Professione e Mercato

Come strumento deflattivo la Corte di appello di Venezia ha creato un tool di giurisprudenza predittiva

Il progetto è stato realizzato con la collaborazione dell'Università Ca' Foscari e l'intervento di Deloitte

di Elena Pasquini

L'intelligenza artificiale al servizio della predittività sui giudizi. Il prototipo di un tool per la giurisprudenza predittiva è stato messo a punto nel progetto avviato dalla Corte d'Appello di Venezia in collaborazione con l'Università Ca' Foscari e l'intervento di Deloitte: centinaia di sentenze della Corte d'Appello e di tutti i tribunali del Veneto risalenti al biennio 2018/2019 sono state messe a sistema con le capacità computazionali di un motore di ricerca "intelligente" per creare una piattaforma capace di indicare la probabile definizione di un giudizio sulla base dell'analisi delle informazioni inserite nel database.
Il lavoro, iniziato nel 2017, aspira ora a diventare lo schema su cui costruire un software dedicato alla giurisprudenza predittiva, a disposizione di tutti gli operatori e su scala nazionale: magistrati e avvocati, in prima battuta, ma anche consulenti del lavoro, imprese e loro consulenti. La strada da seguire è alla prova dei budget da poter dedicare all'espansione del progetto, che detteranno tempi e risorse utilizzabili: dallo sviluppo con risorse interne all'Università all'avvio di joint venture pubblico/privato, tutto dipenderà dall'aprirsi o meno di opportunità. Nell'orizzonte anche il tentativo di proporre l'inserimento della "sperimentazione" tra i progetti di via Arenula collegati al Recovery Plan e alla riforma della giustizia, nonostante non si escluda il ricorso al mercato.

La strada percorsa
Un team di ricercatori del Centro di Studi Giuridici dell'ateneo veneziano, sotto la guida del professor Adalberto Perulli, ordinario di diritto del lavoro, ha raccolto, esaminato, massimato ed estrapolato dalla pronuncia una doppia descrizione relativa al fatto e agli enunciati di diritto.
Circa tre mesi fa, l'esigenza di indicizzazione della gran mole di informazioni ha portato gli algoritmi nel sistema. A supportare la traslazione verso la capacità predittiva il dipartimento di intelligenza artificiale di Deloitte. «Un risultato eccezionale», afferma Perulli. Il sistema informatico, più che predire l'esito del giudizio, permette di dare una probabilità sulla base degli orientamenti giurisprudenziali prevalenti: «Un cambiamento radicale nell'approccio alla giurisprudenza – continua il professore - che ha risvolti pratici ma anche maieutici su cui il nostro Centro di Studi Giuridici sta sviluppando una riflessione scientifica. Infatti, la giurisprudenza predittiva ha importanti implicazioni metodologiche per quanto riguarda la certezza del diritto e la stabilizzazione degli orientamenti interpretativi: consente di ottenere una valutazione complessiva di un insieme ordinato di fatti sulla base di dati oggettivi e non manipolabili; al tempo stesso nulla toglie alle sfumature del caso concreto che possono anche rovesciare la previsione».

Il funzionamento
Due fasi preparatorie, una operativa per il software. La prima – spiega Antonio Rughi, responsabile Robotic and Intelligent Automation di Deloitte Consulting - è l'immissione di un numero significativo di pronunce nel sistema e la creazione di una mappa cognitiva che permette la categorizzazione e la validazione dei documenti. La seconda è l'analisi e la validazione da parte di un esperto legale per la creazione all'interno del tool del database che costituirà l'universo su cui opererà l'algoritmo. Da qui all'azione il passaggio è semplice: un qualsiasi operatore può effettuare una ricerca utilizzando un linguaggio naturale e ottenere un indicatore sintetico che rappresenta l'orientamento prevalente della giurisprudenza rispetto alla tematica specifica richiesta. A corredo diverse funzionalità che consentono di navigare tra i risultati e approfondire aspetti d'interesse (il tutto anonimizzato in rispetto alla privacy). «La soluzione è scalabile sui diversi ambiti giurisprudenziali e aree geografiche, fino alla dimensione nazionale», spiega Rughi.

Strumento di servizio
«L'utilizzo della intelligenza artificiale non potrà sostituire l'uomo nella sua funzione valutativa – sottolinea Ines Maria Luisa Marini, già Presidente della Corte d'Appello di Venezia – ma è stato pensato come ulteriore step che consentisse, all'iniziale progetto della giustizia predittiva, un efficace giudizio prognostico sulla convenienza di intraprendere un contenzioso in termini di rischio della decisione, di costi e di tempi, o piuttosto di orientarsi verso un accordo in sede stragiudiziale».
L' iniziativa era nata come uno strumento deflattivo per diminuire il carico di lavoro della Corte, spiega Marini, «che al mio arrivo presentava un numero di fascicoli gravemente sperequato rispetto agli organici». L'idea ha messo a confronto le pronunce di primo e secondo grado in materia di lavoro e impresa, particolarmente rilevanti per l'economia del territorio, con l'obiettivo di consentire a tutti di verificare come sarebbero state trattate specifiche questioni d'interesse: la prospettiva era legata alla conoscenza dell'orientamento prevalente, utile in fase decisionale tanto per il professionista quanto per il ceto imprenditoriale per valutare se intraprendere un contenzioso o trovare un accordo stragiudiziale.
«La prevedibilità permette di focalizzarci sulla qualità in un momento in cui spesso dobbiamo confrontarci sulla quantità dei fascicoli pendenti e con i tempi di definizione. Troppo spesso la soluzione rintracciata per diminuire le pendenze è stata la delega ai giudici onorari. Sono importantissimi nell'ecosistema, ma dovrebbero affiancare la giustizia togata e non rappresentare la quota prevalente dei magistrati nelle Corti d'Appello e nei tribunali» rimarca la Presidente Marini. Che aggiunge: «Crediamo in questo progetto e troveremo un modo per realizzarlo perché ritengo ci aiuti a rispondere alla domanda di giustizia del cittadino». L'ambizione del team è di passare a una "fase 2" nel prossimo semestre, superando i confini regionali e ampliando la base dati possibilmente inserendosi negli investimenti correlati alla riforma della giustizia; il desiderio è vederlo diventare un progetto nazionale che dia il tool in dotazione di tutte le Corti d'Appello.

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