Separazione delle carriere dei magistrati: nuovo scontro tra Anm e Camere penali
Per l'Anm si vuole assoggettare i magistrati al potere politico. Per i penalisti il documento approvato è "gravissimo" e "pericoloso per la democrazia"
Cresce la tensione tra magistrati ed avvocati sul Ddl di riforma voluti dal Ministro della giustizia Nordio che prevedono tra l'altro la separazione delle carriere. Se l'Anm, in documento approvato ieri dal Comitato Direttivo Centrale ha espresso "grande preoccupazione" per i contenuti dei Ddl in discussione dinanzi alla Commissione affari costituzionali della Camera che "rivelano, al di là dei propositi annunciati nelle relazioni illustrative, l'intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, al potere politico"; l'Unione camere penali ribatte che a preoccupare sono le idee dei magistrati che hanno licenziato "un documento gravissimo" che trasuda idee "pericolose per la democrazia".
Per l'Anm il disegno di riforma "solo apparentemente mostra di voler garantire il principio costituzionale della terzietà del giudice, ma in realtà si propone: di cambiare la composizione di entrambi i Csm, sia giudicante che requirente, aumentando i membri di nomina politica sino alla metà; di consentire la scelta per sorteggio dei componenti togati; di vietare ai Csm di aprire pratiche a tutela dell'indipendenza dei singoli magistrati; di abolire l'art. 107, terzo comma, della Costituzione, secondo cui i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni; di ridurre il principio di obbligatorietà dell'azione penale".
In tal modo, proseguono, si ignora il principio costituzionale di "parità delle parti che è 'regola generalissima' riferita indistintamente ad ogni processo, che non può essere trasfusa però sul piano ordinamentale, nel quale il pubblico ministero, in quanto organo di giustizia che persegue l'interesse pubblico raccogliendo le prove anche a favore dell'imputato, non ha un ruolo assimilabile a quello - pure essenziale, ma diverso - dell'avvocato che difende interessi privati". Non solo, per i magistrati, mentre si vieta ai Pm di diventare giudici, nello stesso tempo si "amplia a dismisura la possibilità di nominare direttamente come giudici di ogni grado gli stessi avvocati". Se venissero approvate le proposte di modifica costituzionale, conclude l'Anm, "il corpo della magistratura professionale, ora selezionata per concorso pubblico, cambierebbe nel tempo la sua fisionomia".
Secondo i penalisti invece si tratta delle "solite faziose e indimostrate critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati". La Giunta dell'Unione delle Camere penali attacca: "La 'Politica' viene intesa, da Anm, come il Male che vuole sottomettere il Bene, come un pericolo per la democrazia, in quanto espressione di una congerie di interessi tendenzialmente illeciti, in difesa ed a garanzia dei quali essa si industria per tacitare e sottomettere la magistratura, unica ed eroica garante della legalità". "Ci auguriamo allora che proprio la Politica - proseguono - sappia rivendicare con orgoglio e determinazione il proprio ruolo". Quanto al ruolo dei penalisti, "la funzione difensiva - rilevano le Camere penali - viene invece considerata, sempre da Anm, come 'rappresentazione di interessi privati', che in quanto tale non ha titolo a pretendere parità rispetto alla parte pubblica, cioè al pubblico ministero. Uno sproposito giuridico e culturale di dimensioni epocali". La Giunta Ucpi, infine, auspica che Parlamento, Governo e forze politiche di maggioranza e di opposizione "sappiano cogliere la straordinaria gravità del documento licenziato dal Cdc nazionale di Anm, sulla prospettiva della riforma costituzionale della separazione delle carriere".