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Omnibus simplification package, quale futuro per il climate change litigation?

La rimozione delle regole uniformi per le azioni di danno e la responsabilità civile potrebbe rendere più difficile per le vittime di violazioni ambientali avviare azioni contro le imprese

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di Marco Lupoli*

La Commissione Europea ha recentemente proposto una serie di modifiche alla Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità delle Imprese (CSDDD), con l’obiettivo di semplificare gli obblighi di conformità e ridurre i costi per le imprese. Questi cambiamenti potrebbero avere un impatto rilevante sui potenziali contenziosi che rientrano nel filone della cd. “climate change litigation”.

Le principali modifiche alla CSDDD includono il posticipo di un anno, fino al 26 luglio 2028, del termine per la trasposizione e la prima fase di applicazione dei requisiti di due diligence di sostenibilità, che coprono le imprese più grandi. Nel frattempo, le linee guida necessarie della Commissione saranno anticipate a luglio 2026, permettendo alle imprese una chiara visione delle buone pratiche cui conformarsi nel periodo transitori.

Un altro cambiamento significativo riguarda la limitazione dell’obbligo di condurre valutazioni approfondite degli impatti negativi che si verificano o possono verificarsi in catene del valore complesse a livello di partner commerciali indiretti. Le imprese saranno tenute a effettuare una due diligence completa rispetto alla catena del valore oltre il partner commerciale diretto solo nei casi in cui abbiano informazioni plausibili che suggeriscono che gli impatti negativi siano sorti o possano sorgere a un livello successivo.

L’allungamento dell’obbligo di rivalutazione periodica (che passa da uno a cinque anni) è un ulteriore aspetto che potrebbe alleggerire significativamente il carico burocratico sulle catene di fornitura, lasciando alle imprese l’onere di valutare l’implementazione delle proprie misure di due diligence e aggiornarle ogni volta che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che le misure non siano più adeguate o efficaci. Inoltre, gli obblighi di coinvolgimento degli stakeholder saranno semplificati, così come non vi sarà più uno specifico obbligo di risolvere la relazione contrattuale con i propri fornitori in caso di violazione.

Una delle modifiche più controverse riguarda l’eliminazione delle condizioni armonizzate dell’UE per la responsabilità civile e la revoca degli obblighi degli Stati membri riguardo alle azioni rappresentative da parte dei sindacati o delle ONG. La regolamentazione delle condizioni specifiche di responsabilità sarà lasciata alle leggi nazionali degli Stati membri, creando un panorama giuridico frammentato con differenze significative tra i vari paesi.

Inoltre, i requisiti sull’adozione di piani di transizione per la mitigazione del clima saranno allineati con la CSRD, con la rimozione degli obblighi di attuazione in capo alle imprese dei piani per il rispetto degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La versione originale della CSDDD prevedeva che le imprese dovessero mettere in atto piani di transizione per allineare il loro modello di business agli obiettivi di limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C. La proposta di modifica elimina questo obbligo, riducendo la responsabilità delle imprese rispetto al cambiamento climatico.

Le modifiche proposte alla CSDDD potrebbero avere un impatto significativo sulla climate change litigation. La rimozione delle regole uniformi per le azioni di danno e la responsabilità civile potrebbe rendere più difficile per le vittime di violazioni ambientali avviare azioni contro le imprese.

In particolare, se la proposta della Commissione europea fosse integralmente accolta, verrebbe meno l’esistenza di un obbligo giuridico azionabile in capo a singole imprese rispetto all’adeguamento delle proprie condotte imprenditoriali in un’ottica di conseguimento degli obiettivi di limitazione del riscaldamento globale.

Si tratta della base giuridica che sulla base di recente giurisprudenza è stata ritenuta indispensabile per l’accoglimento delle domande risarcitorie formulate nei confronti di singole imprese. Si pensi alla recente decisione della Corte d’Appello de l’Aia che ha annullato la nota sentenza nel caso Milieudefensie proprio argomentando che il target di riduzione delle emissioni stabilito dall’IPCC e dal COP26 non fosse applicabile direttamente alle singole imprese, pur riconoscendo una generale responsabilità condivisa tra stati e privati nella riduzione delle emissioni dei gas climalteranti.

Le modifiche proposte alla CSDDD rappresentano un tentativo di bilanciare la necessità di promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale delle imprese con l’esigenza di tutelare la competitività delle imprese UE riducendo il carico burocratico e proteggendole dal rischio di potenziali contenziosi massivi. Tuttavia, queste modifiche, anche alla luce di un indebolimento dell’impianto sanzionatorio originariamente previsto e delle numerose critiche da parte della società civile per la scarsa trasparenza percepita nel processo di revisione, potrebbero incoraggiare l’attivismo dei privati e degli enti che li rappresentano.

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*Marco Lupoli, senior associate di A&O Shearman

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