Responsabilità

Responsabilità medica anche quando non vengono effettuate ulteriori indagini diagnostiche

A causa di questa superficialità al paziente era stata diagnosticata una ipertensione arteriosa, invece, di un aneurisma letale

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di Giampaolo Piagnerelli

In tema di colpa professionale medica, l'errore diagnostico si configura non solo quando in presenza di uno o più sintomi di una malattia, non si riesca a inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza o si addivenga a un inquadramento erroneo, ma anche quando si ometta di eseguire o di disporre controlli e accertamenti doverosi ai fini di una corretta formulazione della diagnosi. Il principio di diritto espresso dalla Cassazione (sentenza n. 15786/23) bene si adegua al caso concreto in cui un paziente, dopo essersi recato in un nosocomio, era stato dimesso con la diagnosi di "Ipertensione arteriosa".

La responsabilità dei medici

I medici, a seguito del risultato ottenuto, non hanno effettuato un ulteriore approfondimento diagnostico idoneo a rilevare la presenza di un aneurisma letale (situazione poi correttamente accertata in occasione del secondo accesso in data 27 giugno 2014 presso il medesimo nosocomio). Già nella fase di merito i giudici avevano evidenziato che senza la condotta omissiva, ci sarebbe stata una corretta diagnosi che avrebbe evitato l'evento morte.

La sentenza Franzese

I giudici di secondo grado, inoltre, hanno richiamato il principio di diritto enunciato nella nota sentenza "Franzese" (Sezioni unite, sentenza 10 luglio 202 n. 30328) in tema di nesso causale nei reati omissivi impropri, secondo cui il nesso di causalità deve ritenersi accertato e sussistente "oltre ogni ragionevole dubbio", tutte quelle volte in cui con alto grado di credibilità razionale o probabilità logica, dalla diagnosi effettuata, sarebbe potuta derivare non solo la salvezza del paziente, ma anche una attenuazione del danno prodotto dalla patologia con conseguente ritardo dell'evento morte.

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