Le Entrate possono stare in giudizio anche con l'avvocato del libero foro
E' necessaria la presenza dell'Avvocatura in questioni molto rilevanti economicamente
Le Entrate - salvi i casi previsti dalla legge - possono farsi rappresentare in giudizio da un avvocato del libero foro. Lo precisa la Cassazione con l'ordinanza n. 31917/22.
I fatti. Nel caso concreto il Fisco ha proposto ricorso contro la sentenza della Commissione tributaria regionale dell'Emilia Romagna che confermava la pronuncia della Commissione tributaria provinciale di Forlì, nel punto ove era stata accolta l'eccezione preliminare della parte contribuente circa l'irritualità di Ade-R (le Entrate) di costituirsi in giudizio mediante avvocato del libero foro.
Precisano gli Ermellini - richiamando un precedente arresto delle Sezioni unite della Cassazione (sentenza n. 30008/2019) – che ai fini della rappresentanza e difesa in giudizio il Fisco, impregiudicata la generale facoltà di avvalersi anche dei propri delegati davanti al tribunale e al giudice di pace, si avvale: 1) dell'Avvocatura dello Stato nei casi previsti come riservati a essa in forza di apposita Convenzione (in vigore tra Entrare e Avvocatura il 5 luglio 2017) oppure ove vengano affrontate questioni di massima importanza o aventi notevoli riflessi economici; 2) avvocati del libero foro, senza bisogno di formalità.
Conclusioni. Nel caso, poi, in cui l'Avvocatura manifesti l'indisponibilità alla difesa, allora l'Agenzia (fatti salvi i casi previsti dalla legge) può affidarsi al patrocinio del libero foro senza bisogno di allegazione e di prova al riguardo, nemmeno nel giudizio di legittimità.