Comunitario e Internazionale

Industria 5.0, impatto delle tecnologie digitali sulla neutralità climatica nella Ue

La Commissione europea ha approfondito le interazioni tra la transizione green e quella digitale il cui successo rappresenterà la chiave per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e, parallelamente, la realizzazione della tanto auspicata radicale trasformazione del sistema economico unionale

immagine non disponibile

di Marco Letizi*

Nel gennaio 2022, il gruppo di esperti di alto livello sull’impatto economico e sociale della ricerca e dell’innovazione (ESIR) della Commissione europea ha pubblicato un report intitolato: Industry 5.0: A Transformative Vision for Europe. Governing Systemic Transformations towards a Sustainable Industry , che sottolinea la necessità dei Paesi europei di prepararsi al meglio per fronteggiare la più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato: il cambiamento climatico e il collasso della biodiversità.

Una sfida enorme che tenta di rispondere a un quesito dalla portata straordinaria: come trasformare, in tempi rapidi, la vita umana in modo da permettere a oltre 8 miliardi di persone di vivere in modo sostenibile e pacifico sul pianeta Terra. Sebbene gli esperti dell’ESIR siano consapevoli che l’Unione non può affrontare da sola tale sfida, tuttavia ritengono che essa possa guidare la comunità globale verso una profonda trasformazione sistemica solo se riuscirà a rafforzare la sua coesione interna e la sua capacità di parlare con una sola voce, promuovendo, al contempo, una profonda trasformazione dell’economia a livello globale, superando i limiti della crescita determinata dal PIL e abbracciando le potenzialità offerte dall’Industria 5.0.

In tal senso, l’Unione dovrebbe implementare una serie di misure volte a rendere l’attuale sistema economico più resistente e resiliente agli shock e agli stress futuri, accelerando al contempo la transizione verso l’era del benessere sostenibile per tutti, che rappresenta un passo essenziale per il futuro della strategia industriale eurounitaria.

Detta strategia, incentrata sugli elementi costitutivi dell’Industria 5.0, libererebbe tutto il potenziale industriale europeo e premierebbe l’economia resiliente, sostenibile, rigenerativa e circolare, scartando i vecchi modelli di sovrapproduzione e di consumo, a breve termine, determinati dall’attuale paradigma di crescita.

Non è più possibile fare affidamento su un’economia lineare, estrattiva (o rentier), espansa e parassitaria, che si limiti a estrarre e consumare i capitali naturali e sociali, preminentemente orientata alla crescita e basata sull’estrazione di valore, sull’alta intensità energetica, su un massiccio consumo e spreco di materiali e risorse inquinanti, nonché su un approccio a brevissimo termine.

È necessario abbandonare l’ormai superato paradigma economico ancorato al PIL.

In questa direzione, l’Europa deve trasformare radicalmente e rapidamente la sua economia, il suo stile di vita e il suo rapporto con l’ambiente se davvero vuole costruire un percorso di prosperità nel medio-lungo periodo.

Trasformazione radicale significa, anzitutto, integrare i principi della resilienza, della sostenibilità, dell’economia rigenerativa e circolare a tutti i livelli che, su un piano più operativo, si traduce nell’attuazione dei programmi Horizon Europe e dei piani nazionali per l’economia circolare e il PNRR.

In questo processo di cambiamento radicale, il sistema industriale ha una responsabilità centrale. I fattori chiave di tale processo trasformativo, che coinvolgono in prima linea istituzioni e imprese, sono la transizione ecologica e quella digitale.

Al riguardo, con la Comunicazione del 29 giugno 2022, Relazione di previsione strategica 2022 - Abbinamento tra transizione verde e transizione digitale nel nuovo contesto geopolitico , la Commissione europea ha approfondito le interazioni tra la transizione green e quella digitale il cui successo, come si legge nella Relazione, rappresenterà la chiave per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e, parallelamente, la realizzazione della tanto auspicata radicale trasformazione del sistema economico unionale.

Non v’è dubbio che le tecnologie digitali - attraverso il monitoraggio e la misurazione dei fattori produttivi, avvalendosi di tecnologia all’avanguardia come l’IoT, l’Edge Computing Integrate, la robotica e la blockchain - non solo sono in grado di migliorare l’efficienza delle risorse ma anche di potenziare la flessibilità delle reti.

La sensorizzazione dei materiali e dei processi mediante la tecnologia IoT , la valorizzazione e l’analisi, in tempo reale, dei big data provenienti dall’IoT mediante sistemi di Edge Computing Integrate , in un framework di sicurezza, trasparenza e accuratezza garantite dalla blockchain possono, ad esempio, consentire il monitoraggio e la gestione dei dati ad alta efficienza energetica lungo tutto il ciclo di vita e la value chain di prodotti e servizi e ciò potrebbe incoraggiare le imprese a ripensare i propri processi aziendali in un’ottica più circolare improntati a una maggiore sostenibilità competitiva.

Ancora, ai fini del monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di gas a effetto serra e l’inquinamento dell’aria, potrebbero essere utilizzati particolari sensori elettrochimici, che misurano le quantità di particolato PM2,5 e PM10, di monossido di carbonio, di ozono, di protossido di azoto e di biossido di zolfo o anche sensori per l’analisi dei gas di processo (PGA) e sistemi di misurazione continua delle emissioni (CEMS).

In tema di tracciabilità dei materiali, una soluzione potrebbe essere rappresentata dai passaporti digitali, che introducono modelli virtuali (gemelli digitali) di processi, prodotti o servizi che rappresentano veri e propri ponti tra il mondo fisico e quello digitale.

In particolare, i passaporti digitali consentono di ottenere un aggiornamento in tempo reale dei big data provenienti dai targets e una loro analisi, allo scopo di consentire alle macchine o al management aziendale di intervenire proattivamente per la risoluzione di problemi, per lo sviluppo di nuove opportunità o per analisi predittive.

Nella Relazione di previsione strategica 2022, la Commissione ha sottolineato come anche la green transition sarà un fattore determinante per lo sviluppo del settore digitale, precisando come le energie rinnovabili (idrogeno, nucleare, idroelettrico, eolico e solare) costituiscano le necessarie fonti per il soddisfacimento del sempre crescente fabbisogno energetico del settore digitale (analisi dei big data, blockchain, IoT, data center e infrastrutture cloud) e il calore prodotto dai data center, ad esempio, potrebbe essere riutilizzato nel terziario. Ancora, un migliore ecodesign e una maggiore circolarità dei modelli di business e di produzione possono contribuire a ridurre i rifiuti elettronici, a valorizzare le materie prime seconde, a incentivare la life extension dei prodotti. Dal lato della domanda, i consumi e le condotte responsabili di imprese e cittadini potranno contribuire alla riduzione dei consumi di energia consumata attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali.

E’ evidente come l’implementazione di tali tecnologie possa significativamente contribuire a realizzare l’auspicata radicale trasformazione del sistema economico unionale, conseguire la neutralità climatica, riducendo il consumo di energia e di risorse in settori economici fondamentali. In questo contesto, sarà fondamentale l’applicazione di tecnologie digitali ai settori che emettono i quantitativi maggiori di gas a effetto serra nell’UE (energia, trasporti, industria, edilizia e agricoltura).

La Commissione nella sua relazione non si limita a individuare i settori economici che emettono i maggiori quantitativi di emissioni e per i quali risulta necessario l’abbinamento delle transizioni (digitale e verde), ma si concentra anche su ulteriori aspetti che appaiono essenziali al fine di realizzare la tanto auspicata duplice transizione.

Anzitutto, per l’utilizzo di tecnologie digitali è necessario assicurarsi l’accesso alle materie prime critiche per le quali, a tutt’oggi, l’Unione Europea dipende da paesi terzi, come la Cina.

Infatti, la produzione eurounitaria di tali materie prime rappresenta solo il 4 % della supply chain globale delle materie prime critiche utilizzate nella produzione di apparecchiature digitali. Sulla base dello Studio prospettico sulle materie prime critiche per le tecnologie e i settori strategici dell’UE, pubblicato dalla Commissione europea nel 2020, è emerso che la Cina da sola rappresenta l’86 % dell’offerta globale di neodimio, la Federazione Russa produce il 40% di palladio e la Repubblica Democratica del Congo produce il 33% di tantalio e il conseguimento degli obiettivi di energia pulita che l’UE si è fissata richiederà, nei prossimi anni, quantitativi sempre maggiori di materie prime critiche.

Ad esempio, si stima un aumento del 3500% di litio, componente fondamentale per la mobilità elettrica per il quale il 40% dei giacimenti a livello globale si trova in Cile, mentre la Cina detiene il 45% degli impianti di raffinazione; ancora, si prevede un aumento del 330% nell’uso di cobalto e un aumento del 30%-35% nell’uso di alluminio e rame.

E’ verosimile che un incremento iperbolico della domanda di minerali rari a livello globale aumenti ulteriormente la concentrazione della produzione, creando rischi geopolitici in relazione all’offerta.

Per mitigare la dipendenza strategica dai paesi terzi nell’approvvigionamento di terre rare, sarà decisiva la capacità dell’UE di fissare standard ambientali e sociali, garantendo la sostenibilità delle attività di mining, raffinazione e riciclaggio dei minerali rari insieme a investimenti ecocostenibili mirati all’implementazione di tecnologie digitali e di soluzioni di IA.

Queste ultime, difatti, possono contribuire a mitigare l’impatto ambientale a livello globale (le attività estrattive sono estremamente energivore) e a incrementare i livelli di circolarità nelle supply chain, attraverso una migliore progettazione e precisione della value chain, nonchè di più performanti processi di riparazione, ricondizionamento e riciclaggio dei materiali.

Il riciclaggio dei materiali, in particolare, potrebbe rappresentare per l’Unione un’importante fonte di approvvigionamento; si pensi, ad esempio, che la produzione di acciaio o alluminio da rottami è sensibilmente meno energivora rispetto a quella che parte dalle materie prime.

Nella Relazione di previsione strategica 2022, la Commissione precisa che nel 2050, l’UE potrebbe soddisfare il 52% della domanda di litio, il 49% di quella di nichel e il 58% di quella di cobalto per la mobilità elettrica riciclando le batterie a fine vita.

Affinché l’UE possa in concreto realizzare la più volte richiamata duplice transizione (green e digitale) è, in primo luogo, necessaria una rivoluzione copernicana del suo sistema economico che dovrà trovare un giusto trade-off tra il soddisfacimento delle esigenze di profitto degli shareholders e il benessere degli altri stakeholder, mirando all’uso sostenibile delle risorse, all’implementazione di meccanismi circolari e rigenerativi, alla neutralità climatica e alla tutela della biodiversità.

Tale radicale trasformazione del sistema economico unionale comporterà maggiori investimenti che non potranno essere sostenuti dalle risorse finanziarie pubbliche.
Sarà, pertanto, necessario riorientare i capitali privati verso investimenti ecosostenibili e sociosostenibili mediante il ricorso a strumenti di sustainable finance.

Il pilastro europeo dei diritti sociali sottoscritto nel novembre 2017 dalle Istituzioni europee, in occasione del vertice sociale per l’occupazione equa e la crescita di Göteborg, ha stabilito 20 principi cardine che devono necessariamente essere inclusi nella duplice transizione per garantire inclusività e accessibilità.

Più nel dettaglio, la duplice transizione introdurrà degli impatti e costi aggiuntivi (ad esempio, l’automazione del lavoro, l’accesso a soluzioni digitali e servizi pubblici digitali, l’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, il finanziamento dell’efficientamento energetico degli edifici, ecc.) che non potranno essere sostenuti dalle imprese meno strutturate o dalle persone più vulnerabili ed è, pertanto, necessario prevedere delle misure finanziarie che supportino questi players e colmino le disuguaglianze.

Inoltre, la decisione (UE) 2022/2481 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 ha istituito il programma strategico per il decennio digitale 2030 (decennio digitale europeo) che si pone l’obiettivo di garantire:
• che tutti i cittadini abbiano le necessarie competenze per utilizzare la tecnologia digitale;
• alle piccole imprese di essere in grado di utilizzare la tecnologia per assumere le decisioni migliori, interagire efficacemente con i propri clienti o migliorare parti delle loro operazioni aziendali;
• la connettività alle persone che vivono in villaggi, montagne e aree remote, in modo che tutti possano raggiungere opportunità online e partecipare ai benefici della società digitale;
• che tutti i principali servizi pubblici e le procedure amministrative siano disponibili online.

La duplice transizione impatterà in modo significativo anche sul mercato del lavoro: da un lato, i settori economici e le regioni che dipendono dall’estrazione del carbone, dall’estrazione di combustibili fossili e dalle relative catene di trasformazione e di approvvigionamento registreranno una perdita di posti di lavoro; dall’altro, la green transition determinerà la creazione di numerosi green jobs anche grazie all’opportunità offerta dal PNRR, che potrebbe portare alla creazione di 1 milione e 672 mila posti di lavoro secondo recenti stime di Legambiente e Green Factor.

Si pensi alle smart and sustainable cities e alle nuove figure degli Esg & Sustainable Investment Specialists e ai mobility managers. O ancora, gli esperti in materia di circular economy ed eco design, carbon footprint e carbon offsetting, gli idrologisti e i giuristi ambientali. Infine, in agricoltura troviamo gli agronomi specializzati nella precision farming, gli innovator brokers in agricoltura, gli ingegneri ambientali con specifiche expertise nel trattamento delle acque e nella gestione circolare dei rifiuti, o anche esperti nel settore del climate change, tutte specializzazioni particolarmente ricercate dalla Commissione europea o da organizzazioni internazionali in seno a progetti di respiro internazionale soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Infine, gli eco chef e i food designers.

La duplice transizione riverberà i suoi effetti sia sui modelli di business che di consumo: con riferimento al primo aspetto, detta transizione incentiverà lo sviluppo di modelli di business as a service, che ingloberanno integralmente tecnologie quali il cloud computing, l’IoT, l’analisi dei big data e l’IA; in relazione al secondo aspetto, tenuto conto che il consumo delle famiglie è responsabile fino al 72% delle emissioni globali di gas a effetto serra, appare evidente come le scelte di consumo (utilizzo di un veicolo elettrico, installazione di una pompa di calore, riqualificazione edilizia, ecc.) potrebbero ridurre le emissioni cumulative di CO2 di circa il 55 % su scala planetaria.

Inoltre, il sempre maggiore utilizzo dell’ e-commerce incentiverà la fruizione di informazioni digitali che, a loro volta, potenzieranno l’economia sociale, la condivisione delle informazioni; da ultimo, grazie alla sensorizzazione dei prodotti e dei processi, nonché all’accesso a dati ambientali attraverso reti di microsensori e dispositivi intelligenti, i consumatori saranno sempre più in grado di operare scelte responsabili.

L’aspetto normativo a livello eurounitario assume un’importanza primaria, ai fini della realizzazione dell’abbinamento delle transizioni e, sul piano pratico, si traduce nella regolamentazione dell’interoperabilità dei sistemi, nell’armonizzazione dei prodotti sostenibili a livello unionale o nella disciplina in materia di big data.

La raccolta dei capitali sul mercato, anche con strumenti di finanza sostenibile, resta un aspetto imprenscindibile per sostenere il processo di abbinamento delle transizioni. Sulla base di quanto si legge nella Relazione di previsione strategica 2022, il bilancio unionale pluriennale (2021-2027), associato al NextGenerationEU , ammonta a 2018 miliardi di euro di cui, almeno il 30%, verrà allocato per la mitigazione degli effetti del climate change . Nel biennio 2026-2027, il 10 % della spesa annuale nel contesto del bilancio sosterrà la biodiversità. Nell’ambito del PNRR, il 40% viene riservato agli obiettivi green mentre il 26% a quelli digitali.

A tali strumenti finanziari si aggiungono il:
Fondo per l’innovazione per il quale nel luglio 2022 l’Unione europea ha stanziato oltre 1,8 miliardi di euro da investire in 17 progetti innovativi per contribuire a portare sul mercato tecnologie pionieristiche nei settori delle industrie ad alta intensità energetica, dell’idrogeno, delle energie rinnovabili, delle infrastrutture di cattura e stoccaggio del carbonio e della produzione di componenti chiave per lo stoccaggio dell’energia e le energie rinnovabili. Le risorse finanziarie stanziate nel presente fondo derivano dal sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS);
Fondo per una transizione giusta, istituito dal Regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021 con l’obiettivo principale di mitigare l’impatto della transizione, supportando la diversificazione e la modernizzazione dell’economia locale e attenuando gli impatti negativi sull’occupazione. Il Fondo interviene nei settori della connettività digitale, delle tecnologie per l’energia pulita, della riduzione delle emissioni, del recupero dei siti industriali, della riqualificazione dei lavoratori e dell’assistenza tecnica.
Il Fondo ha una dotazione complessiva di 17,5 miliardi di euro (2021-2027) dei quali 7,5 miliardi verranno finanziati nell’ambito del quadro finanziario pluriennale e i restanti 10 miliardi saranno finanziati nell’ambito del NextGenerationEU.

Nonostante gli strumenti finanziari anzidetti, sulla base di quanto indicato nella Comunicazione della Commissione europea del 19 ottobre 2021, “L’economia dell’UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica” e nella successive Comunicazione del 23 maggio 2022, “Semestre europeo 2022 - Pacchetto di primavera”, il fabbisogno per la realizzazione della duplice transizione (green e digitale) potrebbe ammontare, approssimando per difetto, a circa 650 miliardi di euro l’anno fino al 2030.

Pertanto, occorrono ulteriori risorse tenuto conto del fatto che le voci dei bilanci pubblici, destinate alla duplice transizione, potrebbero verosimilmente subire una significativa riduzione in ragione dei rischi di aumento del debito pubblico, del riposizionamento delle priorità di finanza pubblica o del possibile incremento delle spese per la difesa. E’ quindi fondamentale non solo ridefinire le priorità di spesa ma incoraggiare la raccolta dei capitali privati sul mercato attraverso l’emissione di strumenti di finanza sostenibile (green, social, sustainable bonds), volti alla realizzazione di progetti sostenibili che possano sostenere iniziative in tema di tecnologie digitali.

_____
*A cura di Marco Letizi, Avvocato, Dottore Commercialista e Revisore LegalePhD Researcher presso il Dipartimento di Management - Facoltà di Economia - Università “La Sapienza” di Roma, Advisor delle Nazioni Unite, della Commissione europea e del Consiglio d’Europa Autore

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©