Gli avvocati digitali: le aziende verso un futuro competitivo, etico e in equilibrio con le nuove sfide normative
Lo sviluppo e diffusione della tecnologia impone un cambio di paradigma nel ruolo degli avvocati che dovranno, ora, essere in grado di seguire le imprese dalle fasi iniziali di formazione a quelle patologiche, con una prospettiva trasversale che coinvolge ogni dipartimento aziendale
L’irrompente sviluppo tecnologico degli ultimi anni, legato in particolare alla diffusione dell’intelligenza artificiale (AI), presenta tante sfide ma anche importanti opportunità per le imprese italiane. Come risulta dalle indagini dell’Osservatorio Intellectual Property 2024 condotto da Top Legal in collaborazione con lo studio Trevisan & Cuonzo, oltre il 60% delle imprese ha intrapreso un percorso di digitalizzazione. Il 53% ha integrato sistemi di AI nel proprio business. Questo segnala una consapevolezza crescente nel nostro Paese di quello che è il vantaggio competitivo presentato da una early adoption di tali nuove tecnologie.
Nel sottolineare che le forme di intelligenza artificiale adottabili vanno ben oltre i confini dell’AI generativa, pur essendo questa la tipologia più frequentemente discussa, le attività in cui si individuano le maggiori potenzialità di crescita e semplificazione aziendale attengono alla creazione e gestione di documenti (ad es. i contratti), all’automatizzazione dei processi, al reperimento di informazioni, ed alla gestione contabile.
Tra i fanalini di coda rimane lo sfruttamento e l’analisi dei dati, che a quanto pare rappresenta l’attività meno toccata dall’introduzione di sistemi di AI. Solo il 15% delle imprese si avvale infatti di un team dedicato o di programmi specifici a questo fine. Si tratta di senz’altro di un dato interessante (per non dire sorprendente), considerata la potenzialità di tali processi per una migliore gestione e ad una crescita esponenziale dell’azienda.
Nonostante i segnali siano di un generalizzato ottimismo e consenso rispetto nei confronti di tali tecnologie, non manca la consapevolezza dei possibili rischi derivanti dall’implementazione di strumenti che sfruttano l’intelligenza artificiale. A questo proposito è fisiologico un certo grado di smarrimento delle aziende rispetto alle complessità presentate dall’AI e dalle normative che ne condizionano adozione ed utilizzo. Non a caso, circa l’80% delle imprese intervistate dall’Osservatorio ritiene necessario il coinvolgimento di un esperto, o addirittura l’istituzione di un gruppo interno di esperti che le guidino attraverso tale rivoluzione.
Affrontare i dubbi ed i rischi di natura sia etica che legale non è una scelta, ma una necessità da cui può dipendere il futuro dell’azienda stessa. Tra le sfide nell’implementazione dell’AI, infatti, i rischi legati a sicurezza, privacy, etica e violazione di diritti di proprietà intellettuale sono tra gli ostacoli che maggiormente preoccupano le imprese.
Il panorama legislativo a livello europeo è, infatti, sempre più complesso, considerati anche i più recenti interventi in materia di cybersicurezza, nonché il recente AI Act. Il Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale, in particolare, ha un raggio di applicazione molto ampio, per cui quasi tutte le imprese italiane dovranno preoccuparsi di risultare compliant agli obblighi (proporzionali, a seconda del ruolo di ogni singola impresa rispetto allo sfruttamento dei sistemi di AI) da esso previsti.
Per la gestione di tali criticità è imprescindibile l’assistenza continuativa di avvocati specializzati, preparati dal punto di vista tecnico oltre che (ovviamente) giuridico.
Si prevede un cambio di paradigma, dunque, anche nel ruolo degli avvocati, che dovranno essere in grado di seguire le imprese dalle fasi iniziali di formazione a quelle patologiche, e con una prospettiva trasversale che coinvolga ogni dipartimento aziendale.
Ma non solo. L’avvocato è chiamato a dotarsi di una maggior sensibilità manageriale e business-oriented. Diventa un partner fondamentale dell’azienda al quale è richiesto di fornire assistenza a livello strategico, con uno sguardo all’efficientamento dei processi e all’ottimizzazione dei costi. D’altro canto, le imprese si aspettano che la tecnologia favorisca un’accelerazione nei tempi di svolgimento anche delle stesse attività di assistenza e consulenza legale.
Anche l’integrazione dell’AI nei processi di lavoro degli studi legali e dei team in-house è, dunque, imprescindibile.
Per quanto riguarda lo specifico impatto dell’intelligenza artificiale sui diritti di proprietà intellettuale, la questione presenta multiple sfaccettature e moltissimi stimoli.
Si discute molto, a livello mediatico, dell’addestramento dei sistemi di AI generativa e dello sfruttamento, a questo proposito, di opere coperte da diritto d’autore. Così come grande confusione regna, a livello globale, sull’attribuibilità e la tutelabilità di opere dell’ingegno create con l’ausilio di tali sistemi. Altrettanto complesso, poi, è individuare chi sia l’eventuale responsabile nel caso in cui la creazione abbia sfruttato la proprietà intellettuale altrui.
Tutto ciò, tuttavia, non è che una minima parte dei temi riguardanti i diritti di IP, che non si limitano certo al diritto di riproduzione di opere autorali.
Che dire della eventuale possibilità di ottenere protezione brevettuale sugli stessi sistemi di AI, o sugli algoritmi che li governano?
Quali diritti di IP insistono su quell’enorme mole di dati (personali, biometrici, sanitari, ecc.) che potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione del sistema sanitario? Come potrebbero essere superati certi ostacoli?
È in questo scenario in continua evoluzione che l’innovazione tecnologica e la consulenza legale si fondono, ridefinendo il ruolo dell’avvocato come guida essenziale per le aziende verso un futuro competitivo, etico e in equilibrio con le nuove sfide normative.
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*A cura di Riccardo Traina Chiarini, Avvocato - Consel Studio legale Trevisan & Cuonzo