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Google, Tribunale Ue annulla “multa” da 1,5mld della Commissione per “AdSense for Search”

Fra le motivazioni della decisione il non aver tenuto conto dell’insieme delle circostanze pertinenti nella valutazione della durata delle clausole contrattuali qualificate come abusive

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Il Tribunale Ue, sentenza del Tribunale nella causa T 334/19, ha confermato la maggior parte delle valutazioni della Commissione, ma ha tuttavia annullato la decisione con cui quest’ultima ha inflitto un’ammenda di quasi 1,5 miliardi di euro a Google. Fra le motivazioni della decisione il non aver tenuto conto dell’insieme delle circostanze pertinenti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive.

Dal 2003, ricostruisce il comunicato del Tribunale, Google gestisce una piattaforma pubblicitaria chiamata AdSense, che comprende un servizio di intermediazione pubblicitaria online chiamato AdSense for Search (“AFS”). L’AFS consentiva agli editori di siti web contenenti motori di ricerca integrati di visualizzare annunci pubblicitari collegati alle query online che gli utenti potevano inviare. In tal modo, gli editori potevano ricevere una parte dei ricavi generati dalla visualizzazione degli annunci. Per utilizzare l’AFS, gli editori che generavano un fatturato sufficiente potevano, tra l’altro, negoziare con Google un “Google Services Agreement” (“GSA”). I GSA contenevano tuttavia clausole che limitavano o proibivano la visualizzazione di annunci da servizi concorrenti con l’AFS.

Nel 2010, un’impresa tedesca ha presentato un reclamo all’Ufficio federale tedesco per i “cartelli”, poi trasferito alla Commissione europea. Tra il 2011 e il 2017, altre imprese, tra cui Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom, hanno presentato ulteriori reclami. Nel 2016, la Commissione ha avviato un procedimento relativo a tre clausole contenute nei GSA (definite nella sentenza come “clausola di esclusività”, “clausola di collocamento” e “clausola di autorizzazione preventiva”). Ed ha affermato che tali clausole potrebbero precludere i servizi concorrenti di AFS. Nel settembre 2016, Google ha rimosso o modificato le clausole. Nel marzo 2019, la Commissione ha rilevato che Google aveva commesso tre distinte infrazioni che costituivano, insieme, un’infrazione unica e continuata, da gennaio 2006 a settembre 2016. Ed ha dunque imposto a Google una multa di 1.494.459.000 €, di cui 130.135.475 € in solido con la sua società madre Alphabet.

Con la sentenza odierna, il Tribunale, dopo aver confermato la maggior parte delle conclusioni della Commissione, conclude però che vi sono stati errori nella sua valutazione della durata delle clausole in questione, nonché del mercato coperto dalle stesse nel 2016. Ne consegue che, secondo il Tribunale, la Commissione non ha dimostrato che le tre clausole costituissero ciascuna un abuso di posizione dominante e costituissero nel loro insieme una violazione unica e continuata dell’articolo 102 TFUE. Ed ha così annullato integralmente la decisione della Commissione.

In particolare, il Tribunale ritiene che la Commissione non abbia dimostrato che le clausole in questione fossero idonee a dissuadere gli editori dall’approvvigionarsi presso i concorrenti di Google o che fossero idonee a impedire ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria nello Spazio economico europeo (SEE).

In definitiva, per il Tribunale, la Commissione non ha preso in considerazione tutte le circostanze rilevanti. Molti dei GSA cui erano stati soggetti gli editori – argomenta la decisione - avevano una durata di soli pochi anni, anche se poi erano stati rinnovati. Il Tribunale, dunque, critica la Commissione per essersi limitata a tenere conto della durata cumulativa dei GSA, senza verificare se gli editori avessero avuto la possibilità di rifornirsi presso i concorrenti di Google.

Inoltre, la Commissione non ha dimostrato che tali clausole avrebbero potuto produrre un effetto di preclusione, in ragione della loro copertura, nel 2016, in assenza di dati specificamente attinenti a tale anno. Ne ha dimostrato che le clausole avessero, da un lato, scoraggiato l’innovazione; dall’altro aiutato Google a rafforzare la sua posizione dominante; né infine che avessero danneggiato i consumatori.

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