Amministrativo

Le prospettive nazionali di gestione dei rifiuti tessili

Dal 20 dicembre 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha posto in consultazione un nuovo Schema di regolamento per promuovere il riutilizzo e incoraggiare le imprese a dare priorità al riciclaggio delle fibre tessili

I prodotti tessili giunti a fine-vita hanno un impatto molto rilevante sull’ambiente, anche a causa sia del recente trend del “ fast fashion ” che sta provocando un aumento della loro quantità sia della cattiva gestione della filiera tessile in generale.

Non a caso la Strategia dell’Unione Europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari, presentata a marzo 2022 dalla Commissione e adottata con risoluzione del Parlamento europeo a giugno 2023 , si prefigge di promuovere nuovi modelli commerciali e combattere proprio il fast fashion, quale fenomeno caratterizzato dalla creazione incessante di indumenti di bassa qualità.

Secondo quanto riportato da ricerche e studi, a livello comunitario, i rifiuti tessili vengono in (gran) parte inceneriti o smaltiti nelle discariche e il 78% degli stessi non entra nel circuito della raccolta differenziata, venendo scartato con i rifiuti domestici misti.

I prodotti tessili che vengono raccolti separatamente sono invece inviati a impianti di selezione, affinché siano suddivisi tra riutilizzabili e riciclabili. Tuttavia, molti tessuti - smistati e non - vengono comunque esportati e il riutilizzo nell’UE è stimato intorno all’8% (la cosiddetta “crema”, ossia i tessuti di valore).

Emerge quindi con evidenza come la gestione dei beni tessili nella loro fase post-consumo rivesta un’importanza cruciale per ridurne l’effetto dannoso sull’ambiente, con conseguente necessità di potenziamento del sistema di riuso e riciclo.

Per quanto riguarda l’Italia, occorre premettere innanzitutto che, grazie al recepimento della Direttiva europea 851/2018, è stato introdotto l’obbligo della raccolta differenziata per le frazioni tessili già a partire dal 1° gennaio 2022 , in anticipo rispetto alla decorrenza prevista dalla norma europea, che fissa il 1° gennaio 2025 come scadenza ultima .

Tale raccolta, ad oggi, avviene soprattutto tramite il conferimento presso i noti cassonetti stradali, gestiti prevalentemente da enti del terzo settore, specializzati nella raccolta dell’abbigliamento usato ai fini di riuso e riciclo.

I rifiuti tessili transitano così presso gli impianti della selezione (appositamente autorizzati per questo tipo di attività dalle autorità competenti), ove avviene il trattamento che consente la “ cessazione della qualifica di rifiuto ” delle raccolte, ossia la trasformazione dei rifiuti in “ End-of-Waste ”, o EoW, ossia nuovi prodotti derivanti da rifiuti.

Vale la pena brevemente ricordare che, secondo la normativa italiana di derivazione europea (l’art. 184-ter del D.lgs. 152/2006 che recepisce l’art. 6, par. 1, della Direttiva 98/2008/CE) i rifiuti possono diventare EoW solo se vi sia una norma di settore, nazionale o europea, che ne disciplina le condizioni di recupero (come, ad esempio, accade per il settore della carta, della gomma derivante da pneumatici ecc.), ovvero mediante un procedimento caso per caso stabilito dalle autorità competente su istanza dell’interessato.

Attualmente, non esistono norme contenenti criteri nazionali specifici per il riconoscimento dello status di EoW per i tessili, e tale carenza rallenta sicuramente eventuali iniziative per il recupero di tali rifiuti.

Il settore tessile è peraltro fortemente interessato dall’ulteriore fenomeno della moda di seconda mano; negli ultimi anni si è sviluppato infatti un florido mercato di vendita di prodotti usati tra privati, con vendite fisiche ma soprattutto on line mediante piattaforme di scambio dedicate. I beni di seconda mano sono peraltro recentemente rientrati all’interno delle previsioni del Codice del Consumo che li ha equiparati a prodotti nuovi sotto importanti profili. Resterà da comprendere se i giudici italiani seguiranno tale impostazione escludendo definitivamente i beni di seconda mano dall’ambito di applicazione dei rifiuti. Questi ultimi, infatti, restano definiti a livello europeo come “sostanze o gli oggetti che derivano da attività umane o da cicli naturali, di cui il detentore si disfi o abbia deciso [….] di disfarsi” con evidente sovrapposizione del loro regime con quello applicabile a beni di seconda mano.

Ancora, si ricorda che nell’ambito del PNRR sono state destinate specifiche risorse allo sviluppo dei c.d. “Textile Hubs ossia gli impianti per il riciclo dei rifiuti tessili.

Per concludere segnaliamo che, dal 20 dicembre 2023, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha posto in consultazione un nuovo Schema di regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuti tessili, con lo scopo finale di promuovere il mercato del riutilizzo e incoraggiare le imprese a dare priorità al riciclaggio delle fibre tessili.

Tale Schema stabilisce

  • i flussi di rifiuti interessati,
  • i criteri di conformità ai fini della cessazione della qualifica di rifiuto,
  • gli scopi specifici di utilizzabilità e gli obblighi documentali.

L’adozione della suddetta norma, nelle intenzioni del Ministero, potrà consentire di intercettare e gestire un maggior flusso di rifiuti provenienti da un “ settore strategico e prioritario per l’economia nazionale ”.

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*A cura degli Avv.ti Giovanna Landi e Ludovica Delia Nosengo, studio legale Landilex

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