Penale

Maltrattamenti, arresto in semi flagranza se la vittima ha segni sul collo e denuncia violenze abituali

Il Gip non aveva invece convalidato l’arresto operato dalla polizia in quanto a suo avviso erano emersi solo elementi del reato di percosse anche per la riscontrata situazione di calma apparente nell’abitazione

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di Paola Rossi

La legittimità dell’arresto in semi flagranza, per il reato di maltrattamenti in famiglia, può ben fondarsi sulle rilevate tracce rosse sul collo della persona offesa, da parte degli agenti che accedono sulla scena familiare, al loro ingresso nell’abitazione dove si svolge la convivenza.

La Corte di cassazione - con la sentenza n. 30316/2024 - ha annullato senza rinvio l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari che non aveva convalidato l’arresto dell’uomo imputabile di maltrattamenti in famiglia, tra l’altro aggravati in base all’accusa di averli commessi in danno della compagna, alla presenza del figlio minore. Accusa contenuta nella querela della donna e raccolta dagli agenti al momento del controllo nell’abitazione. Il controllo di Polizia era stato provocato dall’allerta data dalla sorella della vittima dopo aver ricevuto la telefonata dell’uomo che minacciava “di far fuori” la compagna. L’uomo veniva arrestato a causa dei riscontrati segni di violenza e delle affermazioni della donna di aver da anni subito violenze sistematiche davanti al figlio. Arresto eseguito nonostante la situazione di calma apparente riscontrata dagli agenti.

Elementi del reato di percosse o maltrattamenti
Ciò che rileva - secondo la Cassazione - ai fini della convalida dell’arresto eseguito dalla Polizia sono una serie di rilievi effettuati dai verbalizzanti nell’immediatezza dell’accesso nella casa:
- calma apparente in un appartamento che non dava però alcun riscontro di tale calma, anzi la smentiva;
- l’aria dimessa della presumibile parte offesa che presentava forti rossori nella zona del collo e che contestualmente affermava, nella querela raccolta dagli agenti, di essere vittima di percosse e continue offese da parte del compagno e alla presenza del loro figlio minore.

A fronte di tali “segnali” la Cassazione boccia il ragionamento del Gip secondo cui al momento dell’arresto avvenuto in semi flagranza (cioè quando il reato si è appena consumato) non fosse configurabile più del reato di percosse che è appunto reato che non lo consente.

Infatti, il Gip aveva disposto solo il divieto di avvicinamento alla parte offesa querelante, garantito anche dall’uso del braccialetto elettronico. La Cassazione ritenendo invece erroneo il ragionamento del Gip che non aveva ravvisato gli elementi di accusa per il reato ex articolo 572 del Codice penale per cui è previsto l’arresto obbligatorio del convivente maltrattante

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