Il CommentoPenale

L'inasprimento delle pene per rissa e l'estensione del Daspo urbano in nome di Willy

Il doppio intervento segna una risposta più razionale e completa al feomeno della violenza giovanile

di Alberto Cisterna


Il conferimento della medaglia d'oro a Willy Monteiro da parte del Presidente Mattarella suggella, ancor prima che il processo giunga a conclusione, la gravità di quell'aggressione e la ferocia di quel gesto di sopraffazione contro un giovane ragazzo praticamente inerme. L'intervento d'urgenza messo in campo dal Governo con l'inasprimento delle pene per il delitto di rissa e con l'ampliamento dei casi di Daspo urbano segna, per altro verso, la cifra dell'attenzione che quel delitto ha suscitato nella pubblica opinione. Una risposta ad hoc come altre, verrebbe da dire. Perché anche in altri casi (si pensi alla tanto attesa legge sul cosiddetto codice rosso) è la cronaca, nella sua dirompente teoria di vittime e soprusi, a

sollecitare il legislatore a por mano, quasi sempre sul versante penale, alla sanzione delle condotte più riprovevoli. Resta sempre sullo sfondo il tema della prevenzione. Scarsità di risorse, norme di mero principio, cataloghi ideali di obiettivi e di intenzioni rendono il crinale della prevenzione sempre invalicabile e inefficace.

L'intervento dell'articolo 588 del Cp - Questa volta, tuttavia, occorre dato atto che la contestuale modifica delle disposizioni relative al Daspo e l'inasprimento sanzionatorio del reato di cui all'articolo 588 Cp segna una più razionale e completa risposta al fenomeno della violenza giovanile che, alla fine, è ciò che è stato messo in esergo dalla morte di Willy Monteiro. In questa cornice, come detto, l'iniziativa del Quirinale caratterizza in modo ancora più evidente il segnale che si intende trasmettere alle fasce giovanili del Paese, troppe volte coinvolte in episodi di violenza collettiva, rabbiosa quanto dettata da futili motivi. «Sono due luminosi esempi anche per le giovani generazioni» ha detto il Capo dello Stato, riferendosi anche alla morte di don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi, assassinato a Como il 14 settembre da un clochard. L'upgrading edittale dell'art.588 Cp ha riguardato sia la pena pecuniaria (passata da 309 euro a 2.000) che quella detentiva sia nel minimo che nel massimo: le parole «da tre mesi a cinque anni» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a sei anni». Un raddoppio della pena minima certamente più performante l'applicazione della norma rispetto all'inasprimento della pena massima, poiché evidenzia alla giurisprudenza la necessità di un contegno decisorio più severo nell'esame dei casi. Inutile negare che gli scontri tra gruppi di giovani, in prossimità di locali e discoteche, sono una devianza risalente nel tempo e, non certo, un fenomeno di breve esistenza. Tuttavia alla violenza politica e a quella sportiva (realizzate, spesso, in forma sistematica e preordinata), si è sostituito un ricorso alla violenza più improvviso e imprevedibile. Alla citata futilità delle ragioni dello scontro e della sopraffazione si accompagna la difficoltà di prevenire le risse e di contenerne gli effetti. La diffusione incontrollata di armi da taglio tra i ragazzi è il vero profilo di novità di questa nuova degenerazione della convivenza giovanile, cui si associa una riprovevole tendenza all'aggressione di gruppo nei confronti di vittime isolate e numericamente inferiori.

La definizione di rissa - E' recente il pronunciamento della Corte di legittimità che ha avuto cura di precisare che «il reato di rissa richiede la condotta di due gruppi contrapposti che agiscano con la vicendevole volontà di attentare all'altrui incolumità, presupposto che non è integrato qualora un gruppo di persone assalga altri soggetti che fuggano dall'azione violenta posta in essere ai loro danni». Correttamente i Giudici di piazza Cavour hanno precisato che il reato di cui all'articolo 588 Cp richiede la partecipazione di almeno tre persone, in quanto rileva anche la contrapposizione tra due soggetti contro una sola persona (così Cassazione sez. 6, n. 12200 del 15 aprile 2020). Da questo punto di vista quanto, tragicamente, occorso al giovane Willy, è una rissa in senso stretto e non una "semplice" aggressione, con tutte le note conseguenze che ne derivano sulla responsabilità per la morte della vittima.

Il coordinamento con il Daspo urbano - Si è detto della modifica apportata alla disciplina del Daspo urbano introdotta dal decreto legge n.14 del 2017 e che oggi abbraccia, nei suoi cospicui divieti, tutte le persone che abbiano riportato una o più denunzie o siano state condannate, anche con sentenza non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni per la vendita o la cessione di sostanze stupefacenti per fatti commessi
all'interno o nelle immediate vicinanze di scuole, plessi scolastici, sedi universitarie, locali pubblici o aperti al pubblico, ovvero in un pubblico esercizio. La correlazione con la disposizione precedente (articolo 8), riguardante la rissa, non è solo "topografica", ma evidenzia come – troppe volte – la violenza di gruppo sia innescata dal consumo incontrollato di sostanze stupefacenti, soprattutto in prossimità di locali pubblici. L'allontanamento di questi soggetti dovrebbe pur costituire un risultato propizio per la prevenzione delle degenerazioni violente giovanili.