Giustizia

Sulla corruzione tempi più lunghi non automatici

Improcedibilità rinunciabile. Sospensione comenei casi di prescrizione

di Giovanni Negri

Quanto a limiti di durata del processo penale, non sarà automatica in realtà la proroga di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione quando si procede per i principali reati contro la pubblica amministrazione, dalla corruzione alla concussione. L’inserimento di questi ultimi delitti nell’area di quelli con termini di definizione più ampi, precario punto di equilibrio che ha permesso nel teso Consiglio dei ministri di giovedì sera di ottenere il voto favorevole anche dei ministri 5 Stelle, è comunque soggetto al requisito della particolare complessità del giudizio. Dove la complessità è conseguenza del numero delle parti coinvolte, delle questioni di fatto o di diritto da trattare, delle imputazioni.

Se la complessità non è presente allora il procedimento, anche se per reati contro la Pubblica amministrazione, dovrà seguire le regole ordinarie che al blocco dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado fa seguire l’improcedibilità nel caso il procedimento in appello non si chiuda entro due anni e entro un anno in Cassazione (fatte salve le ipotesi di proroghe).

Come per la prescrizione del reato in primo grado, in appello e Cassazione l’imputato potrà rinunciare all’improcedibilità. Se l’imputato era stato condannato al risarcimento del danno per la parte civile e poi interviene in appello l’improcedibilità, il giudice penale trasmette gli atti al giudice civile, per la decisione sul risarcimento (valutando le prove acquisite nel processo penale). L’improcedibilità così non pregiudica gli interessi delle parti civili, che potranno avere un risarcimento del danno davanti al giudice civile.

I termini di durata massima del processo d’appello o Cassazione saranno sospesi negli stessi casi in cui è già prevista la sospensione della prescrizione del reato (per esempio, il legittimo impedimento fa sospendere sia la prescrizione del reato, sia il termine di improcedibilità). Tutto sospeso anche in caso di invio degli atti alla Corte costituzionale o alla Corte di giustizia Ue o in caso di richiesta di autorizzazione a procedere. E in appello la sospensione scatta quando è necessario procedere a rinnovare l’istruzione dibattimentale, ma per un periodo di tempo non superiore a 60 giorni tra un’udienza e l’altra. Se la Cassazione annulla con rinvio in appello, si applica di nuovo il termine dei 2/3 anni.

Il ministero della Giustizia nell’illustrazione delle nuove disposizioni sottolinea come l’Italia è il primo Paese, tra tutti quelli che hanno aderito alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per numero di condanne per la violazione del diritto alla ragionevole durata del processo: Italia, 1202 condanne dal 1959 (data di avvio di attività della Corte di Strasburgo) ad oggi; al secondo posto, la Turchia doppiata con 608, Francia (284), Germania (102) e GB (30), Spagna (16).

E tuttavia la stima è che i tempi di durata, peraltro previsti anche dalla legge Pinto, sono realisticamente raggiungibili senza dovere arrivare alla improcedibilità. In Cassazione, il disposition time (il tempo prevedibile per la definizione di un giudizio) nel 2019 è 166 giorni. In appello, in 19 distretti su 29, la durata media è già inferiore ai 2 anni.

A Milano, è inferiore ad un anno: 335 giorni la media dell’appello; Genova, 680 giorni; Palermo, 445; Perugia, 430; Potenza, 699; Salerno, 340; Torino, 545. Ci sono 3 distretti con tempi medi del giudizio di appello di poco superiori ai 2 anni (Bari, 813 giorni; Bologna, 823; Firenze, 745). Sette distretti registrano tempi superiori alla media: Napoli, 2.031 giorni; Reggio Calabria, 1.645; 1.247 Catania; 1.111 Lecce; 1.142 Roma; 1.028 Sassari; 996 Venezia).

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