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La direttiva SUP sul bando europeo delle plastiche monouso: le incertezze per i produttori e le sfide per il mercato

La SUP introduce anche l'obbligo di ridurre progressivamente altri prodotti, come bicchieri, fazzolettini umidificati, filtri di sigaretta e reti da pesca.

di di Luca Amicarelli e Stefania Casini*

La direttiva 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente (Single Use Plastics - SUP) mette al bando dal 3 luglio 2021 gli oggetti usa e getta ritenuti tra i principali inquinanti dei mari, pari all'80% dei rifiuti attualmente ivi presenti: cannucce, cotton fioc, piatti e posate, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. La SUP introduce anche l'obbligo di ridurre progressivamente altri prodotti, come bicchieri, fazzolettini umidificati, filtri di sigaretta e reti da pesca.

Da quando sono efficaci le disposizioni della SUP e la posizione dell'Italia

La SUP non è una direttiva self-executing, in quanto richiede il recepimento da parte dei singoli Stati membri.

L'Italia ha avviato il processo di attuazione della direttiva con la legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021, indicando i principi e i criteri a cui si sarebbe dovuto attenere il Governo nell'emanare il relativo decreto di recepimento. Tra questi criteri sono stati individuati principalmente i seguenti:

(i) garantire una riduzione duratura del consumo dei prodotti monouso,

(ii) promuovere la transizione verso un'economia circolare,

(iii) incoraggiare l'uso di prodotti sostenibili e riutilizzabili, alternativi a quelli monouso,

(iv) prevedere la graduale restrizione all'immissione nel mercato delle plastiche monouso consentendone l'immissione qualora realizzati in plastica biodegradabile e compostabile certificata conforme allo standard europeo,

(v) adottare misure volte a informare e sensibilizzare i consumatori e a incentivarli ad assumere un comportamento responsabile, e

(vi) introdurre una disciplina sanzionatoria effettiva, proporzionata e dissuasiva per le violazioni dei divieti e delle altre disposizioni di attuazione della medesima direttiva.

La direttiva non è mai stata emanata entro il termine di recepimento del 3 luglio 2021.

Invero, l'Italia ha contestato alla Commissione europea il contenuto delle linee guida da questa adottate il 31 maggio 2021 al fine di chiarire il perimetro di applicazione SUP e agevolare il processo di recepimento a livello nazionale. Tali linee guida sono infatti state rese note quando il processo di redazione era ormai avviato da diverso tempo e alcuni Paesi, tra cui l'Italia, erano già arrivati a una bozza avanzata di decreto per poi apprendere che alcuni dei prodotti ritenuti compatibili con la SUP erano in realtà ascritti tra le categorie da bandire, tra cui i prodotti realizzati con le cosiddette "bioplastiche". Si apprende comunque che il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, si è impegnato a rivedere le linee guida tenendo conto delle osservazioni sollevate dall'Italia.

Anche in ragione delle contestazioni mosse sulle linee guida e del dibattito che ne è seguito, l'Italia non ha ancora adottato il decreto attuativo della SUP, che è atteso indicativamente entro la fine del mese di ottobre. Al momento il testo è ancora bloccato in aula in attesa che venga trovato un compromesso alla totale abolizione delle plastiche biodegradabili e compostabili conformi allo standard europeo EN 13432, così come dei prodotti in carta che presentano una piccola percentuale di plastica, laddove non sia possibile ricorrere ad alternative riutilizzabili.

Qualora il testo dovesse subire ulteriori ritardi, slittando il termine di recepimento oltre il prossimo autunno, vi è il rischio che l'Unione europea possa avviare formalmente una procedura di infrazione contro l'Italia.

Le richieste contrapposte dei consumatori e delle associazioni ambientaliste

Si stima che l'adozione del decreto avrà un impatto drastico sui produttori di imballaggi monouso in cartone e su quelli di prodotti biodegradabili e compostabili, settore nel quale l'Italia è leader mondiale di mercato.

Vi è comunque da rilevare che parte dei rallentamenti che l'esame del decreto di recepimento ha registrato sono anche dovuti alle pressanti domande dei consumatori durante la pandemia. Infatti, mentre questi ultimi, per esigenze di igiene e sterilità, hanno continuato a ricorrere all'uso di prodotti usa e getta, dall'altro lato le associazioni ambientaliste hanno invocato una tempestiva adozione del decreto e di altre misure che puntino al progressivo abbandono dell'usa e getta realizzato con qualsiasi tipo di materiale (quindi non solo con plastiche monouso), specialmente nell'ambito della somministrazione di alimenti e bevande. Per conseguire questo obiettivo, a detta dei portavoce delle associazioni ambientaliste, occorrerebbe introdurre incentivi volti ad adottare nuovi modelli di business basati sull'utilizzo di prodotti riutilizzabili e sulla vendita di prodotti sfusi.

Le incertezze per i produttori

L'attuale bozza di decreto confligge ancora con le linee guida adottate dall'Unione europea, che sembrano sposare la linea per cui ogni prodotto monouso che contenga anche minime percentuali di plastica sia da vietare, tenuto conto dei danni che questi potrebbero arrecare all'ecosistema marino. Sennonché, come anticipato, il testo del decreto attualmente in discussione prevede che le limitazioni dei prodotti in plastica monouso non riguarderanno le carte politenate e le "bioplastiche", prodotti che se banditi colpirebbero un vasto segmento di mercato in cui l'Italia si posiziona come uno dei principali produttori.

Le discussioni in atto tra Roma e Bruxelles stanno causando molti problemi alla filiera dei produttori di queste plastiche che vive in un momento di estrema incertezza. A preoccupare è il rischio di dover arrestare da un momento all'altro la produzione nel caso in cui l'Unione europea confermasse definitivamente la sua posizione e non consentisse più la commercializzazione di tali prodotti a partire dalla data di adozione del decreto. Un'eventuale interruzione della produzione causerebbe danni anche ad altri settori, in termini di investimenti in macchinari, materiali, ordinativi, etichette e linee di produzione. Le perdite stimate ammonterebbero a quasi un miliardo di euro di fatturato, stando alle previsioni delle associazioni di categoria.

Le sfide per il mercato

Il bando di plastiche monouso e il progressivo abbandono di altri prodotti in plastica ha portato operatori di settore a livello europeo ad orientarsi verso altri materiali, come la cellulosa e la lignina.

Un'altra tendenza del mercato è quella di puntare a prodotti riutilizzabili, perseguendo uno dei pilastri del Green Deal europeo, ovvero la promozione dell'economia circolare. In questo filone si innesta l'ecodesign, ovvero la riprogettazione del prodotto affinché lo stesso sia riciclabile, riutilizzabile, riparabile, e mantenga il suo valore anche nel fine vita e in futuri cicli di utilizzo. Nel settore degli imballaggi ci sono già esempi virtuosi di riutilizzo dei prodotti destinati al cibo a domicilio e al commercio elettronico.

Occorre infatti evidenziare che, al di là di come verrà implementata in Italia la direttiva SUP, lo scopo primario del legislatore europeo nel lungo periodo è quello di promuovere un graduale abbandono del modello "usa e getta", in favore di un nuovo sistema che prevenga la produzione di rifiuti, eviti gli sprechi e incentivi il riutilizzo. A tal fine, è bene evidenziare come la SUP preveda già un nuovo sistema di etichettatura degli imballaggi per sensibilizzare gli utenti sul consumo di plastica monouso. È stata infatti introdotta un'etichettatura obbligatoria da applicare su prodotti come filtri di sigaretta, bicchieri di plastica, salviette umidificate e assorbenti, che ricordi al consumatore l'impatto ambientale negativo dell'abbandono di questi rifiuti e indichi il corretto smaltimento.

In attesa di conoscere come il legislatore italiano intenderà recepire la SUP, sembra ormai avviato un percorso di progressivo abbandono della plastica nei beni di pronto consumo. È quindi di cruciale importanza per gli operatori della filiera adattare il proprio processo produttivo a questi cambiamenti e introdurre nuovi modelli di business che puntino al riutilizzo e al riciclo dei prodotti, se del caso investendo nella ricerca di nuovi materiali ecocompatibili.

* a cura di Luca Amicarelli e Stefania Casini, Allen & Overy

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