Professione e Mercato

Processo tributario, il taglio della discordia

di Antonello Cherchi

Quasi 38mila dottori commercialisti, tra i 3 e i 4mila avvocati, almeno 15mila consulenti del lavoro: è la stima dei professionisti che gravitano intorno al processo tributario. Per restare alle categorie più impegnate nella difesa di cittadini e aziende di fronte alla pretese del Fisco. Va da sé, dunque, che la proposta del premier Giuseppe Conte di rivedere la struttura del processo fiscale riducendo a due i gradi di giudizio abbia provocato non poco scompiglio. C’è un vasto fronte critico che si muove compatto e ha sùbito sollevato obiezioni di sistema e di giusto processo. A fianco alle quali ci sono, però, anche quelle - e i numeri stanno a dimostrarlo - relative al peso di un’attività che, se ridimensionata, può avere significative ripercussioni sul lavoro degli studi.

Secondo una recente indagine della Fondazione nazionale dei commercialisti, l’8,4% dei professionisti intervistati ritiene “molto importante” il fatturato da contenzioso; salgono al 18,8% quelli che lo giudicano “importante” e al 27,1% quanti lo reputano “mediamente importante”.

Stiamo parlando di un giro d’affari di tutto rispetto, se si pensa che nel 2018 il valore delle oltre 210mila cause arrivate alle commissioni tributarie provinciali (il primo grado di giudizio) e a quelle regionali (l’appello) è stato di circa 24,2 miliardi di euro. A cui va aggiunto il contenzioso prodotto dagli 11mila ricorsi presso la Corte di cassazione, per quanto quest’ultimo sia solo un giudizio di legittimità e non di merito e sia riservato ai soli avvocati, per di più cassazionisti.

Il taglio misterioso
È a questo sistema che il presidente del Consiglio vorrebbe tagliare un ramo. Intenzioni per ora non formalizzate - in Parlamento ci sono alcune proposte di legge, ma nessuna parla di riduzione dei gradi di giudizio - e affidate unicamente alle dichiarazioni pronunciate durante la conferenza stampa di fine anno e ribadite nel corso di alcune interviste.

«Una proposta al limite della costituzionalità - tuona Antonio Damascelli, presidente di Uncat, l’Unione degli avvocati tributaristi - e che non si riesce a capire come applicare. Il giudizio per Cassazione è, infatti, previsto dalla Costituzione e per farne a meno bisognerebbe riformare la Carta».

L’idea che ha preso forma è che la proposta di Conte non possa che portare all’abolizione del giudizio davanti alle commissioni tributarie regionali. E c’è chi ventila che possa anche trattarsi di un trasferimento del contenzioso fiscale alla Corte dei conti. «Abbiamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio - spiega Arturo Pardi, responsabile della commissione tributaria del Consiglio nazionale forense - e intanto proseguiamo i lavori insieme ad altre categorie per mettere a punto una riforma condivisa del processo tributario. Il prossimo appuntamento è il 6 febbraio».

La controparte del Fisco
Se anche sono pochi gli studi professionali che vi si dedicano esclusivamente, la difesa tributaria è molto comune nell’attività del commercialista. La materia, d’altra parte, è nel Dna della categoria. «E non va dimenticata - avverte Maurizio Postal, consigliere nazionale dei commercialisti con delega alla fiscalità - tutta la fase precontenziosa, che ha visto aumentare in questi anni il nostro impegno. Se si guarda al processo, il vero problema è la mancanza di un giudice professionale».

Così come i commercialisti, anche i consulenti del lavoro possono, una volta conseguita l’abilitazione professionale, patrocinare davanti alle commissioni tributarie. «Il 70% della nostra categoria esercita la difesa fiscale - afferma Sergio Giorgini, vicepresidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. Seguiamo un po’ tutto: Iva, Irpef, imposte dirette, di bollo . Sono competenze che ci vengono dal percorso formativo: il diritto tributario è prova scritta e orale all’esame di Stato».

Diverso il discorso per gli avvocati, la cui formazione è meno versata al fiscale. «Questo - sottolinea Pardi - non rende agevole conseguire quella professionalità richiesta dal settore».

Le specializzazioni, però, cambieranno tale prospettiva, perché il diritto tributario diventerà un settore di approfondimento. «La necessità di trovare nuove occasioni di lavoro - aggiunge Pardi - accenderà anche l’attenzione dei giovani verso il tributario».

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