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Difensori indagati per ricettazione - Avvocatura: attacco inaudito alle garanzie

Il Coa di Milano e l’Avvocatura stigamtizzano l’iniziativa della Procura meneghina che ha intercettato e poi chiesto misure cautelari due legali sostenendo che le parcelle professionali integravano il reato di ricettazione

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di Francesco Machina Grifeo

Sdegno dell’Avvocatura per l’iniziativa della Procura di Milano che si è spinta a chiedere una misura cautelare interdittiva per l’attività svolta da due legali, difensori di cittadini turchi per svariate fattispecie di reato, perché avendo ricevuto dagli assistiti somme di denaro quale compenso professionale, avrebbero integrato il reato di ricettazione. Immediata la reazione dell’Unione lombarda degli ordini forensi che ha espresso “sostegno” alla presa di posizione del Coa di Milano condividendone la preoccupazione per una iniziativa che svilisce il rapporto difensivo e ne viola la riservatezza. La Procura, infatti, ha monitorato, “con attività tecnica a mezzo di intercettazioni”, “il libero e inviolabile esercizio del mandato stesso, espressamente tutelato dall’art. 103 c.p.p.”.

Il Presidente degli avvocati milanesi, Antonino La Lumia, ricorda che la “discutibile iniziativa investigativa è stata motivatamente respinta dal GIP, il quale ha negato una misura cautelare interdittiva, che avrebbe avuto come effetto immediato l’impossibilità, per gli Avvocati, di svolgere il mandato e, dunque, avrebbe impedito all’indagato di avvalersi della difesa tecnica liberamente scelta”.

Non solo, l’ordinanza del GIP ha “puntualmente (e giustamente) rimarcato la peculiarità del rapporto professionale tra Avvocato e assistito, nonché la necessità di tutelare il diritto di difesa, evidenziando, altresì, il rischio di una compressione di tale diritto ove i rapporti economici tra indagato e difensore fossero scandagliati sotto la lente - particolarmente penetrante - della ricettazione e dell’incauto acquisto”.

Tuttavia, anche alla luce di quanto uscito sugli organi di stampa che in alcuni casi ha addirittura falsamente indicati gli avvocati come “arrestati”, il Coa “esprime forte apprensione” e “auspica che sia sempre garantito il diritto costituzionale di difesa, avendo, peraltro, sempre tutelato l’autonomia e l’indipendenza di ogni iniziativa investigativa”. La delibera firmata dal Presidente la Lumia è stata trasmessa in modo da avere massima eco al Ministero della Giustizia, e a tutti i vertici della giurisdizione meneghina.

Per le Camere penali si tratta di un “inaudito attacco alle garanzie, alla libertà dell’avvocato e al diritto di difesa dell’indagato”. Dopo il caso del difensore di Alessia Pifferi, un Pubblico Ministero – proseguono i penalisti - ha “nuovamente utilizzato il potere istituzionalmente devolutogli per mortificare l’attività difensiva, delegittimando la funzione esercitata a tutela del cittadino”. “Assistiamo - sottolineano i penalisti - a un’ulteriore deriva della prassi giudiziaria disancorata dai principi costituzionali, troppo spesso faziosamente enunciati dalla magistratura, ma, ancora una volta, totalmente disattesi. Viene allora da domandarsi: dov’è la misteriosa cultura della giurisdizione alla quale – a dire della magistratura – dovrebbe appartenere anche il pubblico ministero? Emerge, viceversa, una pericolosa estremizzazione del ruolo dell’inquirente che pervicacemente insiste ad assimilare la difesa dell’indagato alla difesa del reato”.

Scende in campo anche l’Associazione italiana giovani avvocati che definisce “grave la vicenda che vede due avvocati indagati dalla Procura di Milano per ricettazione”. La Procura, ricorda l’Aiga in una nota, ha rivelato pubblicamente, in apposita conferenza stampa, che l’indagine è stata estesa anche nei confronti dei due Colleghi difensori e che il Gip aveva rigettato la richiesta di misure cautelari nei loro confronti”. “L’Aiga ritiene inammissibile questi - ormai troppo soventi - attacchi all’indipendenza dell’avvocato e all’inviolabilità della sua funzione difensiva. Tale azione costituisce una pericolosa deriva, soprattutto in quanto, da come si apprende, i difensori erano stati fatti oggetto di intercettazioni e indebolisce, inevitabilmente, la figura e il ruolo dell’avvocato quale difensore e garante della libertà e dell’effettività della difesa”, continua la nota.

“L’Aiga – sostiene il presidente avvocato Carlo Foglieni- auspica che il rispetto di tale diritto, costituzionalmente previsto, possa essere massimamente garantito proprio dall’apparato giudiziario, ricordando come il diritto di difesa costituisca un caposaldo dello Stato Democratico che - come ricordato dal Ministro della Giustizia in occasione del Festival della Giustizia dell’Aiga- nella figura dell’Avvocato trova la sua massima espressione”.

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