Penale

Abuso d’ufficio: c’è reato con atto amministrativo illegittimo e vantaggio illecito

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di Giuseppe Amato

Il reato di abuso d’ufficio è integrato dalla doppia e autonoma ingiustizia, sia della condotta, che deve essere connotata da violazione di norme di legge o di regolamento, che dell’evento, che deve essere costituito da un vantaggio patrimoniale non spettante in base al diritto oggettivo, con la conseguente necessità di una duplice distinta valutazione in proposito, non potendosi fare discendere l’ingiustizia del vantaggio dalla illegittimità del mezzo utilizzato e, quindi, dall’accertata illegittimità della condotta. Lo ha stabilito la Suprema corte con la sentenza 24186/2019. In altri termini, il reato si configura se ricorrono sia un atto amministrativo illegittimo sia un risultato di vantaggio parimenti illegittimo.

La giurisprudenza sul reato di abuso d'ufficio - La giurisprudenza è consolidata nel senso che il reato di abuso d'ufficio è integrato dalla doppia e autonoma ingiustizia, sia della condotta, che deve essere connotata da una violazione di legge, che dell'evento di danno o di vantaggio, in quanto non spettante in base al diritto oggettivo, con la conseguente necessità per il giudice di verificare se l'evento di danno o di vantaggio sia ingiusto in sé e non soltanto come riflesso della violazione di norme da parte del pubblico ufficiale: con la conseguenza che vanno espunti dall'area dell'illecito penale i comportamenti abusivi finalizzati a procurare un danno o un vantaggio conforme al diritto (tra le tante, sezione VI, 13 maggio 2014, Minardo e altro; nonché, recentemente, sezione VI, 5 luglio 2018, Orlando e altri, dove si è peraltro precisato non essere necessario, ai fini predetti, che l'ingiustizia del vantaggio patrimoniale derivi da una violazione di norme diversa e autonoma da quella che ha caratterizzato l'illegittimità della condotta, qualora - all'esito della predetta distinta valutazione - l'accrescimento della sfera patrimoniale del privato debba considerarsi
contra ius).

Cassazione – Sezione VI penale- Sentenza 30 maggio 2019 n. 24186

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