Amministrativo

Le opportunità del PNRR nel settore dei beni culturali

La "cultura", infatti, insieme al turismo, rappresentano il 12% del PIL italiano e generano, rispettivamente, il 6 e il 15% circa dell'occupazione totale

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di Eleonora Schneider *

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedica diversi investimenti alla tutela e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale del nostro Paese, che, oltre a rappresentare un'importante fonte di arricchimento umano, contribuisce in maniera significativa alla crescita economica italiana.

La "cultura", infatti, insieme al turismo, rappresentano il 12% del PIL italiano e generano, rispettivamente, il 6 e il 15% circa dell'occupazione totale.

Per questo motivo, il rilancio del settore culturale, uno dei più colpiti dalla pandemia, è strategico ed è uno dei principali protagonisti degli interventi finanziati dal Piano.

Nello specifico, le risorse destinate alla cultura finanziano investimenti presenti nella Missione 1 ("Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo"), nell'ambito della Componente 3 ("Turismo e cultura") del Piano e vengono stanziate, a seconda dei casi, allo Stato - e, più specificamente, al Ministero della cultura (che si articola in amministrazione centrale e periferica) -, agli enti locali e alle imprese.

Le misure previste dal PNRR - improntate a una filosofia di sostenibilità ambientale e di forte digitalizzazione, nonché di cooperazione fra attori pubblici e privati - mirano a migliorare l'accessibilità dei siti culturali, attraverso la rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura; ad aumentare l'efficienza energetica delle sedi culturali (come cinema, teatri, musei e luoghi della cultura); a rafforzare la coesione territoriale, promuovendo al contempo anche l'attrattività dei piccoli centri (ad esempio, i borghi), tutelando e valorizzando altresì l'architettura e del paesaggio rurale, nonché l'identità di luoghi (parchi e giardini storici).

Si mira poi a potenziare lo sviluppo dell'industria cinematografica (si veda il Progetto Cinecittà), la sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio culturale del Fondo Edifici di culto (FEC) e siti di ricovero per le opere d'arte (cd. Recovery Art), Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde.

A tali progetti di investimento si affianca l'investimento Caput Mundi-Next Generation EU per grandi eventi turistici, a titolarità del Ministero del turismo, le cui risorse saranno destinate anche alla rigenerazione e restauro del patrimonio culturale.

Il potenziamento e l'ammodernamento dell'offerta culturale, peraltro, genera significative ricadute occupazionali in un settore a forte presenza giovanile e femminile, traducendosi, così, in importanti interventi per il raggiungimento dei target generazionali e di genere del Piano.

A favore degli interventi della Missione 1, Componente 3, del Piano sono inoltre stanziati ulteriori 1,455 miliardi di euro dal Fondo complementare al PNRR (istituito dal D.L. 59/2021 convertito, con modificazioni, dalla legge 101 del 2021), destinati a un Piano di investimenti strategici su siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali.

In tale contesto, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo "Invitalia" supporta il Governo nella realizzazione degli obiettivi del PNRR, collaborando con le principali Amministrazioni centrali e locali nel pianificare e attuare gli interventi strategici per l'Italia e mettendo a disposizione le competenze necessarie all'accelerazione degli investimenti pubblici.

Invitalia, quindi, supporta anche il Ministero della Cultura nelle procedure di gara per la digitalizzazione del patrimonio culturale (si tratta del progetto di digitalizzazione del fondo dei microfilm di manoscritti più grande d'Italia, del valore complessivo di 9,2 milioni di euro e che costituisce uno degli interventi più significativi mai condotti prima nel settore dei manoscritti, per rendere accessibile e fruibile a tutti il patrimonio delle biblioteche italiane per mezzo di riproduzioni digitali) e l'attuazione del "Piano di investimenti strategici sui siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali" (ovvero 6 procedure di gara per accordi quadro del valore di 865 milioni di euro).

Per il Mic l'Agenzia gestisce, inoltre, l'incentivo "Transizione digitale organismi culturali e creativi" (TOCC), che favorisce l'innovazione e la digitalizzazione delle micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e no profit (una dotazione finanziaria di 115 milioni di euro per le micro e piccole imprese, in forma societaria di capitali o di persone, incluse le società cooperative, le associazioni non riconosciute, le fondazioni, le organizzazioni dotate di personalità giuridica no profit, nonché agli Enti del Terzo settore, iscritti o in corso di iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore "RUNTS", che risultino costituiti al 31 dicembre 2020 e che operino nei settori culturali e creativi e nei seguenti ambiti di intervento: musica; audiovisivo e radio; moda; architettura e design; arti visive; spettacolo dal vivo e festival; patrimonio culturale materiale e immateriale; artigianato artistico; editoria, libri e letteratura e area interdisciplinare).

Lo strumento dell'Accordo Quadro costituisce un valido supporto alla governance dell'intervento PNRR: permette di avviare contestualmente tutte le procedure d'appalto relative alle fasi prestazionali utili all'attuazione dell'intervento e, al tempo stesso, consente agli operatori economici di organizzare per tempo l'offerta (sub-fornitori, materiali, ecc.), a fronte di una domanda ingente e simultanea. Tutti i dettagli sono disponibili sulla sezione Gare Telematiche del sito web di Invitalia.

Tuttavia, è evidente che i processi sono ancora in corso e devono fare necessariamente i conti con altri elementi come le difficoltà che il Ministero della cultura riscontra con le proprie strutture periferiche in termini di relazioni e di coordinamento e la non fluida esperienza della cooperazione con regioni e sistemi locali.

Si tratta di progetti complessi, lunghi, talvolta costosi e che, per loro natura, devono essere condivisi e partecipati. Inoltre, la tutela e gestione del patrimonio culturale sono caratterizzate da costi crescenti a causa dell'incremento della quantità di patrimonio dovuta al trascorrere del tempo e all'inclusione di nuove tipologie di patrimonio.

È in ragione di tale complessità che si avverte l'esigenza di assegnare specifiche risorse alla progettualità integrata in campo culturale che ha tra i suoi obiettivi non secondari il reale ed effettivo sviluppo del Partenariato Pubblico-Privato (PPP).

In un'epoca in cui la ridefinizione dei confini dell'intervento pubblico è sempre più impellente, il Partenariato Pubblico Privato, e in primis il suo principale strumento, il Project financing, diviene una leva operativa importante in grado di generare significativo valore sia per il settore pubblico sia per i partner privati.

Purtroppo, il ricorso al PPP viene ancora oggi sottovalutato, tanto dall'amministrazione pubblica tanto dai privati e non solo nel settore culturale, rimanendo uno dei punti più deboli dell'esperienza degli apparati ministeriali, sebbene il PNRR e lo stesso legislatore, su spinta euro-unitaria, ne enfatizzino invece il rilievo.

Il Piano, infatti, indica espressamente il PPP e, nello specifico, il project financing come il "catalizzatore" adatto per la ripresa del nostro Paese, capace di contribuire al decollo dell'infrastrutturazione.

E in effetti, le operazioni di PPP finanziate dal PNRR possono realmente garantire, grazie agli investimenti privati, un effetto moltiplicatore per la ripresa; la cooperazione e la condivisione di responsabilità fra il settore privato e pubblico possano portare a modelli di successo in cui i partner privati possono svolgere un ruolo stimolante; allo stesso modo, l'attenzione alla cultura rappresenta un'importante opportunità per sfruttare al meglio, in tutti i territori e in tutti i comparti, il patrimonio unico del nostro Paese e per evidenziare la sostenibilità di questi investimenti e il loro rilievo economico, oltre che sociale.

Al contempo vi è l'opportunità di creare politiche culturali e nuovi modelli organizzativi e di gestione della cultura attraverso un processo di mutamento caratterizzato da un'evoluzione del concetto stesso di "cultura", dal cambiamento del ruolo del settore pubblico mediante una effettiva de-burocratizzazione procedurale e regolamentare e da un nuovo, più attivo ruolo per il settore privato.

A fronte dell'attrattività indiscussa delle forme del PPP, l'esperienza di questi anni insegna, tuttavia, che lo strumento è delicato e richiede specifiche competenze per evitare che possa rivelarsi un boomerang sia per gli operatori pubblici sia per quelli privati.

*a cura dell'Avv. Eleonora Schneider di Lipani Catricalà & Partners

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