Professione e Mercato

Equo compenso: la Camera approva all'unanimità - Cnf e Ocf: avanti senza emendamenti al Senato

La Camera approva con 253 voti a favore e nessun contrario alla proposta di legge in materia di equo compenso delle prestazioni professionali

di Francesco Machina Grifeo

Via libera unanime dell'Aula di Montecitorio alla proposta di legge in materia di equo compenso delle prestazioni professionali. Il testo riproduce il contenuto di una proposta di legge approvata dalla Camera nella scorsa legislatura e il cui iter si era interrotto al Senato con lo scioglimento anticipato delle Camere. Il testo è stato approvato oggi con 253 voti a favore e nessun contrario. Ora l'esame passa al Senato.

L'Organismo congressuale forense ha subito espresso "soddisfazione" per l'approvazione alla Camera dei Deputati delle quattro identiche proposte di legge sull'equo compenso a firma rispettivamente degli On.li Costa, Meloni, Morrone e Mulè che riproducono esattamente il medesimo testo del Ddl 2491 Meloni che, nella scorsa legislatura, non fu approvato nel suo ultimo passaggio al Senato per l'anticipata crisi di governo.

La riproduzione del medesimo testo da parte dei firmatari, spiega la nota Ocf, ha consentito di accedere alla procedura d'urgenza prevista dall'art. 107 del Regolamento della Camera per i progetti di legge già approvati da un ramo del parlamento nella precedente legislatura.

Anche se "perfettibile" in alcuni aspetti -, quali la platea dei soggetti (committenti forti) destinatari o sul bilanciamento delle necessarie sanzioni deontologiche, con funzione antidumping, per i professionisti che non ne dovessero rispettare le disposizioni -, l'Ocf ritiene comunque "essenziale giungere senza indugi all'approvazione della Legge così come è formulata e quindi procedere senza emendamenti nel passaggio al Senato".

La Pdl infatti "fissa una base minima di capisaldi di tutela e garanzia contrattuale di cui i professionisti e l'avvocatura hanno vitale bisogno", fra questi vengono ricordati il mantenimento dei minimi reddituali previsti dai parametri ministeriali e il divieto di clausole vessatorie e servizi suppletivi che i committenti forti talora impongono come corvée ai professionisti. Al contrario la presentazione di emendamenti in questa fase "rischierebbere di fare il gioco dei gruppi di committenti, banche, assicurazioni e pubbliche amministrazioni che grazie allo status quo possono continuare a comprimere il valore economico dei servizi professionali di cui si avvalgono a detrimento della qualità".

Il Consiglio nazionale forense ringrazia tutte le forze parlamentari che si sono impegnate per l'approvazione del dDdl e auspica che il testo, presupposto indispensabile per l'attuazione del Pnrr, venga approvato velocemente anche dal Senato. «Si tratta – afferma la presidente Maria Masi - di una legge di civiltà che mette un freno ai comportamenti elusivi e prevaricatori dei clienti forti nei confronti dei professionisti, a fronte della qualità e quantità delle prestazioni richieste. Anche se, in numerose occasioni, l'avvocatura ha sostenuto che il testo approvato sia ancora migliorabile, occorre ricordare che questa legge ha il pregio di correggere le criticità della normativa attuale e di ristabilire il principio fondamentale di una norma che dia completa e concreta attuazione all'articolo 36 della Costituzione, in base al quale senza un'equa e giusta retribuzione non c'è dignità per chi lavora».

Anche per l'Aiga il via libera della Camera "rappresenta un importante tassello nel percorso, che potrebbe portare in tempi brevi all'approvazione di un testo che si propone di ristabilire un equilibrio tra operatori economici e liberi professionisti". Così in una nota il Presidente dell'Associazione Francesco Paolo Perchinunno.

Il testo stabilisce che per essere considerato equo il compenso deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, oltre che conforme ai parametri per la determinazione dei compensi previsti dalla legge.

L'ambito di applicazione riguarda i professionisti, tra i quali sono inclusi gli esercenti professioni non ordinistiche. La committenza viene estesa anche a tutte le imprese che impiegano più di 50 dipendenti o fatturano più di 10 milioni di euro.

Viene quindi disciplinata la nullità delle clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri, oltre a ulteriori specifiche clausole indicative di uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa, rimettendo al giudice il compito di rideterminare il compenso iniquo ed eventualmente di condannare l'impresa al pagamento di un indennizzo in favore del professionista.

Viene poi previsto che gli ordini e i collegi professionali debbano adottare disposizioni deontologiche volte a sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull'equo compenso; le imprese committenti potranno adottare modelli standard di convenzione concordati con le rappresentanze professionali, presumendo che i compensi ivi individuati siano equi fino a prova contraria. Inoltre viene prevista la possibilità che il parere di congruità del compenso emesso dall'ordine o dal collegio professionale acquisti l'efficacia di titolo esecutivo. Altra innovazione è l'istituzione, presso il ministero della Giustizia, dell'Osservatorio nazionale sull'equo compenso.

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