Amministrativo

Salva Milano: un’opportunità per ripartire

Dopo un lungo e tortuoso iter la proposta di legge è stata approvata alla Camera e prossimi giorni sarà sottoposta all’esame del Senato

Con 172 voti a favore e 41 contrari, la scorsa settimana è stata approvata alla Camera, dopo un lungo e tortuoso iter, la proposta di legge c.d. “Salva Milano”, che nei prossimi giorni sarà, dunque, sottoposta all’esame del Senato.

La norma ha suscitato accese polemiche e i suoi detrattori l’hanno equiparata, senza troppi giri di parole, ad un condono, volto a favorire i grandi speculatori immobiliari.

Tale equiparazione appare, però, del tutto impropria, in quanto, ad oggi, nell’ambito delle note inchieste avviate dalla Procura meneghina, che hanno ispirato la stesura di questa proposta di legge, non è stato accertato alcun abuso edilizio; al contempo, occorre tenere in debita considerazione come le contestazioni elevate si fondino su di una interpretazione della normativa urbanistica, che si pone in netto contrasto con la procedura avallata dal Comune di Milano e seguita, da oltre un ventennio, dagli operatori immobiliari; circostanza che ha evidenti ricadute in punto di elemento soggettivo delle ipotesi di reato in contestazione.

Ciò premesso, occorre passare ad esaminare i benefici che potranno derivare, soprattutto in punto di certezza del diritto, in caso di approvazione anche al Senato del c.d. “Salva Milano”.

Come noto, l’intervento legislativo in esame è stato favorito dalla necessità di risolvere il contrasto, generatosi nella giurisprudenza amministrativa, in ordine alla corretta interpretazionedell’art. 41-quinquies, comma VI, della Legge 1150/1942, che individua i limiti di volumi e altezze delle costruzioni nell’ambito dei territori comunali.

Ebbene, il “Salva Milano” attraverso un’opera di interpretazione autentica si propone di risolvere tale contrasto, prevedendo che, in caso di interventi eccedenti i citati limiti quantitativi, non sia necessario predisporre un piano particolareggiato, laddove le nuove edificazioni sorgano in quartieri già abitati e dotati di servizi e infrastrutture.

Al contempo, viene fatta chiarezza in ordine al significato da attribuire al concetto di ristrutturazione edilizia. La proposta di legge dispone, infatti, che, a partire dall’entrata in vigore del Decreto Legge n. 69/2013, debbano essere considerate ristrutturazioni edilizie anche le demolizioni e ricostruzioni che portino alla realizzazione di edifici con sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari.

Stante lo stato di incertezza che si era venuto a creare in materia urbanistica e che aveva portato - sulla base di mere ipotesi accusatorie - al repentino blocco di svariati cantieri nella città di Milano, allontanando importanti investitori dal capoluogo lombardo, l’eventuale approvazione, anche al Senato, del c.d. Salva Milano, ad avviso di chi scrive, non può che essere accolta con favore, in quanto, consentirebbe di fare un po’ chiarezza nell’ambito di una normativa ormai vetusta e oltremodo stratificata, facendo ripartire un settore trainante dell’economia del Paese quale è quello immobiliare. Parallelamente, vi sarebbero importanti ricadute anche sulle inchieste giudiziarie in corso, che dovrebbero necessariamente fare i conti con le nuove disposizioni, dovendosi ipotizzare l’archiviazione dei procedimenti avviati dalla Procura di Milano, con conseguente ripartenza dei vari cantieri “congelati”.

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*A cura dell’Avv. Fabrizio Ventimiglia, Presidente Centro Studi Borgogna, Founder Studio legale Ventimiglia, e dell’Avv. Davide Zaninetta, dello Studio Legale Ventimiglia

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