Penale

Nella riforma penale la sfida per riparare il dolore delle vittime

Entro fine marzo la bozza: incontri con l’autore del reato e mediazioni, già sperimentati in tanti progetti, entreranno nell’ordinamento

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Far incontrare l’autore del reato e la sua vittima. Per spiegarsi, con l’aiuto di mediatori penali e facilitatori, riconoscere le motivazioni dell’uno e il dolore dell’altro, fare (o ricevere) delle scuse. E arrivare a dare un senso a quello che è accaduto e, in qualche modo, a superarlo. È la sfida della giustizia riparativa, il modello di risoluzione dei conflitti che tiene in considerazione non solo il reo, ma anche la vittima, i suoi diritti e il suo dolore.

Come la ragazzina maltrattata dai compagni che l’accusano di portare sfortuna che incontra uno dei suoi persecutori per riceverne le scuse. O il piromane (condannato) di Sarno, in provincia di Salerno, che, a fine pena, si confronta con sindaco e cittadini.

Sono vicende emerse da alcuni dei progetti finanziati dal ministero della Giustizia, che da anni lavora per diffondere la cultura della giustizia riparativa: una chance nata nell’ambito della giustizia minorile ma che si sta allargando alla sfera degli adulti, finora utilizzata a macchia di leopardo e in assenza di norme specifiche.

Carenze che la ministra della Giustizia Marta Cartabia vuole colmare: la riforma del processo penale (legge 134 del 2021), da lei voluta, delega il Governo a stabilire una «disciplina organica» in linea con la direttiva Ue 2012/29: dalle definizioni all’accesso, che prescinde dal tipo e dalla gravità del reato ed è possibile in ogni fase del procedimento e dell’esecuzione della pena, oltre ai nodi dell’accreditamento e della formazione dei mediatori.

I progetti

«La giustizia riparativa non è un’utopia ma nasce dalle esperienze concrete già avvenute in molti Stati», ha detto Cartabia chiudendo la Conferenza dei ministri della Giustizia del Consiglio d’Europa, la prima del semestre di presidenza italiana, che si è tenuta a Venezia lo scorso dicembre ed è stata dedicata proprio alla giustizia riparativa, a prova del fatto che il tema sia una priorità per la ministra.

In Italia, le «Linee di indirizzo in materia di giustizia riparativa» elaborate nel 2019 dal Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, diretto da Gemma Tuccillo, hanno dato una cornice ai programmi di giustizia riparativa, per favorire la loro omogeneità. Nei servizi territoriali (uffici interdistrettuali per l’esecuzione penale esterna e centri per la giustizia minorile) il Dipartimento ha censito 16 progetti finanziati e realizzati nel 2019, 48 nel 2020 e 57 nel 2021. Spesso vengono realizzati nell’ambito della messa alla prova, uno strumento creato per i minorenni ma dal 2014 esteso agli adulti, che permette di estinguere i reati meno gravi (la riforma penale ne amplia il raggio d’azione) effettuando attività gratuite che possono includere la riparazione del danno. Inoltre, il Dipartimento ha finanziato 17 progetti l’anno nel 2019, 2020 e 2021 negli istituti penali per minorenni.

Questi percorsi rappresentano comunque solo una parte dell’universo della giustizia riparativa. Ci sono infatti anche quelli organizzati e finanziati da enti locali o fondazioni. Ad esempio, l’ufficio di mediazione penale del Comune di Milano (fra i primi in Italia), nel 2021 ha seguito 43 mediazioni reo-vittima, che hanno coinvolto 131 persone (73 rei e 56 vittime).

Le prospettive

L’attuazione della riforma penale, a cui sta lavorando un gruppo di esperti nominati dal ministero, punta a mettere a sistema queste esperienze e a redigere una disciplina organica. «È un compito enorme - dice Adolfo Ceretti che coordina il gruppo - perché a differenza degli altri settori partiamo da zero. Tranne che per la definizione di vittima, i principi indicati dalla delega sono programmatici. Faremo delle audizioni sia con chi lavora sul territorio che con soggetti istituzionali». La bozza di decreto legislativo è attesa entro il 31 marzo.

«L’Italia ha elaborato esperienze significative in tema di giustizia riparativa nonostante la mancanza di norme ad hoc perché le disposizioni attuali hanno maglie abbastanza larghe per consentirle - spiega Grazia Mannozzi, componente del gruppo di lavoro -. Ma ora è tempo di stabilire una normativa organica». Tra i nodi da sciogliere l’istituzione dei centri di giustizia riparativa, l’accreditamento di quelli già esistenti e la formazione dei mediatori, ora senza regole e su cui va trovata una sintesi tra le visioni dei centri di mediazione e delle università. «Serve cautela - osserva Mannozzi - non possiamo perdere la sfida perché i mediatori non saranno formati adeguatamente».

Un altro punto da segnare perché la giustizia riparativa decolli davvero è quello del personale: con la legge di Bilancio è stato approvato un ordine del giorno per rafforzare gli organici degli Uffici esecuzione penale esterna. Ora la sfida è tradurlo in realtà.


IN PILLOLE

Di cosa si tratta
Approccio che pone al centro le vittime

Mentre la giustizia tradizionale si concentra sull’autore del reato (pena e recupero) la giustizia riparativa pone al centro la vittima e la sua sofferenza e punta a ricucire rapporti lacerati e arrivare a una riparazione globale del danno (non economica ma emotiva e sociale). Si concretizza in procedimenti riservati e condotti con l'accordo dei partecipanti, nei quali le vittime possano esprimere le loro emozioni negative e gli autori dei reati rendersi conto del dolore causato. Elementi fondamentali sono partecipazione attiva e coinvolgimento della comunità.

Gli strumenti
Incontri con l’aiuto dei mediatori penali
I protagonisti dei programmi di giustizia riparativa sono le parti (gli autori dei reati e le vittime), che sono assistite da figure professionali (mediatori penali e facilitatori). Gli strumenti utilizzati includono gli incontri di mediazione tra gli autori dei reati e le vittime (anche indiretti, tramite i mediatori), le scuse formali rivolte dal reo alla vittima (spesso scritte), gli incontri tra le vittime e gli autori di reati analoghi a quello subito e i gruppi di discussione estesi ai gruppi familiari e anche all'intera comunità.

Dal ministero
In tre anni attivati 172 progetti
Lo sviluppo di percorsi di giustizia riparativa è da tempo una priorità per il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, che, con la direttiva 2340 del 2017, ha definito gli ambiti e i servizi entro cui far crescere questo modello e, con le linee di indirizzo del 2019, ha dato una cornice per favorire l’omogeneità dei progetti.Dal 2019 al 2021 sono stati 172 progetti di giustizia riparativa realizzati con i fondi del ministero: 121 nei centri per la giustizia minorile e negli uffici di esecuzione penale esterna e 51 negli istituti penali per i minorenni.

La riforma
Accesso a largo raggio e volontarietà
La legge 134/2021 di riforma del processo penale fissa per la prima volta i principi e i criteri direttivi per l'introduzione di una disciplina organica. L’attuazione spetta ai decreti legislativi che dovranno essere varati entro il 19 ottobre 2022. Fra i principi fissati dalla delega: la possibilità di accesso sia durante il procedimento che l'esecuzione della pena, l'affidamento all'autorità giudiziaria dell'iniziativa, l’assenza di preclusioni in base alla tipologia alla gravità del reato, la necessità del consenso informato della vittima e dell'autore del reato.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©