Licenziamenti collettivi: il datore deve trovare un ricollocamento nella succursale vicina
Ricade, sempre, sull'imprenditore l'onere di spiegare perché la misura ha riguardato una parte dell'azienda
Il licenziamento collettivo è legittimo solo se il datore spiega le ragioni che hanno portato a cessare il rapporto di lavoro con una parte sola di impiegati. L'imprenditore, inoltre, deve cercare di evitare in tutti i modi di recedere dal rapporto lavorativo, considerando la possibilità di trasferire i lavoratori da licenziare presso una succursale nelle vicinanze. Lo precisa la Cassazione con l'ordinanza n. 34417/21.
La fattispecie. Venendo al caso concreto in un contenzioso per licenziamento collettivo erano state indicate le ragioni che giustificavano la limitazione dei lavoratori da licenziare (ai soli addetti alle unità produttive dell'area di Firenze) e non anche le ragioni che impedivano di ovviare ai licenziamenti con il trasferimento dei dipendenti in esubero nell'unità di Nusco, sebbene anche in quest'ultima esistesse un reparto di assemblaggio con lavoratori di analogo profilo professionale. Gli Ermellini, poi, hanno rilevato che "in tema di licenziamento collettivo per riduzione di personale, qualora il progetto di ristrutturazione si riferisca in modo esclusivo ad unità produttiva, le esigenze di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 223/1991, riferite al complesso aziendale possono costituire criterio esclusivo nella determinazione della platea dei lavoratori da licenziare, purché il datore indichi sia le ragioni che limitino i licenziamenti ai dipendenti dell'unità o settore in questione, sia le ragioni per cui non ritenga di ovviarvi con il trasferimento a unità produttive vicine, ciò al fine di consentire alle organizzazioni sindacali di verificare l'effettiva necessità dei programmati licenziamenti". Punto dunque a favore dei dipendenti.