Professione e Mercato

Diritto d'autore: videoclip tra creatività e censura

Ogni messaggio, scritto, parlato, musicale o animato va sempre letto, per onestà e coraggio intellettuale, nel suo insieme

di Maria Pia Leziroli*


Il Videoclip o "musica da vedere" (1), è un'opera composta, in cui la musica e le immagini si fondono armonicamente. Con sentenza 20 dicembre 2016, n. 3121, il Tribunale di Bologna, Sezione specializzata in materia di Impresa, ha chiarito che i videoclip di carattere creativo, per il risultato finale e le caratteristiche con cui sono realizzati, sono un'estensione delle opere audiovisive assimilate, a loro volta, alle opere cinematografiche disciplinate dall'articolo 44 della Legge sul diritto d'autore n. 633/1941 e ss.mm.

Si considerano co-autori l'autore del soggetto, della sceneggiatura, della musica ed il direttore artistico/regista, mentre la titolarità e l'esercizio dei diritti di utilizzazione spettano al produttore.

La legge speciale, dunque, all'art. 1, tutela le opere dell'ingegno di carattere creativo, che appartengono anche alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. Il concetto giuridico di creatività "non coincide con quelli di creazione, originalità e novità assoluta, ma si riferisce alla personale ed individuale espressione di un'oggettività appartenente alle categorie elencate, in via esemplificativa, nella Legge n. 633, articolo 1, di modo che, affinché un'opera dell'ingegno riceva protezione a norma di detta legge, è sufficiente la sussistenza di un "atto creativo", seppur minimo, suscettibile di estrinsecazione nel mondo esteriore" (Corte di Cassazione, Sezione 1 civile, Sentenza 15 giugno 2015, n. 12314).

Ogni messaggio, scritto, parlato, e, nel nostro caso, musicale e animato, va sempre letto, per onestà e coraggio intellettuale, nel suo insieme.

Estrapolarne un passo, utilizzandolo senza leggere il messaggio d'insieme, è operazione che rischia di essere fuorviante. È quanto sembra essere accaduto con la recente pubblicazione del tanto contestato videoclip di una nota cantante italiana : la rappresentazione dei poliziotti, che hanno ucciso George Floyd, col volto dei maiali, è un palese richiamo a suini di orwelliana memoria, artefici, nella "farm", di una spietata dittatura postrivoluzionaria. Se così è, è pertanto irragionevole e fuorviante cercarvi un indiscriminato riferimento a tutte le forze dell'ordine, mentre è corretto leggervi un atto d'accusa a "quelle" forze dell'ordine, che hanno abusato del loro potere, calpestando diritti e dignità dell'essere umano, che avrebbero dovuto proteggere.

Ogni giurista, avveduto e competente, sa bene che utilizzare, nei propri scritti difensivi, un estratto di sentenza, senza averla letta e analizzata integralmente, per affermare un principio di diritto, utile al suo personale e specifico "caso", il più delle volte, non è giuridicamente corretto, e potenzialmente dannoso ai fini di una giustizia giusta.

La sentenza, contenente un ragionamento logico-giuridico, adattato ad un caso concreto, va dunque letta sempre integralmente, indi applicata, con tali presupposti, al caso concreto.

Il video musicale in oggetto richiama, anche nel titolo, contenuti di una cronaca, quella del 25 maggio u.s., con il tristemente noto slogan stampato sulle mascherine anti-coronavirus "I can't breathe", pronunciato, appunto, da Floyd.

In ogni ordinamento democratico deve essere assicurata la libertà di informazione, quale diritto ad informare e ad essere informati.

La rappresentazione del video, realizzata con toni forti, ma allo stesso tempo ricercati, perché intrisi di riferimenti culturali, richiama valori etici condivisibili dalla collettività ed invita alla riflessione. Anche la satira, forma artistica esercitata da sempre nei confronti del potere di qualsiasi natura, rientra nel diritto di manifestazione del pensiero di cui agli artt. 2 e 3 della Costituzione e gode della tutela riservata dal costituente alle espressioni artistiche e culturali.

La satira deforma la realtà attraverso il paradosso, le figure retoriche, la derisione, e si sofferma su aspetti del personaggio che sono già, in virtù dell'informazione, di dominio pubblico, e quindi facilmente decodificabili e godibili nella loro alterazione caricaturale (Tribunale Milano, 13/04/2012).

Pensiamo al singolo di Robbie Williams "Can't Stop Christmas", satirico e irriverente videoclip acclamato dalla critica, in cui l'artista si trasforma nel Primo Ministro inglese Boris Johnson, in un briefing a Downing Street, sostenuto dai suoi consulenti, prima di essere raggiunto da una "Theresa May", che balla.

Il mondo della poesia e della letteratura, dell'arte, della cultura, intesa come sviluppo della dignità della persona, ha, da sempre, fatto uso di figure retoriche, proprio per colpire, con l'arma incruenta della parola, ingiustizie, soprusi, debolezze, non altrimenti perseguibili.

Volendo stare sul "popolare", Giusti, in "Sant'ambrogio", sferza e colloca i soldati austriaci nella "vigna a far da pali" ..."coi baffi di capecchio e con que' musi"... E non risparmia loro niente: "maramaglia"..."ribrezzo"..."lezzo"..."sego"..., e l'obiettivo è sempre il potere che rappresentano.

Nessun uomo, detrattore, con le sue opere satiriche, di forme devianti autoritarie, è stato mai amato dallo stesso, e questo, assurdamente, non solo in dittatura, ma anche, spesso, in democrazia. L'utopia del pensiero tollerante e aperto alle idee altrui, ben espresso dalla scrittrice Evelyn Hall, è rimasto, nelle nostre democrazie immemori, un'utopia (s)venduta come realtà.

Il pessimistico realismo della favolistica, dove gli animali assurgono a modello di vizi e virtù dell'essere umano, può essere rovesciato da un'intelligenza del cuore, che non si ferma alla utilitaristica grettezza del "do ut des", o, peggio ancora, del" ti mangio perché sono il più forte", come fa il lupo con l'agnello. Ben lo vediamo nell'invito di Rodari a "stare dalla parte della cicala, che il più bel canto non vende, regala".

È quanto ha fatto la cantante senese, denunciando, attraverso una serie di evocazioni e provocazioni, col suo inconfondibile stile artistico, e supportata da un video simbolico, piaghe e debolezze etiche, sociali e politiche di una società sempre meno democratica e sempre più contraddittoria.

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*Avvocato, LegalFor

(1) Fernando Leonini, Il videoclip, in AIDA 1998, pag. 73

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