricostruire il patto sociale con il dialogo e la creazione di bellezza

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Tradimento, delusione, violazione di un rapporto di fiducia. Sono queste le emozioni dolorose che caratterizzano in particolar modo le vittime di reati commessi da minori attraverso Internet. «Violazioni connesse al cyber-bullismo, al revenge porn o comunque alla diffusione di immagini intime di propri fidanzati/e o ex, sono in forte aumento e serve un approccio specifico», dice Vincenzo Indorato, mediatore penale e referente per la giustizia riparativa e i servizi minorili del distretto di Corte d’appello di Caltanissetta e promotore del progetto “Riparare e mediare” del Centro diurno polifunzionale annesso all’Ufficio servizio sociale per i minorenni di Caltanissetta.

Per le vittime si tratta infatti di offese particolarmente dolorose poiché rompono rapporti di fiducia e la domanda “perché proprio a me” diventa difficile da superare. «È un tradimento - continua Indorato -, oltre al fatto che i reati su Internet non hanno natura privata ma espongono. Le ricadute emotive sono profonde, come è successo nel caso di un fotomontaggio con i volti dei professori che alcuni alunni hanno inserito in un film porno: uno degli insegnanti ha deciso di cambiare città».

Un’altra differenza è che «rispetto a reati più tradizionali, come furti o spaccio, i ragazzi provengono spesso da famiglie normali e non sono consapevoli di commettere un’azione illegale», aggiunge Indorato.

Proprio per questo il progetto “Riparare e mediare” agisce su due fronti: dare ascolto alla vittima e far comprendere ai ragazzi segnalati dal Tribunale o dalla procura dei minorenni quanto dolore hanno causato. Vengono realizzati incontri fra gli autori del reato e le persone danneggiate (o che hanno subito violazioni analoghe) con la presenza di psicologi e mediatori e interventi di sensibilizzazione nelle scuole.

Agli adulti sono invece rivolti i progetti messi a punto dall’Ufficio locale di esecuzione penale esterna (Uepe) di Caltanissetta ed Enna che puntano a ricucire il patto con la società creando bellezza. I progetti “L’ago e la fune” e “Patto per la giustizia di comunità” che hanno coinvolto circa 45 soggetti in esecuzione penale esterna o in messa alla prova hanno riguardato il centro storico di Caltanissetta, in particolare il quartiere Provvidenza, segnato da degrado, microcriminalità, dispersione scolastica, immigrazione. «Sono stati costituiti laboratori che hanno permesso a persone che avevano commesso reati di diventare soggetti attivi all’interno della comunità: la pena è diventata quindi un’ occasione di trasformazione personale e di ricostruzione del senso della legalità e della fiducia reciproca», spiega Rosanna Provenzano, direttore dell’Uepe.

Da questo lavoro è sorta l’idea di realizzare un murales da affidare a un’artista che aveva già lavorato in quartieri a rischio. L’opera è stata realizzata e ora è una tappa dell’itinerario turistico “Le vie dei tesori” di Caltanissetta.

«La giustizia riparativa è un modo di ripensare la giustizia penale non più solo come giudizio ma come occasione di riequilibrio sociale», conclude Provenzano.

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