Professione e Mercato

Avvocati in rivolta per la stretta sui certificati anagrafici

Gli ordini di Milano, Roma, Palermo e Napoli inviano una lettera di protesta al ministero dell'interno contro la circolare che prevede il rilascio telematico dei certificati anagrafici solo per sé o per i familiari

di Marina Crisafi

Avvocati in protesta contro la stretta del ministero dell'Interno sui certificati anagrafici online. Con la circolare n. 115 del 31 ottobre 2022 il Viminale ha precisato, infatti, che "è esclusa la possibilità per il richiedente di acquisire, accedendo alla piattaforma ANPR con la propria identità digitale, certificati relativi a soggetti terzi". Immediata la reazione dell'avvocatura che, attraverso i presidenti dei quattro ordini più numerosi d'Italia, Roma, Milano, Napoli e Palermo, si è rivolta al ministro Piantedosi per "difendere l'accesso alla giustizia".

Cosa prevede la circolare
Nello specifico, il dicastero, con la circolare 115 è intervenuto a definire le "Modalità di rilascio dei certificati anagrafici telematici tramite l'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR)" chiarendo le previsioni di cui al Dm 3 novembre 2021.
Con tale provvedimento, all'articolo 2.1, il Ministero dell'Interno riduce la possibilità di ottenere per via telematica il rilascio di certificati anagrafici degli iscritti nell'ANPR, restringendola a quelli riguardanti il richiedente e i componenti della propria famiglia anagrafica.
Nella circolare viene, in ogni caso, data la possibilità di accedere ai certificati che "potranno, comunque, continuare ad essere rilasciati dagli Ufficiali di anagrafe presso i comuni", ovvero accedendo gli avvocati agli uffici comunali.

Le ragioni della protesta
Da qui le ragioni della protesta, dato che premettono gli ordini nel documento, "l'accesso alla giustizia e la sua gestione agile in questa fase delicata del Paese è uno dei nodi sollecitati anche dall'Europa e di cui si è fatta interprete la Riforma Cartabia". E proprio in questa direzione si sono mossi alcuni ordini degli avvocati attivando, o essendo in procinto di attivare, convenzioni per l'accesso alla banca dati ANPR, "per esigenze legali e di giustizia", con la definizione delle regole applicabili per la fruizione di un servizio che gli Ordini mettono a disposizione degli iscritti, tramite un collegamento telematico alla banca dati dell'anagrafe dei Comuni, ad esempio di Roma e Milano.
Con questo "accesso privilegiato" per il rilascio di certificati anagrafici in via telematica, gli avvocati hanno la possibilità di interrogare il sistema di certificazione per ottenere tutte le informazioni necessarie allo svolgimento dell'attività a tutela dei diritti dei cittadini, velocizzando così la giustizia, riducendo l'accesso fisico altrimenti necessario e tutelando al contempo la privacy dei cittadini.
Numeri alla mano, fanno presente nella lettera i COA, "solo per fare l'esempio di Milano - si parla di - più di 555.000 accessi online a questo servizio per favorire la velocità delle attività a tutela dei cittadini attraverso la giustizia".
Per cui, la "grave modifica apportata dal Ministero dell'Interno ad un processo di lavoro che favorisce contemporaneamente i cittadini, gli avvocati, la giustizia e i Comuni" ha spinto i presidenti dei 4 ordini più numerosi d'Italia (Avv. Antonino Galletti, Avv. Vinicio Nardo, Avv. Antonio Tafuri, Avv. Antonio Gabriele Armetta) a chiedere al ministro di "rivedere questa scelta".
"La limitazione che viene posta dalle nuove direttive ostacolerebbe - infatti rincarano i presidente nella lettera - l'efficiente amministrazione della giustizia e rischia di generare un effetto negativo anche sul cittadino che aumenterebbe la sua difficoltà ad accedere agli uffici del Comune, appesantiti da migliaia di accessi fisici degli avvocati".

Le soluzioni proposte
Tra i suggerimenti avanzati dagli ordini al ministero c'è quello di "una semplice FAQ interpretativa all'interno delle pagine del sito dedicate all'ANPR, o di una circolare". Nel medesimo senso si richiede che con le stesse modalità agili si possa precisare che tra le "convenzioni con enti ed organizzazioni di categoria (es. tabaccai, edicole, ecc.)", cui allude la circolare n. 115/22 del Ministero, non rientrino le convenzioni sottoscritte tra gli Ordini forensi e i Comuni.
I presidenti si rendono disponibili, infine, ad un incontro diretto con il Ministero per approfondire "in modo costruttivo e risolutivo una questione così apparentemente specifica ma dal grande valore concreto per il funzionamento della giustizia, per la tutela dei diritti dei cittadini e quindi anche per il rilancio del Paese".

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