Comunitario e Internazionale

Non va radiato l’avvocato anche se dà dell’incapace a un giudice della Corte

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di Marina Castellaneta

La sospensione dall’esercizio della professione di un avvocato che durante un convegno esprime critiche e sospetti sull’arresto effettuato dalla polizia di un ragazzo, morto il giorno dopo il fermo, è contraria alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. È la Corte di Strasburgo a tornare sul diritto alla libertà di espressione e di critica degli avvocati con una sentenza di condanna all’Azerbaijan (ricorsi n. 8024/12 e n. 28198/15), i cui principi servono alle autorità nazionali di tutti gli Stati parti della Convenzione per interpretare e applicare correttamente i diritti convenzionali. La Corte, inoltre, ha precisato che il buon funzionamento della giustizia può essere assicurato solo garantendo il principio del rispetto reciproco tra giudici e avvocati che hanno un ruolo centrale nell’amministrazione della giustizia.

Il caso
Questi i fatti. Un avvocato, specializzato nella tutela dei diritti umani, durante un convegno, aveva segnalato il caso di un giovane morto mentre era in custodia della polizia. La stampa aveva ripreso le sue critiche e il capo della polizia lo aveva denunciato per diffamazione. I giudici nazionali avevano archiviato il caso mentre il procedimento disciplinare era andato avanti e si era chiuso con la sospensione dall’esercizio della professione per un anno. Non solo. Il legale dopo qualche anno era stato radiato perché, nel corso della difesa di un dissidente politico, aveva espresso alcune opinioni in aula sul funzionamento della giustizia nel suo Paese e su un giudice. I suoi ricorsi interni erano stati respinti.

Il ricorso
Di qui il ricorso a Strasburgo, che gli ha dato ragione. Prima di tutto – osserva la Corte – le dichiarazioni di un avvocato su un episodio che ha al centro un individuo morto il giorno dopo l’arresto non costituiscono alcuna violazione dell’obbligo di confidenzialità tra cliente e legale, anche se la madre della vittima aveva affidato all’avvocato, successivamente, la rappresentanza in giudizio. Inoltre, gli stessi familiari della vittima avevano mostrato prove sulle torture subite dal figlio mentre era stato arrestato. Tuttavia, nel momento in cui l’avvocato aveva reso le sue dichiarazioni non era ancora il legale della madre della vittima e, quindi, era impossibile violare obblighi di confidenzialità. Certa, quindi, la violazione da parte dello Stato in causa del diritto alla libertà di espressione dell’avvocato ricorrente a Strasburgo.

Niente radiazione
Per quanto riguarda la radiazione, la Corte europea bacchetta i giudici nazionali che non hanno affatto provato in che modo il legale avesse offeso un giudice interno o la reputazione dell’intero sistema giudiziario. La Corte, inoltre, richiama l’Ordine professionale degli avvocati ad agire in modo indipendente e ad assicurare la tutela dei diritti umani. Certo, gli avvocati non possono insultare i membri del collegio giudicante: le accuse di incapacità verso un giudice erano pesanti, ma la sanzione della radiazione non è stata proporzionata e non ha tenuto conto che le dichiarazioni erano state rese dal legale in un’aula e nella qualità di difensore del proprio cliente.

Case of Bagirov v. Azerbaijan

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