Lavoro

Lavoratore inviato all’estero, gli adempimenti per la tutela di salute e sicurezza

L’invio del lavoratore all’estero richiede accorgimenti particolari quali la valutazione dei rischi paese, un’adeguata formazione e informazione e la vigilanza continua, anche medica

A business traveler walking through the airport departure area with a suitcase, bright sunlight in background. Generative Ai.

di Iva Ilieva*

Al giorno d’oggi le imprese sono sempre più attente ai vari obblighi di compliance, al welfare e al work-life balance, ma per garantire il benessere dei lavoratori bisogna assicurare, in primo luogo, la loro salute e sicurezza sul lavoro.

Questa esigenza è fortemente sentita a livello sociale e politico. Infatti, il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha ribadito che “La sicurezza sul lavoro è un tema di tutti, che dev’essere affrontato in modo serio, concreto e costruttivo. È anche una preoccupazione e una priorità del governo fin dai primi mesi del suo insediamento”.

Chiaramente i settori più critici e con maggiori rischi sono quelli dell’edilizia, della logistica e dell’agricoltura, ma non bisogna dimenticarsi anche degli obblighi specifici che il datore di lavoro ha nei confronti dei propri dipendenti in caso di loro invio all’estero.

A questo proposito la Società Italiana di Medicina del Lavoro ha pubblicato alcuni mesi fa lelinee guida aggiornate per la gestione dei lavoratori all’estero dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro.

Il documento, il cui scopo principale è quello di fornire indicazioni in merito all’attività del Medico Competente, fornisce molti spunti pratici e utili anche per i datori di lavoro circa la corretta gestione e la tutela della salute dei propri dipendenti. Tale corretta gestione si colloca nell’ambito della più ampia responsabilità datoriale in termini di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Infatti, il datore di lavoro è obbligato non solo al rispetto delle particolari misure imposte dalla legge e dai regolamenti in materia antinfortunistica, ma anche all’adozione di tutte le misure che risultino, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, necessarie a tutelare l’integrità fisica del lavoratore (articolo 2087 c.c.).

Un primo aspetto della gestione della salute e sicurezza dei lavoratori inviati all’estero riguarda la valutazione del rischio paese, ovvero delle condizioni di rischio endemiche di tipo biologico, socioculturale, politico e di sicurezza nello stato estero. Vanno valutati, in questo senso, il microclima, le turbolenze sociopolitiche o gli eventi bellici, così come le disponibilità del servizio sanitario locale.

Oltre a valutare questi rischi generici, si ricorda l’importanza di valutare il rischio per la salute e sicurezza derivante dalle specifiche attività connesse con la mansione, così come dal luogo specifico nel quale verrà svolta l’attività lavorativa.

Altro aspetto fondamentale da considerare è il rischio logistico: bisogna analizzare le infrastrutture con riferimento all’accesso e all’uscita dal paese estero e ai diversi siti lavorativi ivi collocati.

Non va, inoltre, sottovalutato il rischio derivante dal contesto socioculturale, specialmente per le usanze sociali dettate da contesti politici o religiosi, così come da differenze di genere.

Una volta effettuata la valutazione del Rischio Paese, vi è l’obbligo di informativa e formazione specifiche nei confronti del lavoratore e ad eseguire la valutazione del suo stato di salute. In questa occasione il Medico Competente dovrà illustrare al lavoratore anche tutte le vaccinazioni e profilassi richieste per il paese di destinazione e dovrà informarlo circa la presenza o la possibilità di importare eventuali farmaci che assume in maniera abituale. Il datore di lavoro deve, inoltre, informare il lavoratore in merito alle strutture da contattare in caso di necessità di assistenza sanitaria.

Durante la permanenza del lavoratore nello stato estero, il datore di lavoro è tenuto ad implementare un sistema di monitoraggio per assicurare la vigilanza continua e intervenire in caso di necessità.

Al termine del viaggio potrebbe essere necessario visitare il lavoratore e valutare il suo stato di salute, specialmente in caso di sintomi o segni connessi con l’esposizione a rischi ambientali.

In conclusione, è evidente che l’invio del lavoratore all’estero richiede degli accorgimenti particolari nell’ambito della sicurezza sul lavoro, quali la valutazione dei rischi che ne derivano, un’adeguata formazione e informazione e la vigilanza continua, anche medica. Tutto ciò richiede una pianificazione tempestiva e investimento concreto, sia in termini monetari che di tempo, ma la corretta implementazione di tale processo non solo garantirà la tranquillità del datore di lavoro, ma contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo fondamentale e di interesse sociale di tutelare la salute e il benessere dei lavoratori.

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*Iva Ilieva, Associate Partner, Consulente del Lavoro, Rödl & Partner

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