Penale

Per le imprese scudo penale se c’è intesa con il Fisco

Il viceministro Maurizio Leo chiarisce i reati interessati e le condizioni preventive. Sulla corporate governance un quadro di regole anche per le pmiIl viceministro Maurizio Leo chiarisce i reati interessati e le condizioni preventive. Sulla corporate governance un quadro di regole anche per le pmi

di Giovanni Negri

Un regime di convenienza penale che renda inapplicabile a valle, nella sostanza, i reati di dichiarazione infedele e omessi versamenti quando l’imprenditore piccolo o grande, a monte, ha già definito gli elementi cardine della sua posizione fiscale nel confronto con l’amministrazione finanziaria. Questa una delle indicazioni fornite dal viceministro dell’economia Maurizio Leo nel suo intervento al convegno svoltosi a Milano, alla Fondazione Cariplo, per la presentazione della rivista «Corporate governance».

Per Leo infatti, innescato un doppio circuito di confronto con il Fisco, che per le imprese di minori dimensioni potrà avere la fisionomia del concordato preventivo biennale e, per quelle più grandi, di una cooperative compliance agevolata nell’accesso, potrà avere molto senso l’individuazione di un meccanismo premiale che renda conveniente l’adesione utilizzando anche la leva penale, alleggerendo quindi la pressione su due reati “tipici” come la dichiarazione infedele e gli omessi versamenti che non dovrebbero più avere spazio per manifestarsi.

E su altri punti della riforme in arrivo, che saranno anche di natura formale con la redazione di Testi unici in grado di costituire punti di riferimento in una legislazione tributaria oggi troppo frammentata, Leo ha anche sottolineato che un’opera di drastica semplificazione investirà anche il settore dei redditi finanziari sui quali si punta alla convergenza su un’unica categoria onnicomprensiva.

Lucia Calvosa, presidente del Comitato nazionale corporate governance, nel criticare le avvisaglie di una cancellazione del ruolo dell’autodisciplina (valorizzato anche nell’intervento del docente emerito di Diritto commerciale a Torino Paolo Montalenti) nel Regno Unito, ha annunciato la predisposizione di un set di regole che potranno essere punto di riferimento sia per le società non quotate sia per le piccole e medie imprese.

Ma la corporate governance è tema che coinvolge anche le nuove frontiere della cyber sicurezza e dell’intelligenza artificiale. Sul primo profilo per Andrea Zoppini, docente di Diritto civile a Roma Tre, «i rischi di sicurezza cibernetica e i temi della cybersecurity generano nuove responsabilità in capo agli amministratori delle società, perché su di loro incombe il dovere di assicurare sia l’adeguatezza degli assetti organizzativi informatici sia un sistema di gestione dei rischi che tenga conto della sicurezza delle reti informatiche».

Sul secondo aspetto si è soffermato Daniele Santosuosso, docente di Diritto commerciale a Roma, alla Sapienza: «ci si avvale di algoritmi di natura predittiva che, sulla base di dati storici e delle preferenze dei beni/servizi individuabili grazie alla massa di dati (big data) consentono di raggiungere il miglior risultato in termini di prezzo con alta flessibilità e rapidità per rispondere in tempo reale , anche pochi minuti, alle esigenze del mercato. Ma lo stesso, in termini più sofisticati, può avvenire nella fissazione dei tassi di interesse per i conti deposito delle banche».

Certo, a differenza della digitalizzazione che svolge un ruolo meccanico, per l’intelligenza artificiale è diverso, l’algoritmo è capace di assumere decisioni. E allora, ha suggerito Santosuosso, sarà opportuno che nel board siedano amministratori tech-friendly, la costituzione di un comitato endoconsiliare specifico come pure l’istituzione di un algortihmofficer. Un’apertura dei consigli di amministrazione a nuove professionalità, con ricambio generazionale e di genere sul quale ha insistito anche la vice direttrice generale di Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli.

Il convegno è servito peraltro anche a fare il punto su impegno e criticità richiesti ai professionisti, soprattutto alla luce dell’esigenza di corretti assetti organizzativi richiesti dal Codice della crisi d’impresa. Cruciali allora gli interventi di Elbano de Nuccio, presidente dei dottori commercialisti, Maria Masi, alla guida del Cnf e Guido Biino presidente del Notariato. In particolare, per de Nuccio andrebbero resi espliciti i criteri che possono fare ritenere tempestiva la segnalazione dell’organo di controllo interno agli amministratori, mentre Masi ha messo l’accento sullo snodo delle specializzazioni.

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