Giustizia

Santalucia (Anm): “parole Crosetto particolarmente gravi”

Per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, i giudici non remano contro e neppure collaborano fanno un altro mestiere: esercitano la giurisdizione

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di Francesco Machina Grifeo

“Sono parole che ci hanno amaramente sorpreso perché parlare di opposizione giudiziaria è qualcosa di particolarmente grave. La giustizia giudiziaria non fa opposizione al governo non è né contro, né pro il Governo”. Lo ha detto Giuseppe Santalucia, presidente ANM Associazione Nazionale Magistrati, a 24 Mattino su Radio 24 a proposito delle parole del ministro della difesa Guido Crosetto rilasciate ieri al Corriere della Sera.

Nell’intervista Crosetto aveva affermato che il governo può essere messo a rischio solo dall’ “opposizione giudiziaria” e riferiva di aver saputo di “riunioni di una corrente della magistratura in cui si dibatte di come “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”.

“Noi – ha replicato Santalucia - non remiamo contro, non collaboriamo: facciamo un altro mestiere, esercitiamo la giurisdizione, se non ci si intende su questa premessa tutto il resto è ovviamente frutto di un gigantesco equivoco che disorienta la pubblica opinione che sente dalla parola di un autorevole ministro associare la giustizia all’opposizione politico-partitica e questo è qualcosa di inaccettabile”.

Santalucia ha poi commentato le parole del ministro Crosetto sugli errori giudiziari. “Davvero – aveva detto il ministro -, dopo i casi Tortora, Mannino, Mori e la storia di centinaia di persone dal 94 ad oggi, si può nascondere come si è comportata, nella storia italiana, una parte (non certo tutta, ripeto) della magistratura? Penso proprio di no”.

Secca la risposta di Santalucia: “Di fronte a queste espressioni vaghe quanto generiche che mettono insieme vicende giudiziarie diverse tra loro, faccio fatica a rispondere”. “Non so il ministro cosa legga, cosa intenda, ogni processo ha la sua storia – ha proseguito il presidente dell’Anm -, un processo che si conclude con un’assoluzione non è un fallimento della giustizia. Noi non abbiamo uno scopo di condannare, ma solo di accertare la verità, leggere una assoluzione o più assoluzioni come sintomo da preordinazione dolosa di un processo per fare danno al governo, non accetto la discussione in questi termini”.

Ma dalla riunione delle toghe di ieri a Roma arrivano anche altre repliche al ministro. Ciccio Zaccaro, segretario di Area, il gruppo delle toghe progressiste, accusa Crosetto di “delegittimare le istituzioni repubblicane”. Mentre il segretario di Magistratura democratica, Stefano Musolino interpreta le parole del ministro Crosetto come “un monito” alla magistratura a “conformarsi agli scopi del governo”.

Sul terreno della politica si accendo le opposizioni (con l’eccezione di Italia viva) che censurano le affermazioni di Crosetto e invitano il ministro a riferire in Parlamento (”immediatamente”, come sollecita il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova) o ad andare in procura se ha le prove di quello che dice.

Tant’è che il titolare della Difesa replica più volte alle critiche, spiega che non ha inteso attaccare la magistratura, ma “solo difendere le istituzioni cercando la verità” e assicura che è pronto a presentarsi al Copasir o in Antimafia.

“Se il ministro sa qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, lo dica. Diversamente, la smetta questo governo di lanciare velate minacce” avverte Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, mentre i parlamentari del suo gruppo in Antimafia chiedono di fissare “al più presto” l’audizione di Crosetto. L’accusa di Crosetto ai magistrati è “gravissima” perchè significa attribuire a una parte della magistratura “finalità eversive”: se il ministro ha informazioni così rilevanti, lo incalza il presidente del M5s Giuseppe Conte, “deve andare immediatamente in procura”.

Anche per il leader di Azione Carlo Calenda “un ministro non può riferire di complotti di magistrati senza denunciarli: non siamo al bar dello sport”. Il leader di Iv Matteo Renzi invece solleva il problema delle ragioni per le quali Giorgia Meloni “ha bloccato la riforma della giustizia”.

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