ArbLit e Trevisan & Cuonzo: Arbitrati in aumento nel settore della Proprietà Intellettuale
Se in passato la proprietà intellettuale era vista esclusivamente come uno strumento per garantire un monopolio economico al titolare, in molti ambiti oggi le aziende adottano una visione più collaborativa al fine di poter sviluppare prodotti sempre più complessi e in sinergia.
Se in passato la proprietà intellettuale era vista esclusivamente come uno strumento per garantire un monopolio economico al titolare, in molti ambiti oggi le aziende adottano una visione più collaborativa al fine di poter sviluppare prodotti sempre più complessi e in sinergia. Questo cambiamento si riflette nella crescente adozione di accordi, licenze e partnership strategiche: una “contrattualizzazione” dei diritti IP che porta con sé una maggiore possibilità di ricorrere allo strumento dell’arbitrato per risolvere possibili controversie in materia IP nascenti da tali contratti.È proprio questo il trend che emerge da un recente report pubblicato dal Centro di Arbitrato e Mediazione della WIPO (World Intellectual Property Organization) in cui si nota una crescita esponenziale di controversie in materia IP risolte tramite arbitrato. Se infatti nel 2014 il Centro era stato coinvolto nella risoluzione di 71 controversie, nel 2019 il numero è salito a 179, fino a toccare la cifra record di 679 dispute nel 2023, con un incremento pari a dieci volte in meno di un decennio. Il 50 % di queste controversie ha riguardato il copyright e i contenuti digitali, il 21% i marchi e il 15% i brevetti. È inoltre interessante notare come non solo le grandi aziende, bensì anche moltissime piccole e medie imprese facciano ricorso a questo strumento alternativo di risoluzione delle controversie.
Ma quali sono i vantaggi dell’arbitrato rispetto al contenzioso ordinario? La celerità, la riservatezza e l’efficienza, intesa come possibilità di concentrare in un singolo foro controversie per loro natura multi-giurisdizionali. Al contrario, il contenzioso ordinario è invece idoneo ad assicurare pronunce con effetti erga omnes in materia di decadenza o nullità dei titoli di proprietà industriale, può avere costi potenzialmente minori dell’arbitrato ed è percepito come strumento più aggressivo nei confronti dei concorrenti. È quindi fondamentale per le imprese valutare in modo consapevole le varie alternative disponibili e scegliere lo strumento più adatto nella situazione concreta.
Queste tematiche sono state discusse lo scorso 16 ottobre presso il Centro Svizzero di Milano, nel corso dell’incontro “La tutela dell’IP tra contenzioso e arbitrato” organizzato dagli studi Trevisan & Cuonzo e ArbLit, e che ha visto la partecipazione di istituzioni arbitrali, nazionali e internazionali, e di rappresentanti di importanti imprese italiane e straniere.
“L’arbitrato, in particolare l’arbitrato internazionale, sia commerciale che d’investimento, può offrire strumenti per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale più efficaci ed efficienti di quelli offerti dalla giustizia ordinaria, ma ciò a condizione che le imprese si avvalgano delle competenze specialistiche necessarie quando si fa ricorso a questo particolare strumento di soluzione delle controversie” osserva Massimo Benedettelli, socio fondatore di ArbLit.
“I diritti di Proprietà Intellettuale rappresentano un asset fondamentale per qualsiasi impresa” ha commentato Gabriele Cuonzo, Managing partner di Trevisan & Cuonzo. “Sempre più clienti inseriscono clausole arbitrali anche nella contrattualistica di nostra competenza: lo notiamo soprattutto nel settore della moda, del life sciences e delle tecnologie. Diventa dunque fondamentale conoscere i diversi strumenti di risoluzione delle controversie, per comprendere quale sia quello più idoneo per tutelare i propri diritti di proprietà intellettuale”.