Penale

Il termine per appellare la sentenza decorre dal giorno successivo rispetto a quello di deposito della decisione

Se non fosse così il cittadino sarebbe privato della possibilità di appellare e si creerebbe un vulnus giuridico

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di Giampaolo Piagnerelli

Il termine per il deposito dell'impugnazione inizia a decorrere dal giorno successivo alla scadenza di quello previsto per il deposito della sentenza. Questo per evitare che il cittadino si trovi nella concreta impossibilità di impugnare qualora la sentenza venga depositata l'ultimo giorno e in orario chiuso al pubblico. Lo chiarisce la Cassazione con la sentenza n. 39518/21.

La tardività dell'appello. La decisione impugnata ha fondato la declaratoria di inammissibilità, decretando la tardività dell'appello, perché ha incluso nel computo del termine per l'impugnazione il dies a quo, cioè lo stesso giorno di notifica dell'avviso di deposito della sentenza del giudice di pace e non come dovrebbe essere corretto dal giorno successivo. In questo modo infatti l'appellante si è trovato impossibilitato a proporre ricorso.
Secondo i Supremi giudici l'articolo 585, comma 2, lettera c del Cpp, in forza del quale "i termini per l'impugnazione decorrono dalla scadenza del termine stabilito dalla legge o determinato dal giudice per il deposito della sentenza, non contiene alcuna deroga esplicita o implicita a tale regola generale, a cui al contrario rinvia per le modalità di calcolo dei termini di impugnazione". Una diversa interpretazione, oltre a forzare la lettera della legge, priverebbe l'impugnante del primo giorno utile del termine di impugnazione, laddove la sentenza fosse depositata proprio l'ultimo giorno, in orario di chiusura al pubblico.

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