Professione e Mercato

Professionisti, sciopero a perimetro molto ristretto

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Spesso annunciato, il più delle volte revocato in extremis come è successo la scorsa settimana per i commercialisti, lo sciopero per le libere professioni è uno strumento di difficile applicazione concreta, blandito come deterrente, ma che nei fatti può essere messo in atto a fatica. L’ultimo esempio riguarda appunto i commercialisti: annunciata una settimana - dal 15 al 22 settembre - di astensione dalle attività, lo sciopero è stato revocato dai sindacati dopo la promessa di un coinvolgimento al tavolo della riforma fiscale e la moratoria sui versamenti di agosto.

Sul fronte opposto si collocano gli avvocati, che più volte hanno davvero incrociato le braccia per mettere in risalto le vulnerabilità della macchina della giustizia. Per le altre categorie - notai per primi - venire meno a scadenze improrogabili, funzioni pubbliche e servizi essenziali senza far pagare il conto ai clienti è quasi impossibile.

In teoria le regole esistono: avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e nota hanno sottoscritto un Codice di autoregolamentazione sindacale, approvato poi dal Garante degli scioperi. Anche i notai, quindi , nonostante siano pubblici ufficiali , possono scioperare a determinate condizioni.

Il quadro normativo
È l’articolo 2-bis della legge 146 del 1990 (sciopero nei servizi pubblici essenziali) a disciplinare l’astensione dei professionisti attraverso la previsione di Codici di autoregolamentazione vagliati dalla Commissione di garanzia sugli scioperi. Perché molte delle prestazioni professionali rientrano «tra i servizi pubblici essenziali» da garantire comunque. Un lavoro completato con i quattro Codici già varati «perché questi - fanno notare dalla Commissione scioperi - abbracciano tutto il perimetro dei servizi essenziali dei professionisti». Le altre categorie, quindi, fra tutte i tecnici non hanno regole proprie. E così ad esempio Inarsind (il sindacato di architetti e ingegneri) fa sapere di «non poter esercitare forme di sospensione delle attività lavorative, quale il blocco dei cantieri» senza temere «richieste di risarcimento danni incompatibiili con i ricavi».

Avvocati
All’interno della categoria le posizioni sull’efficacia dello sciopero non sono univoche. Luigi Pansini, segretario dell’Associazione nazionale forense, ritiene l’astensione «poco utile per rispondere alle nostre esigenze di ammodernamento». Di contro, per Luca Brezigar, dell’Unione Camere penali, lo sciopero è «efficace. Noi l’abbiamo proclamato ogni volta che è stato messo in discussione lo stato di diritto». Per i penalisti , però, al momento si tratta di un diritto menomato: nel 2018 la Corte costituzionale ha censurato la parte del Codice di autoregolamentazione che consente l’astensione degli avvocati nei processi con imputati in custodia cautelare. «Ora - sottolinea Brezigar - deve intervenire il legislatore».

Commercialisti
Il primo sciopero è del 2016, ma anche quello fu revocato. «Lo scorso autunno - spiega Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione dottori commercialisti - abbiamo scioperato per due giorni, astenendoci, tra l’altro, dall’invio dei nostri F24, non di quelli dei clienti. L’agenzia delle Entrate ci ha poi negato la rimessione nei termini degli adempimenti scaduti. E questo è un problema. Un motivo in più per ritenere l’arma dello sciopero uno strumento innovativoche stiamo testando. Non guasterebbe un intervento del legislatore per chiarire alcuni aspetti, come appunto il diritto alla rimessione nei termini».

Consulenti del lavoro
Nessuno sciopero mai arrivato in porto per i consulenti del lavoro che per quello del 2015 legato alla Cu furono invitati dalla Commissione scioperi a rivedere la protesta e optarono per la revoca. Per il sindacato unico di categoria, Ancl, l’astensione è un’arma spuntata: «I nostri adempimenti sono tutti inderogabili e quindi prima o poi li dobbiamo recuperare e se non li svolgiamo a farne le spese con le sanzioni sono i nostri clienti», spiega il presidente Dario Montanaro. L’unica attività posticipabile è la partecipazione alle udienze.

«I nostri 8mila iscritti puntano di più su comportamenti collettivi di protesta, come l’ultimo per il ritardo del Dl agosto in cui abbiamo minacciato di intasare il sito Inps inviando le domande di Cig tutti insieme nelle ultime 48 ore disponibili», aggiunge Montanaro.

Notai
«Teoricamente incompatibili con lo sciopero» secondo il Consiglio del notariato, la categoria si è data comunque delle regole per sospendere alcune attività. Tra queste, ad esempio, quelle svolte in qualità di giudici ausiliari , per le quali il Codice prevede l’astensione, ma non da tutte le udienze. «Vale però il principio generale della legge notarile secondo cui se il cliente chiede al notaio una prestazione questi non può esimersi» osserve il presidente di Federnotai, Giovanni Liotta. Anche per questo il sindacato crede di più nel cosiddetto sciopero bianco. «Ad esempio possiamo decidere di ritardare fino all’ultimo giorno il versamento delle imposte per far pesare il nostro contributo allo Stato». Ma di fatto non si è mai arrivati neanche a questo, grazie alla retromarcia del legislatore nei momenti più caldi per i notai. «L’ ultimo - ricorda Liotta - durante il varo della legge sulla concorrenza, in cui si è tornati indietro dall’idea di far venire meno la riserva esclusiva sui rogiti immobiliari».

I Codici di autoregolamentazione

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