Comunitario e Internazionale

UK: la riforma delle successioni rende la governance familiare cruciale per la sopravvivenza delle imprese

Aggiornare testamenti e strutture fiduciarie, ottenere valutazioni precise dei beni e valutare strumenti alternativi come polizze vita o società di investimento familiari sono passi che molte realtà stanno già prendendo in considerazione

di Gabriele Schiavone*

Il Regno Unito si prepara a una rivoluzione nella tassazione delle eredità aziendali e agricole. Con la legge di bilancio del 30 ottobre 2024, il governo ha annunciato modifiche profonde all’imposta di successione, alla Business Property Relief e alla Agricultural Property Relief. Un cambiamento che, a partire dal 6 aprile 2026, costringerà molti imprenditori, residenti e non, a ripensare radicalmente le proprie strategie di passaggio generazionale.

La novità più significativa riguarda il tetto all’esenzione: d’ora in poi, il beneficio totale del 100% sarà limitato al primo milione di sterline di asset aziendali e agricoli combinati per ogni persona o trust già esistente. Oltre questa soglia, l’esonero si ridurrà al 50%, con un’imposta effettiva del 20% sul valore eccedente. A complicare ulteriormente il quadro c’è il fatto che questo nuovo limite non potrà essere trasferito tra coniugi, a differenza di altre franchigie previste dall’imposta di successione. In passato, le esenzioni erano illimitate purché fossero rispettati i requisiti di legge: la portata di questa stretta è dunque evidente.

Non meno importante è il cambiamento che è già scattato dal 6 aprile 2025 e che riguarda il criterio di tassazione anche ai fini del tributo di successione: si passerà da un sistema basato sul domicilio a uno fondato sulla residenza. Il nuovo approccio promette maggiore coerenza, ma richiederà un’analisi complessa della storia fiscale (tra cui per l’appunto la residenza) degli ultimi vent’anni per stabilire se un soggetto possa essere considerato residente a lungo termine. Per i non residenti, i beni situati nel Regno Unito — immobili, partecipazioni societarie, conti bancari — resteranno imponibili, con la possibilità di incorrere in casi di doppia imposizione da valutare individualmente, nonostante la presenza di trattati internazionali. Le nuove regole impattano anche sui trust esistenti (con o senza beni inglesi), laddove alcuni eventi sia di natura personale che patrimoniale possono produrre effetti fiscali rilevanti (come, ad esempio, la perdita della residenza inglese potrebbe generare un “anticipo” di imposizione ai fini del tributo summenzionato).

Per le aziende familiari, le conseguenze potrebbero essere pesanti. Molti imprenditori che fino a ieri si aspettavano di trasferire le loro attività agli eredi senza alcun carico fiscale si troveranno ora a fronteggiare un livello di tassazione potenzialmente rilevante, spesso senza disporre della liquidità necessaria per far fronte a tale obbligazione. Questo scenario potrebbe innescare vendite forzate, perdita del controllo familiare e tensioni tra gli eredi. Anche l’attrattiva di investire in società non quotate, come quelle sul mercato AIM, rischia di ridursi drasticamente, dal momento che l’esenzione sarà soltanto parziale.

La riforma, tuttavia, non è solo una questione di numeri. È anche una questione di famiglia. Con la regola dei sette anni sulle donazioni in vita ancora in vigore, molte famiglie potrebbero accelerare i trasferimenti patrimoniali prima della successione. In questo contesto, stabilire precise regole per una governance familiare efficace ed efficiente diventa sempre più cruciale e strategicamente centrale. Servono regole chiare, una documentazione ufficiale e processi condivisi per evitare conflitti e garantire continuità. Aggiornare testamenti e strutture fiduciarie, ottenere valutazioni precise dei beni e valutare strumenti alternativi come polizze vita o società di investimento familiari sono passi che molte realtà stanno già prendendo in considerazione.

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* Gabriele Schiavone, SGS Partners, Londra e Abu Dhabi

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