Comunitario e Internazionale

Moda e sostenibilità: verso un’industria tessile più sostenibile

L’impatto della Strategia Europea in Italia e la conformità alla legislazione sul Greenwashing

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intrapreso un percorso ambizioso per rendere il settore tessile più sostenibile ed efficiente, modificando e adottando normative volte a promuovere la produzione circolare e ridurre l’impatto ambientale. Contestualmente, per contrastare pratiche ingannevoli come il Greenwashing, sono state introdotte direttive specifiche che impongono alle aziende una maggiore trasparenza nella comunicazione delle caratteristiche sostenibili dei loro prodotti e servizi.

La Strategia Europea per un settore tessile sostenibile

Tra le principali novità introdotte, vi è la Responsabilità Estesa del Produttore (REP o EPR). La proposta di modifica della Direttiva quadro sui rifiuti introduce l’obbligo per i produttori di assumersi la responsabilità del fine vita dei loro prodotti tessili. In Italia, il decreto attuativo è ancora in fase di adozione, mentre in Francia un sistema analogo esiste già dal 2017 grazie alla legge AGEC.

Un’altra innovazione significativa è il Passaporto Digitale per i Prodotti. Il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (ESPR) prevede l’introduzione del passaporto per i prodotti tessili, contenente informazioni sulla composizione del prodotto, sulla sua produzione e sul suo fine vita. Questo strumento aiuterà i consumatori a fare scelte informate e faciliterà il riciclo dei materiali.

Inoltre, sono già in vigore norme anti-deforestazione e sulla spedizione dei rifiuti. Queste vietano la commercializzazione di prodotti tessili provenienti da foreste abbattute illegalmente e regolano la spedizione dei rifiuti tessili, con l’obiettivo di ridurre le spedizioni problematiche al di fuori dell’UE e aggiornare le procedure di spedizione in linea con gli obiettivi dell’economia circolare.

Un’altra misura importante è l’inclusione del settore tessile nella Tassonomia UE per le attività sostenibili. Questa iniziativa mira a classificare le attività economiche sostenibili, incentivando investimenti verdi nel settore tessile.

Ulteriori adempimenti previsti riguardano diverse aree, tra cui l’etichettatura dei prodotti tessili, i criteri Ecolabel per tessili e calzature, la revisione del regolamento REACH, la direttiva sulle emissioni industriali e la direttiva sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio.

Infine, è in preparazione una proposta di regolamento europeo per aumentare la trasparenza dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance).

Le misure adottate avranno un impatto significativo in Italia, dove le aziende tessili dovranno adattarsi alle nuove normative e investire in processi di produzione più sostenibili.

È importante sottolineare che il recepimento e l’attuazione delle direttive europee in Italia è un processo in corso. Le aziende del settore tessile devono rimanere informate sugli ultimi sviluppi e prepararsi ad adeguarsi alle nuove normative

Conformità alla legislazione sul Greenwashing

Per Greenwashing si intende la pratica di comunicazione e marketing con cui un’impresa cerca di attirare clienti/consumatori attraverso messaggi che promuovono caratteristiche di sostenibilità dei propri prodotti e servizi, o dell’impresa stessa, in modo non veritiero. Tale pratica mina la fiducia dei consumatori e ostacola la transizione verso un futuro più sostenibile. Per contrastare questo fenomeno, l’Unione Europea ha introdotto nuove Direttive che impongono alle aziende di comunicare in modo trasparente e veritiero le caratteristiche ecologiche dei loro prodotti e servizi.

In particolare, la Direttiva “Empowering Consumers for the Green Transition”, in vigore dal 26 marzo 2024, proibisce pratiche che inducono i consumatori a prendere decisioni basate su informazioni di sostenibilità fuorvianti. Inoltre, la Direttiva “Green Claims”, approvata in prima lettura il 12 marzo 2024, mira a definire criteri chiari per le pubblicità ecologiche e facilitare il controllo da parte delle autorità competenti.

In Italia la prima pronuncia in materia di Greenwashing, che ha inquadrato tale fenomeno nella fattispecie della concorrenza sleale (art. 2598 c.c.), è rappresentata da un’ordinanza cautelare del Tribunale di Gorizia del 2021, emessa contro un’azienda nel settore tessile su ricorso di un concorrente. L’ordinanza è stata in seguito annullata dallo stesso Tribunale in sede di reclamo, apparentemente per mancanza del requisito dell’urgenza. Rimane comunque interessante il ragionamento del Tribunale alla base dell’Ordinanza, che aveva inibito all’azienda convenuta con effetto immediato, in via diretta e indiretta, la diffusione di messaggi pubblicitari “green” ritenuti ingannevoli, in qualsiasi forma ed in qualsiasi contesto e sito.

In tema di tutela dell’ambiente il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale prevede, all’art. 12, che la comunicazione commerciale che dichiari o evochi benefici di carattere ambientale o ecologico deve basarsi su dati veritieri, pertinenti e scientificamente verificabili.

Merita inoltre richiamare alcuni esempi di Greenwashing nel settore della moda, che evidenziano le pratiche ingannevoli di alcune aziende del settore moda.

Un caso riguarda un noto marchio, in relazione a cui l’autorità olandese per i consumatori ha denunciato l’uso di affermazioni ingannevoli sulla sostenibilità dei suoi prodotti (Autoriteit Consument & Markt, 19 agosto 2022, ACM/UIT/ 583382).

Altro caso concerne un marchio di prodotti sportivi, che la giuria francese sulla deontologia in materia pubblicitaria ha condannato per aver esagerato l’impatto ecologico positivo delle sue iniziative (Jury de déontologie publicitaire, 9 agosto 2021, 756/21).

Per conformarsi alle nuove direttive sul Greenwashing, le aziende dovranno adottare un approccio rigoroso e trasparente nella comunicazione ecologica, basando le affermazioni su prove concrete e verificabili, evitando termini vaghi o ambigui, e rendendo facilmente accessibili le informazioni sulla sostenibilità dei prodotti e servizi. Inoltre, le aziende dovranno essere pronte a subire controlli da parte delle autorità competenti.

Conclusioni

Essere conformi rispetto alle normative della Strategia Europea e a quelle relative al Greenwashing non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche un’opportunità per le imprese che sapranno innovare e cogliere le sfide della transizione ecologica, nonché la possibilità di guadagnare la fiducia dei consumatori e rafforzare la propria reputazione come attori responsabili nel panorama economico. La collaborazione tra tutti gli attori della filiera della moda, e in particolare di quella tessile (imprese, sindacati, associazioni di categoria, istituzioni) è essenziale per affrontare le sfide della transizione ecologica e costruire un futuro più sostenibile per l’industria della moda e tessile italiana.

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* A cura di Alessia Oddone Wales, Costanza Bianchi e Lola Garnier - CastaldiPartners

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