Professione e Mercato

Studi legali: con Iran e Brexit un “colpo di acceleratore” alla mappa delle law firm

di Elena Pasquini

Nuove insegne, nuovi mercati, nuovi studi legali, nuove iniziative. I primi mesi del 2016 sono stati effervescenti per la geografia delle law firm operanti in Italia, tese ora al radicamento ora all’espansione oltreconfine.

I due eventi che hanno inciso sulla geografia degli studi
Due eventi hanno avuto dirette conseguenze sugli uffici: la revoca delle sanzioni all’Iran e Brexit, con il carico di interrogativi che assembla nuvole su settembre.

L’apertura verso l’Iran
Nel primo caso, si è nei fatti aperto un mercato interessante per le imprese e, come conseguenza, per chi della consulenza alle aziende ha fatto un lavoro. Il primo ad aprire una sede in Iran è stato Cms, lo studio che già dal 2013 aveva avviato una complessa rete di relazioni con Teheran grazie alla quale si erano creati i presupposti per l’apertura dell’ufficio presso la Navak Tower, sede anche della Camera di Commercio tedesca.
Iran anche per P&A Legal, che sceglie di associarsi con Persia Primo Consulting e offrire la propria consulenza attraverso Francesco Petrucciano , local partner presso la sede di Teheran. 

La “tegola” della Brexit
Sull’altro versante il “terremoto” Brexit con il suo bagaglio di analisi sulle prospettive future Si pensi solo che De Berti Jacchia Franchini Forlani all’evoluzione della situazione ha dedicato un blog DejalexonBrexit (www.dejalexonbrexit.eu), alimentato dai professionisti del Brexit Team appena costituito. Trasformare un evento, che lo si categorizzi come di segno positivo o negativo, in un’opportunità è un’arte sempre più necessaria ai managing partner degli studi legali. Allora, se tutto cambia dopo il referendum, tanto vale essere su piazza e accompagnare i propri committenti nella marea della transizione seguendoli da vicino. Grande Stevens e Loconte & Partners hanno già aperto i loro nuovi uffici, pronti a non perdersi il proprio posto in prima fila quando inizieranno a prendere consistenza gli effetti del voto di fine giugno.

“Roma, sì o no?: le aperture e chiusure degli studi
In terra italiana la diatriba potrebbe essere “Roma, sì o no?” I risultati sarebbero contrastanti. Per Ashurst no, al punto che lo studio ha chiuso i battenti; per Dentons sì, che proprio su Roma ha di recente aperto un nuovo studio sotto la guida del managing partner, Federico Sutti . Motivazioni differenti, scelte opposte.

Senza tener conto degli annunci di apertura e chiusura delle sedi, contare dieci nuovi studi in sette mesi è una buona media. Tra questi rientra anche la nuova law firm Raynaud che, tra i primi atti, diventa parte di Leading Law, il network che mette insieme avvocati e notai nato su iniziativa dello studio notarile Ganelli-Insabella.
Un numero che è al netto delle insegne “rinnovate” dal venir meno di uno dei name partner: involontariamente, come nel caso di Gatti Pavesi Bianchi, per la scomparsa dell’avvocato Carlo d’Urso; sulla scia del desiderio di seguire nuove strade professionali come è appunto accaduto a Gitti Raynaud, ora Gitti and Partners.

La scissione allo studio Morri Cornelli
Si costruisce e poi ci si accorge incompatibili. La prima metà dell’anno ha visto anche una scissione che ha duplicato lo studio Morri Cornelli: benvenuti Morri Rossetti e Cornelli Gabelli.

C’è chi mette in rete risorse e brand
Poi c’è chi di necessità fa virtù e mette in rete risorse e brand, come N&G Legal e Studio Ilardi: la partnership duplica le sedi e le possibilità di assistenza offerte ai clienti senza per questo togliere indipendenza alle insegne. Su questa scia, su scala più vasta, anche la creazione di Omnia – Italian Desk: nove studi che restano indipendenti ma possono contare sul desk dedicato alla clientela proveniente dall’Italia dislocati tra Inghilterra, Francia, Spagna, Svizzera, Lussemburgo, Polonia fino ad arrivare in Cina, e in Russia.

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