Professione e Mercato

Covid-19, la Cassazione scrive alle Procure: il Ministero sta predisponendo il lavoro a distanza

In "tempi brevi" anche il ripristino dei poteri dei singoli Tribunali in materia di organizzazione degli uffici e delle attività previsti dal Dl 18/2020

di Francesco Machina Grifeo

Qualcosa si muove sul versante dell'informatizzazione della Giustizia per fronteggiare l'emergenza Covid-19. Un'esigenza ormai fondamentale considerato che oltre la metà dei dipendenti dei Tribunali (accordo sindacale col Ministero del 14 ottobre scorso) è o dovrà essere messa in smart working, con il conseguente accumularsi di code, per esempio, per il deposito di atti o la richiesta di copie. Una situazione definita "scandalosa" nei giorni scorsi dal Presidente delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, che ha denunciato come i legali si sentano trattati da "untori" o nel migliore dei casi come "intrusi", ed ha chiesto con forza l'attivazione anche per i difensori della Pec per il deposito di atti, ricorsi e richiesta copie.

Su questo fronte, una lettera di qualche giorno fa inviata dal Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, alle Procure generali delle Corti di Appello rende noto che il Ministero si è attivato per emanare "in tempi brevi" provvedimenti, sia di natura amministrativa che normativa, per rendere "più agevole il lavoro a distanza". L'accelerazione arriva direttamente dal Gabinetto del Ministero che starebbe lavorando per implementare, "nei limiti del possibile, anche l'apertura dei registri penali". Ma in cantiere c'è: il deposito telematico di atti con valore legale; l'ampliamento dell'utilizzo della posta certificata da parte del difensore; la previsione del compimento di atti processuali a distanza. Prevista poi anche una seconda linea d'azione che va nella direzione di ripristinare, come sollecitato da molte Procure, i poteri di organizzazione degli uffici e delle attività processuali.

Un tema, quest'ultimo, fonte di "profonda preoccupazione" per l'Associazione giovani avvocati che vede negativamente il ripristino delle misure contenute nell'art. 83 del Dl 18 del 2020. A preoccupare l'Aiga è la riattribuzione ai Presidenti di Tribunale dei poteri di organizzazione degli uffici, che "nel periodo marzo-giugno 2020 aveva provocato il proliferare di protocolli e conseguente notevoli difficoltà e incertezze per gli Avvocati". "Chiediamo al Ministro l'adozione immediata di linee guida uniche sul tutto il territorio nazionale" ha ffermato, nel pomeriggio, il Presidente Nazionale Antonio De Angelis.

È di questa mattina invece la presa di posizione della Giunta esecutiva dell'Associazione nazionale magistrati. "I magistrati italiani - scrive l'Anm - continuano a disporre di applicativi inadatti per celebrare udienze a distanza, con reti di connessione inefficaci; la trattazione scritta è consentita solo fino al 31 dicembre, con un procedimento per di più macchinoso; mancano le annunciate dotazioni informatiche per lo smart working del personale giudiziario". Mentre "magistrati, avvocati, personale amministrativo e utenti continuano a utilizzare aule e spazi inadatti a ospitare le udienze in presenza". Rimane poi "irrisolta la disciplina giuridica delle assenze per quarantena di chi potrebbe efficacemente lavorare da casa". Per i magistrati l'esperienza della prima ondata di contagi non è servita a programmare il "futuro immediato e a immaginare misure adatte a un servizio essenziale qual è quello giudiziario".

Con una lettera al Ministro Bonafede, si è mosso ieri anche l'Organismo di rappresentanza dell'Avvocatura (Ocf) chiedendo - proprio in ragione della diffusione di "insistenti voci circa il fatto che il Governo avrebbe in corso di approvazione un atto normativo di urgenza che detterebbe nuove regole di trattazione delle giudiziarie" - di essere consultato prima dell'assunzione di decisioni sull'organizzazione giudiziaria.
"Tutte le più recenti misure di contenimento del virus in ambienti giudiziari – attacca il Presidente Malinconico - sono state assunte senza la consultazione con l'organismo che rappresento". Il riferimento esplicito è all'accordo sulla attuazione del lavoro agile siglato dal DOG di Via Arenula con le rappresentanza sindacali del personale di cancelleria "senza alcun ascolto dell 'Avvocatura". In tal modo, si sono disposte misure che "suscitano grandissima preoccupazione per il potenziale impatto paralizzante che lasciano".
Per l'Ocf dunque la nuova ondata di contagi "impone una gestione unitaria e centralizzata delle misure organizzative" e rende "imprescindibile un uso delle modalità alternative di svolgimento delle attività di udienza - quali l'udienza da remoto e lo scambio di scritti difensivi in parziale sostituzione dell'udienza in compresenza fisica". Tutto ciò "nella piena salvaguardia del contraddittorio e delle prerogative della difesa". È necessario dunque che l'assunzione di nuove misure sia preceduta da una "pronta consultazione dell'Avvocatura, consultazione alla quale si offre immediata adesione".

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