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Diritto alla riparazione e Green Claims, dalla Ue due nuove proposte per il consumo sostenibile

Il varo delle iniziative genererà, con ogni probabilità, un aumento del contenzioso riguardante il greenwashing, così come una rinnovata attenzione dell' Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato al tema delle pratiche commerciali scorrette relative alla garanzia legale

di Christian Di Mauro, Guido Di Stefano*

Il 22 marzo 2023, la Commissione Europea ha presentato due proposte che condividono un obiettivo comune: la promozione del consumo sostenibile.

Mentre la Direttiva sul diritto alla riparazione consentirà ai consumatori di riparare i propri prodotti anziché sostituirli, la Direttiva sui Green Claims renderà più facile per i consumatori prendere decisioni di acquisto informate sulla sostenibilità dei prodotti commercializzati come ecologici e rispettosi dell'ambiente.

Inserendosi in un più ampio pacchetto di riforme, le proposte mirano a raggiungere gli obiettivi ambientali delineati nel Green Deal europeo, che rappresenta l'agenda europea per la crescita sostenibile.

Diritto alla riparazione

La prima proposta intende promuovere, tramite normativa armonizzata, la riparazione dei beni e si concentra su due soggetti chiave: i consumatori e i produttori. L'obiettivo è incentivare la riparabilità dei prodotti, prolungandone così la durata e riducendo i rifiuti, ma anche porre le basi per un rafforzamento delle tutele dei consumatori.

La proposta distingue tra prodotti difettosi coperti dalla garanzia legale (cioè entro il periodo minimo di due anni) e prodotti non coperti da tale garanzia (ossia anche oltre i due anni) secondo quanto previsto dalla direttiva sui prodotti (UE) 2019/771 .

1. Prima della scadenza dei due anni della garanzia legale, i venditori saranno sempre tenuti a riparare i prodotti difettosi ove i costi di sostituzione siano uguali o superiori rispetto al costo della riparazione. Di conseguenza, il consumatore potrebbe optare per la sostituzione solo qualora essa sia un rimedio meno costoso della riparazione.

2. In ogni caso e anche una volta scaduti i due anni della garanzia legale, i consumatori avranno accesso a una nuova serie di diritti e strumenti, tra cui:
• Il diritto dei consumatori di richiedere che il produttore ripari un prodotto per il quale il diritto dell'Unione Europea preveda requisiti di riparabilità. Ad esempio, il Regolamento (UE) 2019/2022 prevede che taluni pezzi di ricambio di lavastoviglie per uso domestico debbano essere disponibili per un periodo minimo di dieci anni dopo l'immissione sul mercato dell'ultima unità di un dato modello così da garantirne la riparabilità per tutto il ciclo di vita. Pertanto, al di fuori dei casi di responsabilità del venditore, i fabbricanti di tali prodotti saranno tenuti a ripararli, a meno che ciò non risulti impossibile, fatta salva la possibilità di richiedere un corrispettivo per la riparazione;
• Il diritto dei consumatori di ricevere informazioni, in modo chiaro e comprensibile, circa l'esistenza dell'obbligo del produttore di riparare i prodotti e sui servizi di riparazione disponibili;
• Una piattaforma di "matchmaking" online che consentirà di mettere in contatto i consumatori con i fornitori di servizi di riparazione e i venditori di beni ricondizionati; e
• Una piattaforma online che consentirà ai consumatori di valutare e confrontare i servizi di riparazione all'interno del proprio stato membro. Per inserirsi su questa piattaforma, i fornitori di servizi di riparazione dovranno fornire ai consumatori informazioni standardizzate sul servizio offerto.

Green Claims

La proposta di direttiva sulla comunicazione delle dichiarazioni ambientali – anche note come Green Claims – mira a contrastare le etichettature ingannevoli in materia di sostenibilità dei prodotti di consumo, per garantire che i consumatori ricevano informazioni affidabili, comparabili e verificabili sui prodotti e siano in grado di prendere decisioni più informate in materia di sostenibilità.

Le misure introdotte dalla proposta includono:
L'obbligo per i commercianti di effettuare una valutazione per comprovare le dichiarazioni ambientali (cioè tutte le dichiarazioni "in forma testuale o contenute in un'etichetta"). Questa valutazione deve basarsi su criteri rigorosi, comprese le prove scientifiche, e deve tenere conto del ciclo di vita del prodotto;
Requisiti di comunicazione per i commercianti in relazione alle dichiarazioni ambientali, tra cui l'obbligo di accompagnarle con informazioni sulla loro fondatezza in forma cartacea o in forma digitale (es. link web, codice QR o equivalente);
L'obbligo per i commercianti che fanno dichiarazioni ambientali comparative (cioè comparazioni con altri commercianti e altri prodotti) di garantire che tali comparazioni siano basate su informazioni e dati determinati;
Procedure per la verifica delle dichiarazioni ambientali e delle etichette ambientali da parte di un soggetto terzo e indipendente, che valuterà la conformità e rilascerà un certificato di conformità una volta completata la verifica;
• Maggiore trasparenza rispetto all'assetto societario e alla governance dei soggetti che certificano la veridicità dei Green Claims.

Le potenziali sanzioni in caso di non conformità includono multe, confisca dei ricavi ed esclusione temporanea per un periodo massimo di 12 mesi dalle procedure di appalto pubblico e dall'accesso ai finanziamenti pubblici. Gli Stati membri potranno imporre sanzioni fino al 4% del fatturato annuo totale del commerciante nello Stato membro interessato.

Come molti altri Paesi, l'Italia sta cercando di rilanciarsi in chiave green sulla scia del COVID-19 e della guerra in corso in Ucraina, aumentando così i rischi legati al greenwashing. A riprova di ciò, nel 2021 ha avuto luogo la prima causa italiana in materia di greenwashing conclusasi con un ordinanza del Tribunale di Gorizia che ha disposto l'interruzione della vendita di prodotti tessili ingannevolmente presentati come 100 % riciclabili e in grado di ridurre le emissioni di CO2 del'80%.

In conclusione, grazie al PNRR, fortemente orientato alla crescita sostenibile come parte del pacchetto Next Generation EU, il mercato italiano ha ora iniziato a mostrare i primi segni di interesse per le dichiarazioni ambientali. Interesse, quest'ultimo, che probabilmente aumenterà in modo graduale nel prossimo futuro.

Punti chiave

Se le proposte di riforma saranno attuate secondo loro formulazione attuale, le imprese dovranno a far fronte a numerosi cambiamenti, tra cui:
•Una supply chain disruption, in quanto fornitori, produttori e rivenditori sarebbero tenuti a fornire ai consumatori le riparazioni dovute in tempi ragionevoli;
• La necessità di adottare nuovi modelli di business in risposta alla crescita del mercato dei prodotti ricondizionati, nonché nuovi processi interni per gestire le richieste di riparazione e sostituzione provenienti dai consumatori.

Allo stesso modo, le proposte in materia di dichiarazioni ambientali richiederanno crescente attenzione da parte degli operatori di mercato per garantire che le proprie dichiarazioni ambientali siano conformi agli standard proposti.

Entrambe le iniziative genereranno con ogni probabilità un aumento del contenzioso riguardante il greenwashing, così come una rinnovata attenzione del Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato al tema della delle pratiche commerciali scorrette relative alla garanzia legale.

Per quanto riguarda i prossimi step, in linea con la procedura legislativa ordinaria europea, il Parlamento europeo e il Consiglio provvederanno nei prossimi mesi a esaminare e discutere le proposte della Commissione, le quali, tuttavia, potrebbero subire anche significative modifiche prima dell'eventuale approvazione.

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*A cura di Christian Di Mauro, Head of Litigation & Arbitration practice e Guido Di Stefano, Associate, Hogan Lovells


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