Professione e Mercato

Cina, come cambieranno i rapporti tra lavoratori stranieri e aziende

Equità fiscale per tutti i redditi personali prodotti in Cina: nuovo scenario per gli stranieri dal 2022

di Giada Piccinini*

A partire da inizio 2019 le autorità cinesi hanno apportato sostanziali modifiche alla normativa in materia di redditi personali, introducendo e riformando concetti tra cui la residenza fiscale per gli stranieri, le aliquote delle tassazioni e nuove norme per contrastare l'elusione fiscale.

Fin da subito è stato chiaro che il decreto avesse lo scopo di alleviare gli oneri tributari associati alle fasce di reddito più basse, diminuendo quindi lo squilibrio sociale esistente, con il fine ultimo di incentivare l'aumento interno dei consumi.

In quest'ottica sono stati modificati gli scaglioni di reddito a cui corrispondono le varie aliquote d'imposta, così come è stato aumentata la deduzione fiscale standard applicabile ai redditi imponibili dei cittadini cinesi.

Questa manovra è molto importante poiché ha introdotto il principio fondamentale di equità fiscale per tutti i redditi personali prodotti in Cina. Infatti, tramite questa modifica è stata ben chiara l'intenzione di equiparare il metodo di calcolo dei redditi personali tra cittadini locali e stranieri, a cui negli anni sono stati garantiti particolari agevolazioni fiscali.

Attualmente, a tutti gli stranieri residenti in Cina è consentito ridurre il proprio reddito imponibile, deducendo nel limite di quanto predisposto dalla normativa, determinate categorie di spese quali alloggio, voli verso il paese d'origine, pasti, lavanderia, corsi di formazione personale e di istruzione dei figli.

Non essendo previsto un limite preciso, spesso si è discusso di quale potesse essere un valore ragionevole per tali spese detraibili: generalmente l'autorità fiscale competente ha basato le proprie valutazioni prendendo in considerazione fattori quali il nucleo familiare a carico, la posizione aziendale ricoperta e la città di residenza in Cina.

Nella pratica, i suddetti costi deducibili per talune categorie hanno raggiunto il 30-45% del valore dello stipendio lordo mensile, garantendo per anni la possibilità di applicazione di aliquote particolarmente ridotte sui redditi personali da lavoro.Ora tutto sta per cambiare.

Dal 1° di Gennaio 2022 tali spese non saranno rese interamente deducibili.In linea con quanto previsto per i cittadini cinesi, agli stranieri saranno concesse deduzioni con importi fissi e particolarmente ridotti rispetto a quelli attualmente applicabili.

A titolo di esempio, la deduzione fissa per le spese di affitto è pari a RMB 1.500 al mese, equivalenti a circa euro 2.300 all'anno; nelle città di prima fascia uno straniero con famiglia a carico spende in media tra i RMB 20.000 e RMB 30.000 al mese.
Oltre ai costi di affitto, una delle spese più rilevanti è l'istruzione dei figli: se iscritti a istituti internazionali, in taluni casi la retta può superare i 20 mila euro annui.

Secondo quanto previsto dalla nuova normativa, il massimo importo deducibile sarà pari a RMB 1.000 al mese per ciascun figlio, circa 130 euro mensili. Questi oneri personali, considerati fino ad oggi spese deducibili o benefit non tassabili, da Gennaio 2022, con l'attuazione di tale riforma, saranno decisamente ridotti: avranno un notevole impatto sui redditi netti dei lavoratori stranieri o in alternativa sul costo-società qualora i datori di lavoro accordino di continuare a garantire il netto corrisposto attualmente.

A questo punto dobbiamo porci una domanda: come cambieranno i rapporti tra lavoratori stranieri e le aziende?

I contratti di lavoro dovranno essere rinegoziati ed è altamente probabile che le società dovranno accordare di assumersi, almeno in parte, il maggior carico fiscale aumentando i salari lordi. Da un calcolo approssimativo si valuta un aumento dei costi aziendali tra il 10% e il 30%.

Prendendo come esempio un dipendente il cui reddito imponibile - al netto delle esenzioni e deduzioni attualmente concesse - è assoggettato allo scaglione più elevato con aliquota del 45%, qualora il datore di lavoro non accordi di aumentare il salario lordo, al dipendente risulterà un aumento delle imposte pari circa al 45% sugli importi precedentemente resi deducibili.

Inoltre, la stessa riforma prevede che a partire dal 2022, per tutte le categorie di lavoratori (locali e stranieri), verrà abolito il trattamento preferenziale applicato finora ai bonus, il cui importo verrà incluso nel calcolo salariale del mese in cui sono erogati e sottoposti al medesimo metodo di imposizione fiscale.

Attualmente è difficile individuare una strategia alternativa in grado di compensare i costi che a breve gli stranieri e/o le società dovranno sostenere. Un recente report della Camera di Commercio Americana ha fatto emergere una crescente preoccupazione da parte delle società iscritte, evidenziando, da un lato, la difficoltà di attrarre talenti nel caso di riduzioni salariali, e dall'altro, la necessità delle grandi multinazionali di adottare strategie per delocalizzare parte dell'operatività in altri Paesi in cui siano possibili e permesse agevolazioni fiscali.

In Cina alcune Camere di Commercio, nella speranza di poter prorogare l'imminente attuazione della riforma, si sono rivolte alle autorità evidenziando come la chiusura o il ridimensionamento di multinazionali, ma anche di piccole e medie imprese, possa comportare una grave perdita in termini di entrate da parte degli uffici fiscali distrettuali e centrali. In quest'ottica, l'hub di Hong Kong che, fino a poco tempo fa, sembrava aver perso l'importanza e lo smalto di una volta, così come Singapore, potrebbe svolgere un ruolo fondamentale come polo di attrazione per le aziende e società estere.

Ad oggi, la Cina è l'unica economia che è in stata in grado di resistere all'impatto del COVID-19, di stimolare i consumi interni e l'economia globale del Paese: questa decisione governativa potrebbe determinare scenari economici eclatanti sia per il mondo occidentale sia per quello asiatico.

Sarà fondamentale capire come il Governo cinese intenda metter in atto processi e politiche economiche e fiscali per far fronte a un'eventuale ondata di delocalizzazioni. Non si deve dimenticare che ciò potrebbe comportare, a livello fiscale, perdite in termini di gettito tributario e, a livello economico produttivo, minor acquisizione di know-how e fuga di talenti stranieri attualmente presenti e operativi nel tessuto cinese.

Tutte queste incertezze stanno preoccupando la maggior parte delle aziende e degli occidentali residenti in Cina, che sperano in un rinvio dell'entrata in vigore della riforma: come è evidente, essa, non solo avrà un rilevante impatto a livello reddituale per i lavoratori stranieri e a livello strategico per le aziende, ma anche e soprattutto a livello sociale, economico-produttivo globale.

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*Giada Piccinini – GWA Senior Tax Advisor e Head of Shanghai Office

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