Civile

Riforma civile, conclusa la discussione generale - Ipotesi fiducia al Senato

I contenuti sono stati illustrati questa mattina dalle relatrici Modena (Fi), Rossomando (Pd) e Unterberger (Misto-Autonomie)

di Francesco Machina Grifeo

Si è conclusa in Senato la discussione generale sulla legge delega che riforma il processo civile (Ddl 1662, Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie). L'Aula di Palazzo Madama riprenderà l'esame del provvedimento martedì prossimo quando il governo potrebbe apporre la questione di fiducia.

A indurre verso questa ipotesi sta il fatto che una delle relatrici, Anna Rossomando (Pd), al termine di tutti gli interventi, ha chiesto di poter svolgere non subito bensì martedì la replica da parte delle stesse relatrici e del governo, momento dopo il quale per Regolamento viene posta la questione di fiducia.

In Aula sono stati presentati solo 24 emendamenti, di cui 20 di Fdi e quattro dai partiti di maggioranza (3 da Caliendo e Dal Mas di Fi e uno da Valente del Pd). Altrettanto pochi sono gli ordini del giorno: 12. A spingere sulla fiducia sta comunque il desiderio di approvare prima della pausa del voto amministrativo anche la riforma del processo penale (ancora all'esame della Commissione) e il fatto che potrebbero essere proposte dal governo alcune limature al testo licenziato dalla Commissione Giustizia per ragioni di copertura.

La relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato ancora non c'è, ma i gruppi di maggioranza sono contrari anche al minimo ritocco: "il testo - spiega la relatrice Fiammetta Modena - è frutto di un equilibrio anche politico, che è saggio non mettere in discussione". Modena (FIBP) ha poi sottolineato che il dibattito pubblico si è concentrato solo su aspetti parziali della riforma (giudici di pace e preclusioni), ed ha quindi richiamato la cornice complessiva e i titoli principali del Ddl.

La Relatrice Modena ricorda che tenendo conto dell'obiettivo di ridurre del 40 per cento la durata dei processi, il testo interviene sulle soluzioni alternative delle controversie (mediazione, negoziazione assistita, arbitrato), prevede modifiche specifiche del processo (primo grado, appello, Cassazione e rito del lavoro), interviene sulle esecuzioni, l'ufficio del processo, il tribunale della famiglia, le notifiche e le procedure telematiche. Il lavoro della Commissione giustizia del resto è iniziato nell'ormai lontano marzo 2020, e sono state molte le audizioni svolte dalle quali, ha proseguito Modena, è emerso che la lunghezza dei processi è legata alla fase della decisione, e dipende sostanzialmente dalla mancanza di giudici. La relatrice ha poi sottolineato che la riforma del processo civile non è a costo zero: oltre ai 2,3 miliardi a fondo perduto del Recovery, il Ministero investe risorse per il potenziamento delle dotazioni (assunzioni di personale, infrastrutture digitali, edilizia). Infine, la riforma fa tesoro di alcune novità positive introdotte con la pandemia: le udienze a trattazione scritta e da remoto.

La relatrice, sen. Unterberger (Aut), ha sottolineato la novità dell'istituzione del tribunale di famiglia, che dà attuazione all'articolo 30 della Costituzione garantendo l'uguaglianza dei figli nati fuori del matrimonio, e le misure per le donne vittime di violenza.

Mentre la terza relatrice, sen. Rossomando (PD), ha posto l'accento sulla soluzione alternativa delle controversie (la mediazione è estesa e incentivata attraverso agevolazioni fiscali, l'arbitrato è reso meno costoso e più definito), sulla novità dell'ufficio del processo (un pool di consulenti che affianca stabilmente il giudice), sull'istituzione del tribunale di famiglia e le maggiori tutele dei minori.

Alla discussione generale hanno preso parte i sen. Pellegrini, Urraro, Ostellari (L-SP), Pagano, Maria Alessandra Gallone, Licia Ronzulli (FIBP), Angela Piarulli, Pesco, Elvira Evangelista (M5S), Valeria Valente (PD), Cucca (IV-PSI), Grasso (Misto-LeU) che hanno giudicato positivamente il ddl e il lavoro svolto dalla Commissione.

Il sen. Balboni (FdI), invece, ha negato che il Ddl rappresenti una svolta epocale e ha espresso riserve sia sull'importanza attribuita all'ufficio del processo così come congegnato, sia sull'estensione della mediazione, che può essere incentivata ma non dovrebbe costituire un obbligo.

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