Comunitario e Internazionale

Responsabilità diretta delle imprese per diritti umani, ambiente e buona governance, la proposta UE

Nella bozza della proposta al vaglio del Parlamento l'obbligo dell'adozione di un documento di due diligence strategy per analizzare impatti negativi dell'attività aziendale su diritti umani, ambiente e buona governance e definire le opportune misure volte a prevenire e mitigare tali impatti

di Francesca Angeloni, Gaia Gelera*

Con una risoluzione del 10 marzo 2021 il Parlamento europeo ha presentato alla Commissione una serie di raccomandazioni e una bozza di proposta di direttiva in materia di "dovuta diligenza" (due diligence) e responsabilità di impresa.

Obiettivo del Parlamento è introdurre a carico degli operatori economici una responsabilità diretta, con specifici obblighi assistiti da sanzioni, per gli impatti negativi potenziali o effettivi sui diritti umani, sull'ambiente e sulla buona governance di ogni fase della loro attività, compreso l'approvvigionamento delle materie prime, sia internamente all'azienda che nei rapporti con i clienti, fornitori e subappaltatori, lungo tutta la filiera (value chain).

Le ragioni dell'iniziativa

Le misure volontarie si sono dimostrate non efficaci nell'innescare buone pratiche effettive e sistemiche. Secondo lo Study on due diligence requirements through the supply chain del British Institute of International and Comparative Law (febbraio 2020), solo il 37% delle imprese consultate ha dichiarato di tenere effettivamente conto nelle proprie scelte di business delle relative implicazioni (a breve o lungo termine) su diritti umani e ambiente.

Con la proposta in commento il legislatore dell'Unione mira quindi a rendere obbligatoria e non più meramente volontaria l'attuazione di un sistema di governance societaria sostenibile.

L'iniziativa si inserisce nel contesto dello European Green Deal, avviato dalla Commissione a dicembre 2019 che informa la politica europea e prevede una serie di azioni – in tema per esempio di economia circolare, biodiversità, mobilità sostenibile, efficientamento energetico – nell'ottica di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite e la neutralità climatica nel 2050.

Gli obblighi per le aziende

La proposta di direttiva riguarda tutte le grandi imprese e le società quotate, nonché le piccole e medie imprese "ad alto rischio" (demandando alla Commissione di individuare sia i settori di attività sia le piccole e medie imprese che possano definirsi tali ) nonché le imprese stabilite al di fuori dell'Unione che operano nel mercato interno.

Si prevede che le imprese adottino un documento di due diligence strategy, da revisionare annualmente e ogniqualvolta necessario, che analizzi gli specifici impatti negativi, anche potenziali, dell'attività aziendale su diritti umani, ambiente e buona governance (di un paese, una regione o un territorio) e definisca le opportune misure volte a prevenire e mitigare tali impatti e ove possibile escluderli.

L'individuazione delle misure mitigative e correttive sarà commisurata, oltre all'effettivo rischio di impatto negativo, anche alle dimensioni dell'impresa, alle sue capacità e risorse e alla complessità delle sue relazioni commerciali.

Nell'ambito dei gruppi societari, tale strategia di due diligence potrebbe essere predisposta in via esclusiva dalla capogruppo purché consideri adeguatamente le attività delle controllate.

Le imprese dovranno rivedere i rapporti con i fornitori e clienti, introducendo nuove clausole contrattuali che impongono il rispetto della normativa di riferimento, richiedendo ad esempio l'adesione a codici di condotta o l'effettuazione di audit certificati e sanzionando il fornitore o cliente inadempiente (si pensi a pratiche di lavoro forzato o pregiudizievoli per l'ambiente, o all'uso di materie prime non conformi), come extrema ratio con la definitiva interruzione del rapporto contrattuale.

E' anche incentivata l'adozione di meccanismi innovativi di controllo della catena di approvvigionamento mediante, ad esempio, la blockchain che assicura la tracciabilità dei dati.

Garantire trasparenza e pubblicità è essenziale, secondo il Parlamento, per l'efficacia dell'iniziativa.

Gli operatori dovranno quindi pubblicare il proprio documento con la strategia di due diligence (o a certe condizioni la propria dichiarazione di ritenersi esenti dalla causazione di impatti) sul proprio sito internet e perfino su una piattaforma europea centralizzata e gestita anche a livello nazionale accessibile al pubblico, unitamente ai dati su società controllate e fornitori, pur nel rispetto dei segreti commerciali.

Tali obblighi di comunicazione non escludono quelli specifici previsti da altre normative europee, tra cui quelli delle informazioni di carattere non finanziario relative all'attività di impresa (direttiva 2014/95/UE), per cui la stessa Commissione ha pubblicato il 21 aprile 2021 una proposta di aggiornamento.

Nella strategia di due diligence avranno un ruolo i "portatori di interesse", individuati con definizione ad hoc (soggetti lesi, organizzazioni per la difesa dei diritti in questione, lavoratori e loro rappresentanti, comunità locali, minori, popolazioni indigene, associazioni civiche, sindacati, organizzazioni della società civile e azionisti delle imprese).

Essi saranno coinvolti in "discussioni proficue, significative e informate" ai fini della strategia di due diligence, con diritto di chiedere una discussione sugli impatti, e avranno accesso a meccanismi di reclamo, in forma anonima, in presenza di violazioni dell'impresa nonché, in caso di danno, a strumenti per la riparazione extragiudiziale che si aggiungono ai mezzi di tutela ordinari.

Non ultimo, le sanzioni. Gli Stati membri sono chiamati a definire a carico delle imprese inadempienti sanzioni proporzionate, efficaci e dissuasive, che prevedano anche ammende parametrate al fatturato di impresa, la sospensione dell'attività, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione, di ottenere aiuti di Stato e ogni forma di sostegno statale, nonché il sequestro dei beni.

Prossimi passi

La proposta di direttiva del Parlamento è ora all'esame della Commissione, che ragionevolmente considererà anche l'esito della consultazione pubblica avviata ad ottobre 2020 sempre in tema di governance societaria sostenibile. Si attende per giugno 2021 la presentazione del testo finale della direttiva dalla Commissione agli organi legislativi dell'Unione Europea, Parlamento e Consiglio, per l'approvazione.

Adottata la direttiva, spetterà agli Stati membri recepirla nei rispettivi ordinamenti e definire, nel dettaglio, la portata degli obblighi di due diligence e le conseguenze del mancato adempimento.

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*A cura di Francesca Angeloni e Gaia Gelera, Hogan Lovells, dipartimento di diritto amministrativo e ambientale

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